Guè non guarda in faccia nessuno

Tra il 2016 e il 2018, quando la trap iniziava a rubare spazio al rap per come lo avevamo conosciuto fino ad allora, ci domandavamo chi sarebbe rimasto di quei nomi che c’erano stati fino a quel momento. La necessità era di innovarsi, cambiare, e Guè è stato quello che tra tutti ha trovato il compromesso migliore.

Da veterano del genere hip hop nudo e crudo, Guè è stato capace di indirizzare la sua musica verso il sound delle nuove leve con una naturalezza disarmante, senza perdere tempo a criticare o guardar male. Ha mantenuto il passo, accolto le nuove leve ispirando e lasciandosi ispirare, per poi consacrarsi in una posizione tale da permettersi di fare quasi un passo indietro: tornare al suo posto, portando il rap vecchio stile anche nelle cuffie di coloro che lo hanno conosciuto negli anni d’oro della trap.

Dopo un album fatto per aprirsi al mondo e coinvolgere nomi come Jadakiss e Rick Ross, così da realizzare il sogno, “Madreperla” è di nuovo un disco che non ha bisogno di nessuno. I nomi ci sono, ma adesso sono loro ad adattarsi alla musica nuda e cruda di Guè.

Sound anni ‘80/‘90, sample dall’inizio alla fine, punchline che saltano da una strofa all’altra. Guè ha riportato indietro Bassi Maestro e gli ha dato il compito di cucirgli la tela intorno senza particolari richieste: solo rap come si faceva una volta. “Madreperla” è a tutti gli effetti un feticcio nato dalle menti di due appassionati. Non è scontato nel 2023 buttare fuori un disco che probabilmente parlerebbe meglio a una nicchia, e non è scontato partire con l’idea di realizzare un album di sample, considerando che gli introiti diminuiscono in base alle cifre da pagare ai loro proprietari.

Di fatto, Guè sembra aver capito più di tutti che la cultura hip hop non ha bisogno di essere protetta, di qualcuno che dica cosa è o cosa non è e le si approcci di conseguenza negando tutto ciò che c’è di diverso. La cultura hip hop è uno stile di vita: o ci sei dentro o non ci sei, e va assecondato, ne va seguito il flusso e arricchito di conseguenza. E Guè c’è dentro fino al collo – il suo outfit con il maglione Coogi come Biggie, jeans chiari e durag ne sono solo la più evidente dimostrazione. Non è appropriazione, è letteralmente mettersi a servizio. 

Non è un disco fatto per vendere, e può farlo perché ormai Guè gode della libertà di poter fare ciò che vuole. Con “Madreperla” il rapper ha urlato di nuovo, forte e chiaro, che a lui non frega niente di fare musica per gli altri, la fa per la cultura.