Enes Kanter ha criticato Nike per la sua produzione in Cina

Nike è tra le grandi aziende che nel corso dei suoi anni di storia ha investito milioni e milioni di dollari in campagne contro le ingiustizie sociali. Tra queste c’è quella legata al movimento Black Lives Matter, ma che nella giornata di ieri è stata criticata pesantemente dal giocatore dei Boston Celtics Enes Kanter.

Kanter, centro turco e veterano in NBA, non è nuovo a certe critiche sociali e politiche, basti pensare che a causa di alcune sue affermazioni contro il leader della Turchia Erdogan, egli non possa più far ritorno a casa sua. Nei giorni scorsi il cestista aveva già puntato i riflettori contro la Cina, e in particolare contro le persecuzioni attuate dal governo di Pechino contro il piccolo stato del Tibet, ma nel video pubblicato sui social ieri ha rincarato la dose criticando aspramente Nike. Kanter sostiene infatti che questa chiuda gli occhi e non intervenga in Cina, dove risiede la maggior parte della sua produzione, e dove i lavoratori vengono sfruttati con orari di lavoro improponibili e in condizioni igienico sanitarie pessime. Le critiche di Kanter si sono concentrate in particolare sulle ingiustizie che subisce la comunità uigura: il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti stima che dal 2017 fino a 2 milioni di uiguri e altre minoranze etniche siano stati detenuti nei campi di internamento nello Xinjiang.

Non è la prima critica mossa a Nike su questo argomento, tanto che ad inizio anno la multinazionale americana aveva dovuto difendersi dalle accuse che la vedevano complice del lavoro forzato nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, dichiarando di non aver mai acquistato prodotti fabbricati lì e ribadendo il proprio impegno verso il lavoro etico e il rispetto dei diritti di ogni lavoratore.

Enes Kanter non si è limitato al solo video di critica, ha anche sfoggiato, nella partita tra Boston Celtics e Charlotte Hornets, una scarpa personalizzata volta a denunciare l’azienda. La scarpa, una Jordan 11 bianca, è stata personalizzata con l’aggiunta di alcune frasi molto forti tra le quali “Modern Day Slavery”, “No More Excuses” e addirittura “Hypocrite Nike”, e con delle macchie rosse che rimandano a macchie di sangue, muovendo delle accuse fortissime a cui però Nike non ha ancora risposto.

Non è la prima volta che un addetto ai lavori NBA si schieri in modo forte contro la Cina o contro le ipocrisie delle grandi aziende mondiali. Ricordiamo due anni fa le parole dure di Daryl Morey, allora GM degli Houston Rockets, che si era schierato dalla parte dei cittadini di Hong Kong durante le manifestazioni pro-democrazia. Le parole di Morey crearono moltissimo caos e alla fine egli stesso decise di presentare le proprie dimissioni circa un anno dopo le sue dichiarazioni.