In quel periodo che si può individuare tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, il design venne completamente ammaliato dal fascino dello spazio. Era la prima volta che ci si sentiva così vicini al mondo delle stelle e con il primo allunaggio, avvenuto nell’estate 1969, tutti gli ambiti della cultura subirono l’influenza di uno degli avvenimenti più significativi dell’epoca.
Mettere piede sulla Luna, infatti, significava compiere il primo passo verso l’esplorazione umana del cosmo e, se da un lato tale avvenimento fu la testimonianza dell’ultimo traguardo raggiunto dal progresso della nostra specie, dall’altro rappresentò solo l’inizio di quella viscerale attrazione che ancora oggi si prova verso i misteri del cosmo.
Per quanto riguarda il design, il contagioso desiderio dello spazio si manifestò nella nascita di una moltitudine di oggetti e arredi pregni di quell’immaginario fatto di navicelle, pianeti, stelle e ipotetiche figure aliene. Ciò passò alla storia come Space Age e si trattò di un vero e proprio fenomeno capace di influenzare anche altre discipline, prime fra tutte la moda e il cinema.
Nonostante continui ad attrarre numerosi appassionati, però, l’estetica Space Age ormai rimane un ricordo del passato. Oggi, infatti, gli orizzonti si sono ampliati e le nuove frontiere dell’astronomia ci stanno abituando ad una nuova visione dell’infinito che ci circonda.
La fantasia, allora, viaggia ancora più lontano e, invece di interrogarsi solamente sull’aspetto dei corpi celesti, prova a prefigurare persino l’esistenza di altri universi. Così, ciò che avvenne oltre 50 anni fa, torna a succedere ancora oggi sotto una nuova luce e a testimoniarlo sono le tracce di questa contaminazione che si possono trovare in una parte non marginale del design contemporaneo. E poco importa se ciò sia fatto deliberatamente o in maniera inconscia, perché arredi che sembrano provenire direttamente da universi paralleli catturano innegabilmente l’attenzione di tutti.
Uno dei brand più singolari da questo punto di vista è sicuramente JCP Universe. Già a partire dal nome, infatti, capiamo subito il ruolo svolto dall’immaginario relativo all’universo che si traduce in un’offerta di arredi definiti come “oggetti delle meraviglie”. Obiettivo unico è quello di accompagnare le persone verso la scoperta di una realtà alternativa immaginaria e, per farlo, studi e designer come CTRLZAK hanno realizzato prodotti anticonvenzionali e carichi di fascino.
Anche cc-tapis, altra realtà italiana, con i suoi tappeti riesce spesso a catapultare la fantasia in mondi lontani. È il caso di “Tempore Collection”, una serie di tappeti progettati da Duccio Maria Gambi che sembrano dei portali per un’altra dimensione. Annodati a mano in Nepal da esperti artigiani, come tutti i prodotti del marchio, questi tappeti presentano cromie insolite e forme irregolari.
Su “Dafne”, invece, non ci sono dubbi: lo sviluppo organico delle linee è contaminato da una finitura grezza e preziosa, che spinge l’immaginazione verso un universo sommerso e minerale. “Dafne” è stato sviluppato da MORGHEN, studio fondato da Roberto Tarter e Rodolfo Viola, e si tratta di un lampadario a sospensione che trae ispirazione dalla morfologia dei rami degli alberi e che incanta chiunque si trovi sotto i suoi riflessi.
Una seduta costituita da onde pop è “Wavy Chair”, progetto realizzato nel 2022 dal designer Fredrik Paulsen per Vero International. Portatrice di un’estetica completamente diversa rispetto ai prodotti appena visti, questa sedia gioca sull’effetto dell’assurdità, mentre la sua struttura in tondino di ferro è allo stesso tempo semplice quanto esagerata. Disponibile in vari colori tra cui un blu elettrico e un viola pastello, collocarla nella propria abitazione equivale a creare un piccolo punto di stupore domestico.
Il designer americano Evan Fay, con la serie di sedute “Lawless Series”, combina la logica di sistemi costruttivi al risultato della creazione spontanea delle forme. Tra poltrone, divani, panche e pouf, a fare da filo conduttore è una griglia tridimensionale di sostegni che ricorda i legami fisici tra gli atomi della materia. Su di essa, poi, si avvolge un lungo groviglio di tessuto imbottito, elemento utile a rendere accogliente la seduta.
Infine, come se fossero il risultato di imprevedibili fenomeni geologici troviamo gli sgabelli in acciaio Plopp, ideati da Oskar Zięta. Da sempre affascinato dalle pratiche di manipolazione del metallo, questi prodotti vengono realizzati con una tecnica innovativa basata sul rigonfiamento di due sottili strati di acciaio. Tale operazione rende ogni esemplare diverso dall’altro e conferisce all’oggetto un aspetto scultoreo che sembra rispondere alle leggi fisiche di altri mondi.