L’anno 1992-93 fu nero per la Fiorentina, sia dentro che fuori dal campo. Tra le tante situazioni che influenzarono quella funesta stagione, anche un caso legato alla maglia da gioco. La seconda maglia fu infatti ritirata dopo poche partite per un caso particolare: la presenza di svastiche nel design.
La stagione della Fiorentina era partita sotto i migliori auspici. Gabriel Omar Batistuta si stava adattando al calcio italiano, trovando più facilmente il gol, mentre da altre piazze arrivarono nomi importanti: Stefan Effenberg, Brian Laudrup e Francesco Baiano, il perfetto complemento per Batistuta.
Dopo essere partita benissimo in campionato, la Fiorentina inizia a traballare. I pareggi casalinghi e i sette gol presi dal Milan fanno capire l’inaffidabilità della difesa, fino alla sconfitta in casa con l’Atalanta, il vero inizio della caduta dei Viola. Nonostante fosse sesta dopo dieci giornate, a soli due punti dal secondo posto in campionato, l’allenatore Radice viene esonerato: sarà il primo dei quattro manager cambiati in una stagione, che finì con la retrocessione della squadra all’ultima giornata, per differenza reti.
Come se non bastasse, la maglia della Fiorentina fece alzare un clamoroso polverone, per via di un design caratterizzato dalla presenza di svastiche. La maglia da trasferta della Fiorentina era bianca, con una sezione viola sulle spalle e sulle maniche, con un fantasioso pattern geometrico a rompere la monotonia del colore tinta unita. Lotto era solita portare avanti questa tipologia di design negli anni ’90, portando agli estremi i concept introdotti da adidas sul finire degli anni ’80. Questa volta però il brand non aveva fatto caso all’intersezione dei motivi geometrici selezionati, congiunzione che generava diverse svastiche nere nella distesa viola su contrasto bianco.
Per capire meglio la dimensione di questo errore va inquadrata la situazione socio-politica dell’epoca. Sono gli anni del Mercoledì Nero che devastarono la Lira, obbligandola a uscire dal Sistema Monetario Europeo, sono gli anni in cui lo Stato fu costretto a inviare l’esercito in Sicilia per le misure anti-mafia, sono gli anni in cui si sciolse la Democrazia Cristiana. Come le onde del mare, i movimenti spiccatamente razzisti e neo-fascisti nelle curve erano spariti, salvo ora tornare violentemente a scontrarsi sul bagnasciuga degli stadi italiani.
In questo caldissimo momento politico, economico e sportivo, arriva una chiamata all’Unità, quotidiano fiorentino, a cui un tifoso fa notare le svastiche sulla parte alta della maglia, create dall’ormai nota intersezione della grafica a frecce. Si tratta molto probabilmente di un caso, creato dalla miscelazione di un classico pattern geometrico e variazioni cromatiche che hanno contraddistinto le divise sportive anni ’90. Ma una volta viste, queste svastiche diventano predominanti sulla maglia. Sembra si moltiplichino in continuazione. Sulle spalle, sulle maniche. Non sembra esserci altro.
Colpa di chi, allora? Del computer, che ha assemblato i disegnini secondo un procedimento casuale, affidato a canoni estetici molto in voga in questi ultimi anni: basti pensare agli effetti cromatici della maglia della nazionale olandese, tutta giocata sulle tonalità dell’arancione, o ai disegni geometrici che ormai compaiono su molte divise sociali.
Corriere della Sera, novembre 1992
L’Unità riporta la notizia, il Corriere della Sera e gli altri grandi giornali seguono lo spunto e alimentano il caso, usandolo come benzina da gettare sul focolaio creato dal già citato ritorno delle correnti filo-naziste nelle curve. La Fiorentina e Lotto non vogliono correre problemi e ritirano immediatamente la maglia. Come dare loro torto? Le svastiche sono visibili e sono pure leggermente girate verso destra, proprio come quelle di epoca nazista.
La soluzione è una sola: Lotto crea una nuova maglia da trasferta per la Fiorentina, semplice, interamente bianca. Il design è quello classico, per evitare qualsiasi tipo di incomprensione. Inoltre è novembre e il campionato è appena iniziato, mentre quello successivo è ancora distante, la soluzione più rapida è ovviamente usare un template classico, a tinta unita, e applicarci sopra loghi e sponsor.
La Fiorentina concluderà la stagione con una maglia da trasferta totalmente anonima, in una stagione completamente da dimenticare. Ironicamente, in epoca recente (nel 2008, per essere precisi) si scoprirà che l’Artemio Franchi, stadio dei Viola, include anch’esso delle svastiche, precisamente 200, realizzate in ferro battuto sui cancelli. D’altronde è uno stadio del 1931. Ma questa è un’altra storia, peraltro già raccontata da Giovanni Malanima nel libro “Se duecento svastiche vi sembrano poche”.
Sempre più ironica è la destinazione finale di questo controverso pattern di Lotto. Le vie infinite del kit design hanno riportato alla luce il tema geometrico incriminato, tra l’altro in Israele, sulle maglie del Maccabi Haifa del 1993-94. Fortunatamente il design venne modificato quel tanto che bastava per evitare l’errore commesso a Firenze.