L’evoluzione estetica di Tyler, The Creator

Se dovessimo scegliere una parola che possa riassumere nel modo migliore la figura di Tyler, The Creator, probabilmente “paradossale” sarebbe quella più adatta. Da quando nel 2008 si lanciò nel panorama musicale con il mixtape “The Odd Future Tape” insieme al suo collettivo “Odd Future Wolf Gang Kill Them All”, l’artista ha fatto e detto di tutto. Già dal suo primo mixtape, “Bastard”, fu evidente come Tyler fosse una personalità assurda e contraddittoria, in grado di raccontare in una traccia dell’abbandono di suo padre e di come il suicidio non fosse un’idea molto lontana (“Bastard”), mentre in quella dopo di stupri e omicidi dal punto di vista del serial killer Ted Bundy (“Blow”). 

Le persone che si vestono meglio secondo me sono gli anziani, e i bambini piccoli. A loro non interessa seguire le tendenze, indossano ciò che preferiscono e i colori che amano.

Tyler, the Creator a “Dazed” nel 2016

Così come la sua musica, anche l’estetica di Tyler, The Creator è folle: non tanto per i singoli elementi che indossa, ma perché è proprio lui a indossarli. Lontano dal glamour delle passerelle e dagli stereotipi dei rapper fashion del tempo, Tyler ha sempre mantenuto una propria individualità estremamente identificativa che ha però subito grandi cambiamenti. In un’intervista a Dazed nel 2016, Tyler dichiarò che “anziani e bambini hanno lo stile più interessante perché non gliene frega un cazzo” e, cinque anni dopo, non esiste affermazione che riassuma meglio il percorso fashion del rapper. 

“L.A.” BOY 

I’m a fucking walking paradox / No, I’m not.

Tyler, the Creator in “Yonkers”

Il modo di raccontarsi di Tyler, denso di immagini viscerali, venne fin da subito criticato poiché considerato troppo crudo e inopportuno. Nonostante le accuse, Tyler non si fece di certo intimorire e per questo decise di rendere il suo album di debutto, “Goblin”, ancora più controverso e caotico. Così, nel corso delle varie tracce, il cantante alterna una conversazione immaginaria con il suo “terapista” Dr. TC a frasi misogine e omofobe e scene esplicite di violenza sessuale (celebre la frase “Rape a pregnant bitch and tell my friends I had a threesome” in “Tron Cat”), per poi perdere completamente il senso della realtà e uccidere tutti i suoi amici. Quando l’album sta per concludersi, però, Tyler torna serio e chiarisce l’essenza di tutto il disco: nell’ultima traccia “Golden”, il rapper spiega infatti che tutto è frutto della sua perversa immaginazione e Dr. TC, Tron Cat, Ace e Wolf Haley sono solamente alcuni degli alter-ego che il cantante ha creato per raccontare la sua vera storia, fatta di depressione e bullismo. 

The devil doesn’t wear Prada, I’m clearly in a fucking white tee

Tyler, the Creator in “Goblin

Questa personalità ironica ma drammatica trova espressione perfetta nel modo in cui Tyler si presenta. Nell’inquietante video di “Yonkers”, infatti, mentre dichiara di voler uccidere a coltellate Bruno Mars e mangia uno scarafaggio (per poi vomitare e impiccarsi), è vestito come un bambino: calzini bianchi fino al ginocchio e pantaloncini, una camicia stampata a maniche corte e il 5-panel hat di Supreme. Questi sono i pezzi che Tyler scelse per presentarsi al grande pubblico ma non per un motivo particolare, erano semplicemente ciò che indossava quotidianamente. Nato e cresciuto a Los Angeles, Tyler aveva fatto del mondo dello skate il suo rifugio e per questo anche il suo modo di vestire era completamente influenzato da questo ambiente. Nel momento in cui era arrivata la fama, era un semplice ragazzino con indosso Vans rovinatissime, jeans skinny, graphic tees bianche o camicie dalle fantasie strane e colorate, sempre però con un’attitudine un po’ punk e anticonvenzionale. 

In un periodo in cui molti rappers cercavano di accaparrarsi le grazie delle maison di lusso, Tyler decise invece di restare fedele a chi lo aveva accompagnato fin lì: Supreme. All’epoca, lo store losangelino del brand era l’unico della zona a vendere tavole e accessori da skate e per questo Tyler e compagni si recavano spesso lì per acquistare tutto ciò di cui avevano bisogno. Col tempo, il negozio divenne il loro punto di ritrovo e coloro che lavoravano lì si trasformarono in fratelli maggiori. Questo legame di amicizia rese il rapporto con Supreme ancora più speciale per Tyler, il quale non ha mai fatto segreto del fatto che il brand fosse stata una delle sue principali ispirazioni per la creazione della propria identità visiva, grazie al loro modo di creare “non troppo ma neanche troppo poco”

Oh, you wearin’ Vans and Supreme this season? Stop lyin’ to yourself, nigga, me the reason 

Tyler, the Creator in “What the Fuck Right Now” 

Dall’altro lato, Supreme deve tanto a Tyler e alla Odd Future. Nonostante risulti difficile ora immaginare un periodo in cui non ci si debba prenotare per entrare in store o ogni pezzo non vada sold out in pochi secondi, fu lo stile fresco e “infantile” del collettivo a portare la popolarità del brand alle stelle. La OFWG fu infatti la prima crew a nascere nell’era digitale e, in maniera assolutamente pionieristica, fu in grado di sfruttare i primi social network (come Tumblr e Twitter) per guadagnare un’esposizione senza pari e soprattutto per creare un legame con i fan, condividendo aggiornamenti quotidiani su quello che facevano in studio e in giro per la città. Questo rese il pubblico estremamente fedele alla gang, intorno alla quale si creò un vero e proprio culto soprattutto per quanto riguardava il loro abbigliamento. 

