Viviamo nell’era della post-verità, dicono molti politologi, facendo riferimento all’idea che, oggi più di prima, in una discussione relativa ad un fatto o ad una notizia, la verità venga considerata una questione di secondaria importanza. Questo concetto è diventato popolare nel 2016, a causa della dell’esito di due eventi politici di portata storica: la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali americane e la decisione della maggioranza dei cittadini inglesi di votare per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europa. La post-verità sarebbe quindi una tendenza alla disinformazione, alimentata dai social media, di cui avrebbero giovato movimenti populisti di vario genere. Nonostante diversi analisti sottolineino come questa attitudine sia sempre esistita, è indubbio che in anni recenti, in cui la percezione collettiva è di grande incertezza nel futuro, tante persone abbiano cercato nella politica e non solo delle risposte che confermassero e alimentassero proprie convinzioni pregresse, al di là di un reale interesse rispetto a ciò che sia vero o meno. In molti spiegano così il successo di varie forme di complottismo. In fondo, cosa c’è di più rassicurante di essere convinti di avere la “verità” in tasca, oltre ogni ragionevole dubbio? Lo sa bene Peter McIndoe, l’inventore della più grande operazione di disinformazione di massa satirica mai realizzata.
Immaginate di essere cresciuti in una comunità ultra-conservatrice dell’Arkansas, di vivere fino ai diciotto anni all’interno di una famiglia cristiana radicale con sette fratelli, imbevuti di teorie creazioniste e razziste. La vostra salvezza risiede in internet, unico luogo di contatto virtuale con il resto del mondo. Lì coltivate i vostri interessi e le vostre passioni al di fuori di un contesto familiare opprimente e retrograde. Arrivati all’università, finalmente avete la possibilità di allentarvi fisicamente e psicologicamente una infanzia e una adolescenza difficili. A questo punto una sceneggiatura classica prevederebbe un cambio di pagina radicale, il più classico dei “non voglio più saperne nulla di queste str*nzate!”. E invece, colpo di scena. Peter McIndoe vive nel campus della University of Arkansas, a Fayetteville, già da un anno, quando viene invitato a Memphis da alcuni amici per passare il weekend. Donald Trump ha appena prestato giuramento come presidente ed è in programma una manifestazione di protesta nel centro cittadino. Nello stesso luogo si presentano però anche diversi sostenitori del neo-presidente. Le due fazioni si stuzzicano a vicenda, con cori, slogan e insulti. McIndoe, osservando i cartelli dei dimostranti trumpiani, fa un gesto semplice: strappa un manifesto dal muro, lo capovolge e ci scrive sopra tre parole a caso: “Birds Aren’t Real”. Si tratta di una semplice presa in giro, ma, da quel momento, la sua vita cambia.
A sua insaputa, McIndoe viene ripreso da un altro manifestante e il video, in pochi giorni, diventa virale sui social, soprattutto tra gli adolescenti del sud degli Stati Uniti. Nelle settimane successive, a Memphis compaiono scritte sui muri e adesivi che riportano lo slogan “Birds Aren’t Real”. Alla luce di questo successo inaspettato, McIndoe ha l’idea di rendere questo gioco reale, rielaborando la sua lunga esperienza in ambienti ultra-conservatori in un esperimento politico-satirico senza precedenti. Attorno a quelle tre parole, con il supporto dei suoi amici, McIndoe struttura una teoria complottista, la più fantasiosa che gli venga in mente. Secondo il movimento “Birds Aren’t Real”, tra il 1959 e il 1971, tutti gli uccelli negli Stati Uniti sarebbero stati sterminati dal governo federale e sostituiti da droni a forma di uccello per spiare i cittadini. Un vero e proprio genocidio per creare la più grande macchina di spionaggio di massa nella storia. I droni a forma di uccello si ricaricherebbero posandosi sulle linee elettriche e traccerebbero i cittadini americani defecando sulle loro auto. Il potere occulto dei droni-volatili negli Stati Uniti sarebbe evidente dal gran numero di richiami agli uccelli nella stampa e nella simbologia americana: dall’aquila testabianca, stemma della nazione, al logo di Twitter. Questa operazione segreta, orchestrata dalla CIA, sarebbe dietro a tanti misteri irrisolti. Lo stesso omicidio di Kennedy nel 1963 sarebbe dovuto alla riluttanza del presidente a partecipare al genocidio degli uccelli.
