La casa editrice di Eminem, la Eight Mile Style, ha fatto causa a Spotify insinuando che la grande piattaforma di streaming avrebbe riprodotto illegalmente più di 250 brani dell’artista.
La causa, presentata mercoledì a Nashville, potrebbe costare miliardi a Spotify, che dovrà rispondere dell’accusa di aver intenzionalmente violato i termini dei diritti d’autore.
La Eight Mile Style dichiara di aver ricevuto dall’app musicale solo alcuni pagamenti casuali, i cui importi corrispondono ai costi di riproduzione solo di alcuni frame dei brani, e non delle canzoni integrali. Queste irregolarità si sommerebbero a quella ben più clamorosa legata all’iconico brano “Lose Yourself“.
Il brano più celebre di Eminem, infatti, è stato inserito da Spotify in una categoria denominata “Copyright Control” in cui, di norma, vengono fatte convergere tutte quelle tracce delle quali, per diverse ragioni, non è stato possibile individuare il detentore del copyright. Inutile evidenziare l’assurdità di questa decisione, dal momento che “Lose Yourself” è forse la canzone più nota del rapper statunitense.
Spotify non ha ancora risposto formalmente alle accuse, protetta da una clausola della nuova legge sulle licenze musicali, il Music Modernization Act, che impone un termine per intentare una causa per violazione del copyright, che nel caso del brano di Eminem è scaduto alla fine dello scorso anno.
Eight Mile Style denuncia anche l’incostituzionalità che questa negazione dei profitti retroattivi rappresenta. E più il profilo di questo processo si delinea, più si concretizza la possibilità che la causa finisca davanti alla Corte Suprema.