FolleMente è davvero l’Inside Out italiano?

ATTENZIONE: nell’articolo sono presenti spoiler.

Nel 2015 usciva nelle sale Inside Out, film d’animazione della Pixar che con questa pellicola voleva rispondere alla domanda: “Vi capita mai di guardare qualcuno e chiedervi che cosa gli passa per la testa?”. Il cartone animato seguiva cambiamenti importanti nella vita di Riley, di 11 anni, attraverso le emozioni che la governavano: Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia. Inside Out è stato un viaggio dal forte impatto emotivo, che ha portato la narrazione su un livello psicologico decisamente più alto, andando a scandagliare aspetti di difficile comprensione (come il subconscio, la memoria a lungo termine e lo stato onirico) rendendoli al contempo accessibili anche a un pubblico più giovane. Una pellicola che dunque si è dimostrata innovativa, sotto molteplici punti di vista. Esattamente dieci anni dopo, nel febbraio 2025, arriva in Italia il film FolleMente di Paolo Genovese, una commedia romantica che ha fatto riflettere lo spettatore quando si è approcciato al trailer.

A una prima occhiata la domanda infatti è stata unanime: “Ma non sarà mica la versione live action di Inside Out? Con un cast italiano, magari?”. Il film è uscito nelle sale, e dopo la visione possiamo tranquillamente rispondere alla domanda così: “No, FolleMente non è la versione live action di Inside Out. O almeno, non proprio”. A onor del vero l’ispirazione per FolleMente Genovese non la prende da Inside Out, ma da un suo vecchio spot pubblicitario per il canone Rai, risalente al 1999.


In poco meno di un minuto si vede una donna al museo commentare con sé stessa un’opera picassiana, mostrando tutti i possibili conflitti interiori su quello che una singola persona può pensare di un determinato argomento. Lo slogan dello spot? “In Rai ci sono tantissimi abbonati, cerchiamo di accontentarli tutti”, cercando così di rispondere a quanti più gusti possibili e che, di certo, variano da persona a persona. Già soffermandoci su questo spot si può capire quanto FolleMente si distanzi da Inside Out, dato che non vengono mostrate singole emozioni quanto più conglomerati di emozioni, un mix d’insieme che porta l’individuo ad avere opinioni, pensieri, idee. FolleMente questo conflitto interiore individuale lo mette proprio in scena, raccontando un primo appuntamento sia attraverso i due protagonisti, Piero (Edoardo Leo) e Lara (Pilar Fogliatti), sia attraverso i pensieri e le opinioni nella loro testa. Si instaura così un gioco delle parti divertente e leggero, con il quale il regista racconta con molta delicatezza le difficoltà d’espressione, le differenze di genere, i diversi bagagli emotivi che ognuno si porta dietro e anche qualche piccolo stereotipo, che non diventa pesante ma fa sorridere lo spettatore su una realtà esistente. Da questo punto di vista viene in aiuto la scena di metà film in cui Lara, nel pieno momento “Ma come siete fatti voi maschi?” fa voltare Piero e gli chiede di descrivere com’è vestita. Ne esce un momento che diverte e fa sorridere, con i diversi pensieri e sensazioni che si danno man forte per cercare di fare bella figura e dimostrare di essere “diversi dagli altri uomini”.

Il tipo di rappresentazione mentale mostrata da FolleMente, e che dunque distanzia di molto il film da Inside Out, è fortemente motivata anche dalla diversa situazione e dalla diversa fascia d’età scelta per la narrazione. Nel cartone animato di casa Pixar siamo nella piena pre-adolescenza, qui ci troviamo a seguire i pensieri di due protagonisti adulti, sopra i 30 anni, con un passato e delle esperienze che vengono portate sulla scena e pian piano messe a nudo. Per lo spettatore adulto è sicuramente più facile entrare in empatia con questa storia, perché parla al lui presente più che al lui passato. Si raccontano esperienze più recenti, che chiunque si è trovato a vivere almeno una volta nella vita e che vengono ricordate più o meno bene. Quello rappresentato è un primo appuntamento che si apre a infinite possibilità: può essere perfetto, può essere un disastro, può essere mediocre o può portare al risultato della classica botta e via. Tutto dipende dalle scelte del singolo, e ancora di più dalla decisione di ascoltare le diverse voci nella propria testa o di spegnerle totalmente.

A creare un’ulteriore distanza con il film d’animazione del 2015 ci pensano i nomi dei personaggi e la diversa rappresentazione mentale che viene offerta. Le emozioni di Inside Out, che si parli del primo o del secondo capitolo uscito nel 2024, sono precise e definite, i loro nomi sono Gioia, Tristezza, Ansia, Invidia… Il film di Paolo Genovese decide di dare una connotazione diversa alle voci nella testa dei due protagonisti, proprio perché non possono essere definiti da una singola emozione ma da un insieme di esse. Dalla parte di Lara troviamo Trilli, il lato più spigliato e sensuale che si fa divertire dai giochi di parole e dai lapsus; Alfa, ovvero il lato più forte e razionale, centrato, con una forte componente femminista, che cerca di proteggere la protagonista da possibili sofferenze; Scheggia, il lato più rivoluzionario e anticonformista della personalità della protagonista; infine troviamo Giulietta, ovvero la componente caratteriale più sensibile e romantica che vorrebbe prendere il controllo con la sua sincerità ma che viene tirata indietro dagli altri lati. Contemporaneamente, dal lato di Piero possiamo trovare i corrispettivi: Eros al posto di Trilli, Professore al posto di Alfa, Valium al posto di Scheggia e Romeo al posto di Giulietta.

