«Faccio musica, non sono la musica» – Intervista a Lous and The Yakuza

Classe ’96. Una conoscenza dell’industria musicale internazionale a 360 gradi, ma anche una vita con ritmi incredibili. Marie-Pierra fa quella che gli arcinoti rapper chiamano “fast life”. Appena terminata la nostra intervista ci mostra il suo calendario d’impegni: Parigi, Londra, Bruxelles, New York. Ci racconta che alterna soggiorni tra lussuosi hotel parigini e alloggi che di lussuoso, invece, non hanno proprio nulla. Ora però è a Milano. È atterrata qui per duettare con Sfera Ebbasta in una delle tappe milanesi, consolidando così un rapporto con l’artista (ma soprattutto con l’Italia) che si fa sempre più significativo per l’artista nativa di Lubumbashi, nella Repubblica Democratica del Congo.

Outpump: Oggi sei qui in Italia per salire sul palco con Sfera. Nel mentre ti prepari per la release del tuo nuovo singolo in uscita nei prossimi giorni, una vera e propria preview del tuo nuovo disco. Qual è il concept su cui hai deciso di puntare?

Lous and The Yakuza: Raccontare i vari step dell’amore, questa è l’idea contenuta all’interno del mio album. Ogni canzone parla di una sfumatura, di una sfaccettatura o semplicemente di un’interpretazione differente dell’amore: l’amicizia, le farfalle nello stomaco, ma anche i primi litigi e le delusioni. Dobbiamo accettare tutto dell’amore, per questo ho deciso di raccontarlo all’interno del mio secondo disco.

Se in questo momento Lous è qui in Italia, infatti, lo deve proprio a un rapporto d’amicizia, che secondo lei è a tutti gli effetti una declinazione dell’amore.

Outpump: Come definisci il rapporto con Sfera? Si tratta di vera amicizia o è un legame puramente lavorativo?

Lous and The Yakuza: Io e Sfera siamo praticamente migliori amici (ride, ndr). Il nostro rapporto è particolare. Avevo pubblicato solamente una canzone su Spotify quando lui mi scrisse su Instagram qualche anno fa. Ora è passato del tempo e io e lui siamo come fratello e sorella. Odio prendere l’aereo, ma per lui lo faccio, è il mio “bro”, ci telefoniamo molto spesso. Sfera secondo me è la rappresentazione del fatto che l’impressione superficiale che le superstar possono dare di sé stesse risulta poi diversa rispetto alla realtà. La cosa incredibile, comunque, è la facilità con cui riesco a instaurare rapporti con gli artisti italiani. Con Sfera c’è stata proprio una scintilla, ma anche con Gaia è accaduto qualcosa di molto simile. Quando mi dissero che avrei cantato con lei a Sanremo non sapevo minimamente chi fosse, e ovviamente neanche lei mi conosceva, il giorno dopo eravamo già molto amiche.

Outpump: Vivi in Belgio, sei nata nella Repubblica Democratica del Congo, ti esibisci in tutto il mondo, sei stata a Sanremo cantando “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco al fianco di Gaia, artista italo brasiliana il cui volto è finito su un billboard di Times Square a fine 2021. Tutto questo è indicativo, sta cambiando qualcosa nella musica? Perché sembra palese che le nazionalità e le sonorità siano sempre più “crossing“.

Lous and The Yakuza: “crossing” è la parola giusta. Siamo da riconoscere come una nuova generazione di artisti. Io non so neanche se sono famosa in Belgio. So che sono arrivata a essere conosciuta globalmente però, perché collaboro con altri artisti da tutto il mondo, perché canto in diverse lingue, e come me tanti altri artisti stanno seguendo questo percorso. Le collaborazioni per me sono fondamentali perché permettono in primis di divulgare un nuovo stile musicale, e inoltre facilitano la divulgazione di culture meno conosciute attraverso un mezzo bellissimo come la musica. Sono figlia del multiculturalismo e lo devo alla musica.

Outpump: Puoi sfruttare il fatto di considerarti una “crossing artist” anche cercando di non categorizzarti in un genere musicale?

Lous and The Yakuza: Questo è un punto molto interessante, non so perché gli artisti spesso vogliono essere categorizzati in uno specifico stile musicale. Penso che ogni canzone sia a sé stante. Quello di finire in un’unica categoria musicale è il mio incubo più grande, non voglio che la discografia di un’artista finisca per essere ridotta a una categoria come se fossimo sintonizzati su delle stazioni radio. Non ho minimamente interesse nel considerarmi un’artista pop, hip hop, rap o quel che sia, perché i generi musicali sono letteralmente dei muri da abbattere.

