Hermès: la modalità di vendita delle Birkin finisce sotto accusa

Se c’è un prodotto che rappresenta il “mostro finale” per ogni fashionista, questo è sicuramente una borsa di Hermès, Birkin o Kelly che sia. Le leggende narrano, infatti, che riuscire ad acquistare una qualsiasi versione di uno dei due prodotti sia un onore riservato a pochissimi clienti selezionati e VIPs. Ora però Hermès è stato coinvolto in una causa collettiva per violazione delle regole antitrust statunitensi, proprio riguardo alla strategia di vendita delle cosiddette “quota bag”. 

@clairechanelle Shopoing at the Hermes boutique in Cannes. I got a quota bag! #cannes #hermes #hermesshopping #hermesgrizzly #birkin #grizzlybirkin #kelly #birkin30 ♬ original sound – Claire Chanelle

Due clienti californiane hanno infatti accusato la maison francese di averle obbligate ad acquistare altra merce di altre categorie di prodotto, come abbigliamento e oggetti d’arredamento, prima di dare loro la possibilità di comprare una delle famigerate Birkin. Secondo le normative, questa pratica di “raggruppare” i prodotti è considerato un abuso del proprio potere di mercato. A supporto dell’accusa ci sarebbe anche il compenso extra che gli addetti alle vendite ricevono se riescono a vendere prodotti che non siano Birkin, che dovrebbe aggirarsi intorno al 3% per “prodotti ausiliari” e all’1.5% per altre borse.

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Con l’aumentare nell’ultimo periodo dell’interesse intorno alla Birkin, acquistarla è diventato sempre più difficile, tanto che sui social si possono trovare numerosi video di top clients che raccontano la loro esperienza di acquisto e spiegano al pubblico la loro strategia per arrivare a mettere le proprie mani su una di esse. Non è la prima volta che qualcuno racconta di aver potuto comprare una Birkin o una Kelly solo perché avevano un “profilo” o uno “storico di acquisti” sufficiente, ma ora questa strategia è stata accusata pubblicamente