Infatti, da quando Tyler fece scoprire al mondo alcuni capi come il 5-panel hat di Supreme, diventato poi l’elemento simbolo della sua immagine, e la box-logo hoodie, tutti cominciarono a voler copiare il suo stile.

“GOLF” BOY 

Con la rapidissima ascesa alla notorietà, la Odd Future comprese al volo il potere che aveva tra le mani: il percorso che era iniziato con la semplice creazione di merchandising per il Golf Wang Tour fece nuovi passi avanti e nacquero così collezioni che includevano ogni volta sempre più pezzi. Anche questa decisione fu un successo e le t-shirt tie-dye con i gatti o con il logo a ciambella, pensato da Tyler che era solito disegnare dei donuts sui suoi pantaloni per distinguersi dai compagni, erano ovunque. Nel 2011, nella via che ospita anche lo store losangelino di Supreme, venne addirittura inaugurato un pop-up store, pensato per rimanere aperto solamente alcune settimane ma che venne poi lasciato fino al 2014.

Essere in grado non solo di influenzare i propri fan ma anche di creare nuovi trend era una possibilità che affascinò molto Tyler il quale decise, nell’ottobre 2011, di lanciare un progetto personale: il brand Golf Wang. Grazie all’aiuto del designer Phil Toselli, nel 2013 il marchio si separò dalla Odd Future e, contemporaneamente, Tyler decise di abbandonare quasi completamente i vecchi capi Supreme per indossare solamente quelli disegnati da lui stesso, a partire proprio dalla cover del suo album del 2013 “Wolf” e i video della stessa era. Il brand si trasformò rapidamente in uno stile di vita per tutti coloro che volevano vestirsi come Tyler e la partnership con Vans, un grande traguardo per il ragazzino che da sempre indossava solamente quelle scarpe, dimostrò che Golf Wang era fatto per restare. Tra i modelli che sono passati alla storia, le Old Skool Pro S con la suola fucsia rilasciate nel 2014 sono sicuramente le più iconiche. Negli anni, poi, la palette di accesi color pastello e i pattern appariscenti, come la “flame print” apparsa per la prima volta sulla copertina di “Cherry Bomb” e in occasione della collezione primavera/estate 2015, sono diventati i marchi di fabbrica di uno stile che si prende gioco del sistema moda e dei tradizionali canoni dello streetwear maschile.

“GRANDPA” BOY 

Con l’uscita di “Flower Boy” nel 2017, Tyler, The Creator si è trasformato. L’artista, in diverse interviste, decise infatti di prendere le distanze dalle rime offensive del passato, spiegando che i suoi intenti erano tutto fuorché denigratori e che trovava illogico il modo in cui il pubblico facesse finta di non capire il senso della sua musica. Musica che in quel momento decise di portare a uno step successivo, seguendo un cambiamento già intravisto in “Cherry Bomb”.
I suoni vennero come capovolti e le immagini brutali e disturbanti eliminate. I suoi testi, poi, si arricchirono di pensieri introspettivi che esploravano il suo lato più vulnerabile ma, questa volta, con un messaggio di speranza e una grande maturità: nella traccia “Garden Shed”, Tyler allude addirittura a una sua mai dichiarata omosessualità. 

I primi indizi di questa sua nuova identità erano arrivati alcuni mesi prima dell’uscita di “Flower Boy” quando the Creator si presentò ai Grammy Awards 2017 con un look inaspettato: un cappotto azzurro accompagnato da una gigantesca sciarpa Louis Vuitton e un ushanka bianco (il tradizionale copricapo russo in pelliccia) facevano da cornice a una testa rasata e tinta per creare una fantasia maculata. Il cambiamento evidente venne acclamato da tutti e, da quel momento, è come se il guardaroba del cantante fosse stato sostituto con quello di un sofisticato anziano. Il look da skater era maturato infatti in una versione più adulta e gilet, vest di maglia dalle tonalità spente e abiti sartoriali diventarono i suoi nuovi staples. 

I like dressing like an old man 

Tyler, the Creator a “Fantastic Man” nel 2018

Dopo essere scomparso nuovamente dalle scene per diversi mesi, Tyler tornò con il suo nuovo progetto musicale “IGOR” nel 2019 e, ancora una volta, lasciò tutti senza parole. L’alter-ego, che dà il nome all’album, nelle varie tracce racconta della storia di una coppia che raggiunge l’amore per poi trasformare il rapporto in un’ossessione e, alla fine del disco, in una forzata amicizia. A livello estetico, però, il personaggio era caricaturale e assurdo: la parrucca bionda a caschetto e gli abiti vivaci, a ricreare “una fusione tra Andy Warhol e Boris Johnson”, ironizzavano sulla mascolinità tossica di cui era stato accusato e mostrarono un’altra delle mille personalità di Tyler. La sua natura brillante e caotica lo portò quindi a raggiungere nuovi orizzonti fashion nei quali completi giallo lime venivano alternati a tradizionali loafers in pelle portati con pantaloni eleganti beige e un cardigan rosa pastello in mohair, da lui disegnato per l’osannata collaborazione del 2019 tra Golf le Fleur e Lacoste. 

Questa notte è uscito però il nuovo disco, “Call Me If You Get Lost”, e per l’occasione nei giorni scorsi eravamo stati presentati a un nuovo personaggio: Tyler Baudelaire. Oltre al ritorno dell’ormai iconico ushanka, cosa avrà in serbo questo nuovo alter-ego? Ma soprattutto, cosa avrà da dirci?