Gli orologi a LED stanno tornando di moda

Dalle insegne dei bar di città alle camerette degli streamer: i LED stanno ritrovando l’attenzione e l’interesse in moltissimi settori, compreso quello degli orologi.

Di recente, grazie al Girard Perregaux Casquette e alla comunicazione che il brand ha ideato per il lancio, il mondo si è ricordato dell’esistenza di questi oggetti: funky per alcuni e un po’ cheap per altri, eppure pronti a un ritorno dirompente. Su questo, almeno, siamo tutti d’accordo.

In primis, per capire il fenomeno, bisogna soffermarsi un secondo a capire cosa significhi un’indicazione “digitale” del tempo. Se nella testa di tanti tale dicitura ricorda un qualcosa di elettronico, dobbiamo dirvi invece che tutto ciò è legato alla sola presenza del digit, ovvero la componente numerica. L’ora digitale è quindi un tempo raffigurato mediante la cifra – 12:30, per esempio – e non tramite la posizione delle lancette; tutto questo è visibile in primis su orologi che vengono detti “saltarelli” poiché usano gli scatti di una serie di dischi per raffigurare il tempo.

Sono proprio questi orologi che in qualche modo hanno portato poi all’ora digitale raffigurata con il LED, di cui sarà pioniera Hamilton che nel 1970 presentò il Pulsar, un orologio con display LED e cassa in oro che ai tempi costava quanto un auto sportiva.

Sono gli anni dell’allunaggio, del progresso, e un orologio del genere, un game changer vero e proprio, non può che attirare l’attenzione di tutti. E per tutti intendiamo proprio tutti. Sebbene fossero solo 400 pezzi in tutto il mondo, il P1 è andato a compiacere le personalità più disparate, da Elvis Presley all’imperatore d’Etiopia, passando per le boutique di Tiffany, dalle quali vedremo uscire dei “Pulsar – Tiffany”, oggi realmente rilevanti a livello di collezione.

La vera svolta del LED fu però nel 1973, con il Pulsar P2 in acciaio, ai tempi più costoso di un Rolex Submariner. Questo andò a conquistare i più avveniristici. Nel corso della storia lo abbiamo visto al polso di Keith Richards, Jack Nicholson, Peter Sellers, Elton John, ma anche a Gianni Agnelli e a Roger Moore in James Bond, nel film “Agente 007 – Vivi e lascia morire“.

Il P2, rispetto al primo Pulsar, aveva il vantaggio di avere il tasto per “accendersi” sulla destra – risultando quindi più simile a un normale orologio, con un’estetica minimalista ma molto riconoscibile – e il tipico funzionamento ad accensione, per cui l’ora veniva mostrata per soli 1,25 secondi.

I vantaggi di un orologio di questo tipo sono molteplici: avviata e portata a termine la ricerca sulla carica dell’orologio, il display permetteva una perfetta visibilità notturna, un uso molto semplice e comprensibile, una leggibilità notevole… ma soprattutto profumava di progresso.

Ah, non dimentichiamocelo: avere uno schermo permette di mostrare l’ora in nuovi modi, come nel caso di Bulova, che è strutturato in modo da consentire la lettura dell’ora dal fianco – e non da sopra, come facciamo di solito – rendendolo più comodo ad esempio per la guida. Complice il progresso tecnologico, inizia poi ad approdare anche il comando legato al movimento del polso, che porta all’illuminazione dell’ora proprio quando giriamo il braccio per controllarla.

Da quel momento furono moltissimi i brand a competere nella scalata al LED: da Bulova con il Computron ad HP fino al dilagare dell’LCD, che d’improvviso ha soppiantato questa tecnologia, questa estetica e questi marchi, aprendo la strada a Seiko e Casio – nomi che probabilmente conoscete molto bene. Diversa tecnologia, simile estetica e prezzi molto più contenuti. Si chiude così un capitolo di storia importante, in cui la lancetta viene messa da parte – almeno per un certo periodo – in favore del progresso.

Il comeback di questi orologi che ci hanno accompagnato negli scorsi anni è come sempre atteso, previsto e forse finalmente arrivato. È dal 2018 che, forse stufi di vedere sempre le solite cose, si inizia ad assistere a un ritorno dell’orologio a LED, oggi non più costoso come un tempo, ma piuttosto concepito quasi come un oggetto di design.

Cominciano Hamilton (con un omaggio al Pulsar P2) e Bulova, la quale riporta in vita il proprio Computron in vari colori e con uno spirito molto attuale. Se la pandemia, la ripresa del mercato e i gusti più uniformati hanno rallentato fino ad oggi la diffusione di questo fenomeno, il 2022 sembra essere invece l’anno giusto: dirompente è il Girard Perregaux Casquette che, assieme ad altri, fa da locomotiva a un treno di orologi molto futuristici che tentano di far rientrare il LED nelle nostre ricerche.

Nel caso del Casquette, l’ora digitale nella sua massima espressione viene accostata ad altre caratteristiche di tutto rispetto, come i materiali scelti (ceramica) che nobilitano e rendono pienamente moderno il pezzo, oltre a una comunicazione precisa e rivolta al giusto pubblico: una generazione ansiosa e affamata di novità, di stupore e di emozioni, che un oggetto di questo tipo sa trasmettere sicuramente più di altri.

Ma non è da solo: in questo stesso anno diversi brand si stanno approcciando al segmento LED, forse accomunati da un gusto vintage, forse poveri di idee o forse più visionari di quanto crediamo. È il caso del Cyberpunk 2077, che va proprio a sposare e ad inserirsi nel mondo del videogioco omonimo, fondendo quindi più settori e passioni.

Il punto d’arrivo, per il quale si può parlare forse di comeback, è duplice. Da un lato il sopracitato Casquette 2.0, e ancor di più l’ondata di commenti e attenzione mediatica richiamata. Dall’altro lato, invece, un segnale forte: l’ingresso nel Metaverso da parte di un orologio. E perché proprio un LED Watch?

A darci questo colpo di coda è sempre Bulova, con un Computron ridisegnato e pronto per essere posizionato sul polso del proprio avatar su Decentraland. Quest’ultimo Metaverso è infatti da poco protagonista di esposizioni ed eventi legati a moda e orologi e, come tale, sembra essere il posto perfetto per indossare un orologio avveniristico.

Il Bulova Computron D-CAVE, per altro, oltre ad usare il colore verde anche per i propri LED, distinguendosi così dalla massa, sfrutta il concetto di trasparenza della cassa (solitamente usato sul retro degli orologi per farne vedere il meccanismo) per mostrare invece da sopra il circuito e il cuore – non “pulsante”, ma cibernetico – dell’orologio, conferendogli un’estetica ancor più nuova e di rottura, restando nel mondo dell’orologio da polso ma mettendo radici in universi talmente lontani da non essere nemmeno chiari a tutti.

La storia del LED, quindi, non è nuova e, se lo portavano anche Elton John e Andy Warhol, forse non è così strano che possa ritornare. Ma sta davvero tornando di moda? Forse solo le scelte future di Kanye West ce lo potranno dire.