In alcuni casi, come quello di Valium e Scheggia, i lati caratteriali si contrappongono, ma in entrambi i protagonisti si trova una costante: quel lato romantico e sentimentale, più o meno sopito che lotta per uscire e dire la sua. Non è un caso, quindi, che i nomi scelti in questo caso siano Romeo e Giulietta, anche se fino alla fine qualche dubbio sul fatto che ci possa essere un lieto fine ce lo abbiamo. Alla fine dei giochi sono sincerità e sensibilità che possono portare l’individuo ad aprirsi all’altro, a lasciarsi andare facendo cadere tutte quelle barriere spesso imposte dalla sua stessa mente.

Tutti i lati caratteriali raccontati da FolleMente presentano positività e negatività, proprio perché in loro albergano più aspetti di uno stesso sentimento. La paura, l’insicurezza e più in generale la fragilità sono componenti di Alfa, di Trilli, di Scheggia, di Eros, di Valium, di Romeo… La svolta del film sta proprio nell’ammettere che ci sono dei pro e dei contro in ogni emozione e in ogni aspetto della personalità, evidenziando così che siamo tutti fatti di pregi e di difetti, che possono essere accettati dall’altro come no. Ritorna così il tema dell’esporsi, del schermarsi dalle delusioni costruendo barriere di dubbio e di illusione sul fatto che da soli si sta meglio o che lo status quo in cui si vive è la perfetta condizione di serenità. A livello conscio e inconscio più si cresce più è difficile fare quel passo in più, lasciando andare le proprie insicurezze e aprendosi totalmente all’altro. E, da un certo punto di vista, FolleMente vuole portare l’attenzione anche su questo. Nel corso di tutto il film si assiste a un’alternanza tra il voler fare qualcosa che faccia stare bene e il sentirsi frenati da un’altra parte. Piero e Lara si scambiano esperienze sul loro passato, ma le diverse modalità di racconto portano le parti delle loro personalità a fargli fare un’autoanalisi costante, tenendo sempre la narrazione su quel filo di lana del “Vorrei fare un passo in più, ma non lo faccio perché poi vengo deluso, chissà come mi giudicherà l’altro” e così via. Fino alla fine si resta sospesi tra il succede e il non succede, arrivando a rendersi conto che questo tipo di ambiguità la viviamo tutti nella vita quotidiana, non solamente nei rapporti sentimentali ma in qualsiasi rapporto sociale. C’è la costante paura del giudizio degli altri, di come ci percepisce la società, di come ciò che si fa possa essere più o meno accettabile. Le cose cambiano quando riusciamo a trovare un dialogo con noi stessi, accettando qualsiasi lato di noi e riuscendo contemporaneamente ad aprirci all’altro, che probabilmente vive una situazione simile alla nostra, se non addirittura uguale.

Sotto questo punto di vista ci viene in aiuto il finale di FolleMente, quando in quel limbo tra il rimanere o meno a dormire a casa di Lara al primo appuntamento, si va a creare un incontro tra le loro personalità. Non sono più i due protagonisti a essere in dialogo tra loro, ma sono i loro lati caratteriali a sviscerare i pro e i contro, ad ammettere che forse si starebbe meglio se si smettessero di costruire barriere e ci si lasciasse andare di più. Un momento di apertura totale, dove sembra quasi di fare un riassunto di quanto successo durante l’appuntamento, tra cose che sono sembrate strane e che nonostante questo sono state considerate adorabili. Alla fine si riesce ad arrivare a quella situazione di accettazione e compromesso, che mette le basi per il futuro sentimentale della coppia. E lo spettatore se ne resta seduto lì, con il sorriso sulle labbra, per poi uscire dalla sala pensando che forse c’è ancora speranza, nel mondo, per poter trovare la propria felicità.

Alla fine bisogna ammettere che no, FolleMente non è il live action (italiano) di Inside Out. Di certo può sembrarlo, perché la narrazione di entrambe le pellicole si concentra sugli aspetti psicologici individuali, sulle emozioni e su come queste incidono nella vita quotidiana, ma i due film non potrebbero essere più diversi. Da una parte emozioni standard, dall’altra diverse componenti caratteriali; da una parte la fase pre-adolescenziale, dall’altra l’età adulta e il singolo evento del primo appuntamento; da una parte un viaggio di formazione emotivo, dall’altra quello dell’accettazione verso i propri pro e contro e verso l’altro. Inside Out parla a noi più giovani, ricordandoci che alla fine tutte le emozioni hanno valore, mentre FolleMente parla a noi adulti, consapevoli e forse un po’ disillusi, facendoci capire che, in fondo, non c’è nulla di male nell’avere delle proprie peculiarità e nel permettere all’altro di scoprirle.

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