All’interno della vastissima piramide del rap game americano, sono davvero pochi gli artisti che possono guardare gli altri dall’alto. Uno di questi è senza ombra di dubbio Future: l’artista che Kanye West ha definito come il rapper più influente degli ultimi dieci anni, e a cui GQ America ha dedicato di recente la copertina, definendolo il “best rapper alive”. Ora, che Future sia davvero il rapper più forte del mondo, è molto discutibile, per alcuni può esserlo, per molti altri no, si tratta di gusti, di opinioni, ma che Future sia uno dei rapper più amati e apprezzati del mondo, non è argomento di dibattito.
Per questo ogni sua uscita è seguita con particolare attenzione, soprattutto negli ultimi anni, dove sembra aver finalmente deciso di ridurre la mole incredibile di uscite, che puntualmente costellavano i New Music Friday di tutto il globo con cadenza regolare.
A partire da un paio di anni sembra infatti che Future sia meno dedito alla creazione di musica usa e getta, e sia invece più concentrato sulla creazione di progetti strutturati e pensati per essere duraturi. Tutto questo dopo anche un serie di album e progetti collaborativi che erano sembrati abbastanza fuori fuoco e generici, vedi i vari “The WIZRD”, “Super Slimey” con Young Thug, “WRLD on Drugs” con Juice Wrld e “Pluto x Baby Pluto” con Lil Uzi. Con “High Off Life”, il suo lavoro del 2020, si incominciavano a intravedere i primi segnali di rinascita artistica, non si trattava di certo di un lavoro esagerato come altri suoi dischi precedenti, però era un buon sunto di quanto di buono sapesse fare Future, e comunque conteneva una serie di gemme, tra cui la hit blockbuster “Life is Good” con Drake. E anche questo disco procede nella medesima buona direzione del lavoro precedente, con alcune tracce più a fuoco, altre meno, alcuni banger da club, un paio pezzi più introspettivi e alcuni esercizi di stile.
La cosa più interessante da notare è che “I Never Liked You” presenta gli stessi pregi e gli stessi difetti di sempre, ed è abbastanza incredibile come nel corso di quasi quindici anni di carriera, Future abbia fatto dei passi in avanti enormi sotto alcuni punti di vista, e invece sia rimasto inchiodato ad altri, come fossero difetti cronici.
Per esempio, come al solito, il disco è esageratamente lungo: sarebbe potuto durare un terzo in meno e non ci sarebbero stati problemi, e questo perché ci sono, come sempre, almeno tre/quattro canzoni filler della cui presenza non è chiaro il motivo, brani che non aggiungono assolutamente niente, ma anzi annoiano e rendono più difficoltoso l’ascolto. Un secondo aspetto riguarda più in generale la poetica di Future, e ci dice come la sua prospettiva sia sempre rimasta invariata. Soprattutto da quando ha ottenuto un certo tipo di successo, Future parla principalmente di tre cose: donne, soldi (o più in generale di uno stile di vita lussuoso) e droghe. Stop, basta, non si va oltre. E il tutto viene raccontato sempre in questo modo: le donne, o sono donne oggetto, oppure sono donne con cui ha delle relazioni tossiche; che si tratti di un caso o dell’altro, per colpa della sua incapacità di costruire relazioni affettive solide, si rifugia nelle droghe. Le droghe tuttavia hanno un effetto duplice: da una parte lo fanno stare bene, poi però si rende conto di avere dei problemi e si sente male, ma le droghe sono un vizio talmente entrato sotto pelle che non riesce ad uscirne. Questo circolo vizioso, che lo accompagna costantemente nelle sua vita e a cui sembra vincolato, è alimentato da un sacco di soldi, che sono la benzina che fa muovere il suo stile di vita, composto da donne e droghe. Tutto ciò gli procura disagi di ogni sorta, facendolo allontanare da tutto e tutti, da qui la sua vena depressa, costante presenza nella sua musica.
Comprendere questo è centrale per capire Future, perché si tratta di un aspetto fondante della sua narrazione, che negli anni è stata sempre di più un fondersi tra la storia dei suoi eccessi e di come questi abbiano causato la sua infelicità. “Back To Basics” sintetizza benissimo questo discorso, una barra in particolare:
After I fuck you, let me cry on your shoulder
Future in “Back To Basics”
E quindi perché lui continua a funzionare nonostante tutto? Perché anziché avere problemi come moltissimi suoi colleghi la cui formula stufa, lui continua ad avere una fama sempre maggiore? Anche perché, intendiamoci, Future ha scritto, in circa quindici anni di carriera, dieci dischi, altrettanti mixtape, qualche EP e un centinaio di singoli: stiamo parlando di una mole di musica esagerata. La risposta è apparentemente semplice, perché quello che fa, lo fa solo lui.
Nell’attuale panorama del rap contemporaneo, in tanti hanno provato a imitare lo stile di Future, la sua cadenza, il suo flow, ma in definitiva nessuno riesce a riprodurlo con così grande efficacia come fa lui, che si conferma un unicum in virtù di uno stile che prima di altri ha codificato e reso grande, ma soprattutto, che nessuno ancora è stato in grado di evolvere ulteriormente. In più, nessuno riesce a combinare in modo così stiloso l’opulenza con lo struggle, la disperazione con il lusso, in un quadro di contrasti che è difficilmente spiegabile in modo razionale, ma proprio per questo è affascinante.
Per certi versi è assurdo parlare di uno dei rapper più forti e amati del mondo come quasi di un talento sprecato, ma è evidente che potenzialmente potrebbe fare di più, potrebbe uscire, anche solo a livello sonoro, da quella che è la sua zona di comfort – molti suoi brani hanno un sapore blues che non ha mai davvero esplorato fino infondo, per esempio – ma non lo fa mai.
Lo sviluppo della carriera di Future è forse uno dei più interessanti degli ultimi anni, perché ci racconta meglio di tante parole le contraddizioni del momento storico in cui viviamo. Parliamo infatti di un rapper che viene spesso bollato come il “re della mascolinità tossica” le cui barre misogine non si contano neanche, di un artista in fondo sempre uguale, di un liricista non eccezionale, e che nonostante questo ottiene il successo e l’approvazione del pubblico e dei suoi colleghi. Per questo nonostante una carriera con tanti alti quanti bassi, con dischi tanto riusciti quanto dischi dimenticabilissimi, siamo ancora qui a guardare cosa farà Future, sapendo perfettamente che in parte ci deluderà.