Con l’avvento dei social network come Facebook e Instagram, le frontiere del marketing e della sponsorizzazione stanno assumendo connotazioni completamente differenti rispetto al passato. Nuove figure professionali denominate influencer detengono un’importanza tale da riuscire a dettare le leggi della moda e dello stile.
Un’economia valutata circa 1 miliardo di dollari quella dove i piccoli influencer o fashion blogger aprono blog di stile, sponsorizzando brand più o meno famosi, in cambio inizialmente di piccoli regali; ma una volta arrivati al vertice e di fronte a un pubblico di decine di migliaia di followers, risulta difficile accontentarsi di borse o abiti in cambio del lavoro svolto e del tempo a loro dedicato. Soprattutto nel momento in cui ci si rende conto dell’enorme potere generato. E’ da quel momento che i piccoli blog si evolvono in vere e proprie campagne di marketing finanziate da soldi veri.
Non pensate però che la vita del fashion blogger sia così semplice e che sia così facile guadagnare: alle spalle esiste un faraonico lavoro di impegno quotidiano, creatività, intuito e lavoro non retribuito. La gavetta è lunga anche in questo caso.
Negli ultimi cinque anni, a fronte di queste nuove consapevolezze, anche i brand più famosi hanno deciso di incrementare il budget dedicato all’ influencer marketing. Tutto ciò è giustificato da una valutazione del ROI (ritorno sugli investimenti), il quale si è ridotto nell’ambito della pubblicità tradizionale e si è spostato sui mezzi di comunicazione delle nuove generazioni. I giovani infatti trovano più semplice trarre ispirazione scorrendo il dito sul proprio telefono invece che sfogliando riviste.
Brand come Chanel, Louis Vuitton, Dior e Gucci si stanno quindi muovendo sempre più verso questa nuova direzione, bilanciandosi tra pagamenti con partecipazioni ad eventi, viaggi e regali e pagamenti una tantum in denaro.
In questo caso l’autenticità e la genuinità risultano essere cruciali per il feedback riscosso dai propri followers; la pubblicità ripetitiva e assillante è diventata sinonimo di scocciatura e noia.
Per gli influencer risulta statisticamente più credibile dedicare un’interazione su cinque al proprio brand preferito (ad esempio un post su instagram ogni cinque). Ed è per tale motivo che è importante assumere una collaborazione a lungo termine con i marchi di lusso che preferiscono detenere un piccolo “harem” di influencer con i quali collaborare regolarmente per piccoli e grandi progetti.
I pagamenti avvengono solitamente tramite terze parti come agenzie o attraverso licenze, e solo per gli influencer che hanno raggiunto un certo stadio della propria carriera, a seconda del progetto editoriale o commerciale.
Per quanto riguarda l’ammontare della retribuzione e delle ore di lavoro non esistono regole, non esiste un contratto collettivo. Sarà compito degli influencer stessi lottare per ottenere un riconoscimento della propria mansione e spingere per avere una regolamentazione del proprio ruolo nonché un compenso per tutto l’intero lavoro svolto.
fonte: businessoffashion.com