A partire da questa teoria, McIndoe inizia ad interpretare il leader del movimento, un personaggio da cui non esce mai per più di tre anni. Nel 2018, decide quindi di abbandonare l’università e di trasferirsi a Memphis per occuparsi a tempo pieno dell’organizzazione. Attraverso Reddit rende virale il manifesto programmatico di “Birds Aren’t Real”. Produce una serie di contenuti di propaganda che allargano il bacino di seguaci. Assume un attore per interpretare un ex agente della CIA che confessa di aver lavorato all’operazione di sterminio degli uccelli. Acquista spazi pubblicitari e stampa volantini. Crea un sito di e-commerce in cui vende merchandising, soprattutto magliette che riportano slogan come: “Birdwatching goes both ways”. Attraverso questi introiti, McIndoe organizza un tour in camper – lo chiama “conspiracy van”, con cui viaggia attraverso gli Stati Uniti per diffondere la sua teoria. Discute con le persone, ci litiga, alcuni lo aggrediscono, altri lo ritengono uno stupido, mentre altri ancora gli danno retta. Viene invitato in televisione, nei talk show di Fox News, dove partecipa a dibattiti in cui viene preso sul serio. Nel frattempo, nascono comitati online e vengono organizzate le prime manifestazioni pubbliche del movimento. Centinaia di persone, soprattutto giovani che comprendono l’operazione satirica di McIndoe, scendono in piazza davanti alle sedi dei grandi media nazionali per “far aprire gli occhi agli americani”. Mostrano cartelli con scritto “If it flies, it spies” e bruciano bandiere su cui sono ritratti piccioni o altri uccelli.
“Birds Aren’t Real” è diventato quindi un movimento reale, con diramazioni territoriali, comizi e incontri pubblici. Un movimento meta-politico, potremmo dire. McIndoe e i suoi seguaci descrivono infatti i meccanismi di funzionamento della politica contemporanea, che loro stessi utilizzano e padroneggiano. Compiendo la decisione di scoprire l’inganno, di rivelare il trucco, “Birds Aren’t Real” ha permesso di scoperchiare molte contraddizioni del sistema mediatico e culturale statunitense. Quando, nel Dicembre del 2021, McIndoe è per la prima volta uscito fuori dal personaggio, attraverso una lunga intervista al New York Times, ha raccontato come uno degli aspetti più interessanti di questo movimento siano state le reazioni di chi lo osservava da fuori. “Siamo stati in grado di costruire un mondo completamente fittizio che è stato riportato come reale dai molti media e dibattuto dal pubblico, senza capire fosse un gioco” – ha dichiarato il giovane. Dall’altra parte, in una società americana sempre più frammentata, questo movimento, seppure fittizio, ha portato un gran numero di persone ad unirsi. Sono tanti i partecipanti alle manifestazioni indette da “Birds Aren’t Real” ad essere cresciuti a stretto contatto con familiari o amici che hanno aderito ad un visione del mondo complottista, diffusa soprattutto nella provincia americana. Secondo McIndoe, “il movimento è diventato anche un modo per affrontare collettivamente queste esperienze; impersonando dei teorici della cospirazione, tanti hanno trovato una comunità per osservare la follia dietro tutto questo.”
“Birds Aren’t Real” non è finito con l’intervista del suo fondatore al NYT, tutt’altro. Il movimento esiste ancora oggi e continua la sua opera di meta-politica. Ad essere cambiato è il credito che viene dato a McIndoe e alla sua idea. Se in una fase iniziale erano state tante le critiche al suo esperimento, oggi viene da più parti riconosciuta la riflessione che si nasconde dietro a questa grande presa in giro. La figura di McIndoe è emersa negli ultimi anni come una delle più interessanti voci critiche tra i giovani progressisti. Il 4 Giugno è in uscita il suo primo libro, si chiama “Birds Aren’t Real. The True Story of Mass Avian Murder and the Largest Surveillance Campaign in US History”. Al suo interno troverete la spiegazione “alla più grande cospirazione della storia americana e i modi con cui combatterla”.