Seduta al nostro fianco, Lous indossa un denim nero baggy, una hoodie oversize, dei boot di Bottega Veneta e nel mentre ci mostra com’era vestita il giorno precedente nel backstage del concerto di Sfera qui a Milano.

Outpump: I tuoi outfit rispecchiano in qualche modo la tua attitudine e il tuo mood?

Lous and The Yakuza: Sempre. Oggi sono vestita così, ieri ero vestita come un ninja rock. Anzi, come un ninja rock sexy, sembrava che fossi appena uscita da un manga. Un outfit totalmente diverso da quello che indosso oggi. Infatti ogni volta che devo preparare i bagagli vado totalmente nel panico, perché attraverso i vestiti devo essere in grado di esprimere tutte le sfaccettature della mia personalità.

Dopo questo interludio fashion, è tempo di tornare a parlare di musica.

Outpump: Joey Bada$$, thasup, Damso, sono i nomi di altri artisti con cui hai collaborato. Quali sono le più grandi differenze che hai notato nell’approccio con figure che provengono da altri paesi?

Lous and The Yakuza: Le differenze che ho notato lavorando con questi nomi sono tante, ma non so da cosa dipende. Il link con thasup, ad esempio, è nato semplicemente perché lo ha combinato la nostra etichetta. Però negli altri casi i legami si creano in maniera spesso randomica. Mi spiego, con Demso ci siamo ritrovati a mangiare un piatto di pasta e il giorno dopo eravamo in studio insieme a registrare una traccia. È tutto molto divertente, soprattutto quando queste collaborazioni nascono dal nulla e si ottengono ottimi risultati.

La conversazione con Lous è incentrata su una parola: differenza. Abbiamo già parlato della differenza tra le varie tematiche dell’amore (concept del suo nuovo album), di quella tra le collaborazioni con vari artisti internazionali e quella tra le diverse tipologie di outfit da sfoggiare. Dopo due anni dal suo primo disco, ma soprattutto dopo aver sviluppato maturità e consapevolezza artistica, Marie-Pierra sta per rilasciare il suo secondo grande progetto.

Outpump: Cosa cambia tra il primo e il secondo disco?

Lous and The Yakuza: Tutto, perché debutta in un momento totalmente diverso della mia vita, di conseguenza cambiano le cose che voglio raccontare. In occasione del primo ero molto elettrizzata, ma era un periodo difficile, c’era il COVID-19, tutti gli store fisici erano chiusi e pensavo che nessuno avrebbe comprato il mio album. Anche le tematiche dell’album erano diverse, perché allora nella mia testa c’era caos e vedevo tutto buio. Nel 2020, quando ho scritto e poi pubblicato l’album vedevo la mia vita come uno tsunami, ora la vedo semplicemente come un oceano in cui ci sono onde molto alte che possono metterti in difficoltà, ma che difficilmente sono in grado di ucciderti. È cambiata quindi anche la visione della mia vita, ora non vedo più il male nel mondo, vedo la pace in tutto, e devo ringraziare la lettura e la meditazione che mi hanno accompagnato nell’ultimo periodo.

Outpump: Questa è una questione che non si pone mai nessuno. Difficilmente qualcuno si chiede cosa provano realmente gli artisti durante la fase creativa o durante la pubblicazione di un progetto…

Lous and The Yakuza: La gente non pensa al fatto che noi facciamo musica, ma non siamo la musica. Ieri mattina ero in stazione, indossavo una felpa con il cappuccio ed ero lì a farmi gli affari miei, a un certo punto una fan mi ha chiesto una foto. Ovviamente le ho risposto di sì, ma la voce con cui le ho parlato era un po’ vibrante, mi vergogno anche io, provo una sorta di ansia sociale alle volte, però so che quando salgo sul palco devo essere forte e determinata perché è anche il mio lavoro. Vedo la mia vita come una montagna russa che ogni tanto si ferma, ed è in quei momenti che devi tornare a camminare. Un giorno sei sul palco, l’altro sei in stazione a fare foto con i fan, un giorno sei al lussuoso hotel di Parigi “Le Bristol”, l’altro sei in una normalissima stanza di un albergo di Torino.

“Lous” è l’anagramma di soul, che significa anima. La Yakuza è una nota organizzazione criminale giapponese, un nome d’arte che riassume perfettamente quello che Marie-Pierra ci ha raccontato: la carriera di un’artista che porta avanti un’eterna sfida con l’obiettivo di bilanciare poli opposti, i momenti bui e quelli felici.