Il crossover tra Gucci e Balenciaga va avanti in una dimensione fuori dal reale in cui cloni di Eliza Douglas — modella-artista che ha aperto e chiuso tutti gli show di Balenciaga dal 2015 — si susseguono in modo quasi alienante portando un messaggio di duplice interpretazione da parte di Demna Gvasalia, il tutto sulle note di una versione robotizzata di La Vie en Rose di Edith Piaf.
La presentazione della collezione non rispetta nessun tempo e modo delle sfilate tradizionali: a partire dal titolo stesso dello show, “Clones”, che rimanda all’idea di identità e di quanto questa sia minata dai trend e dal clonaggio che questi producono. La collezione si fa narrazione del gap tra reale e virtuale. Una narrazione possibile solo grazie alla comprensione di Gvasalia per il mondo digitale, che ha permesso la creazione del forte immaginario del brand su internet.
“È uno show che non è mai accaduto” commenta Gvasalia ridendo “ma i vestiti sono reali, quelli sono stati fatti davvero”. In effetti nessuno era presenta alla sfilata, nessuno dei partecipanti era reale, solo cloni di personaggi e ideali, vestiti di trend e pezzi iconici che sono fortemente identificatori del lavoro di Demna Gvasalia. “La presentazione della collezione Spring 2022 di Balenciaga considera i nostri mutevoli sensi della realtà attraverso la lente della tecnologia” racconta la nota di stampa, ricalcando la discrepanza digitale tanto cara a Gvasalia e che lui ha saputo usare sapientemente per comunicare con una audience sempre più giovane e fortemente digitalizzata.
Le appropriazioni lecite tra Gucci e Balenciaga rimarcano il tema delle realtà alterate del brand, spesso nelle mani della tecnologia e in balia dei suoi stessi trend, risultando in hackeraggi come quello visto sulla classica tote bag di Gucci che questa volta è marchiata Balenciaga, con monogram BB e tag in spray che recita “This is not a Gucci Bag”. Proprio come per il lato di Gucci di questo Hacker Project, ci si aspetta un grandissimo successo anche per i prodotti Balenciaga che si appropriano dei codici dell’altra maison. Mentre la collezione sarà disponibile nei negozi a partire da novembre 2021, queste tote bag marchiate a mano verranno vendute come limited edition.
“Vediamo il mondo attraverso un filtro — perfezionato, ripulito, conforme, photoshoppato” riportano le note sulla sfilata, “non decifriamo più tra alterato e inedito, genuino e contraffatto, tangibile e concettuale, fatti e finzione, falso e deepfake”.
Sterile e monotona: così si può definire la sfilata di Balenciaga per la sua SS22. Nessuna connotazione negativa dietro questi due aggettivi, soltanto la reazione al tema del “clonato” — e robotizzato se vogliamo — pensato da Demna Gvasalia per questa stagione. In attesa trepidante della couture della maison in arrivo a fine giugno a Parigi dopo 53 anni fuori dalla scena dell’alta moda, Balenciaga ha voluto essere diretto ed efficace.
La visione nichilista e distruttiva che fa da sempre parte del processo creativo di Demna Gvasalia torna anche qui: nell’hackeraggio con Gucci che dissacra l’intoccabilità delle due maison e nel tema del clone che ripete e ripresenta gli stessi concetti, trend ed elementi di design senza aggiungere niente di nuovo, senza effettivamente dire niente.
Con il look finale della sfilata di ieri potremmo aver avuto un assaggio della couture, ma se davvero Gvasalia ha scelto di non dire niente nella sua collezione ready to wear, possiamo aspettarci i fuochi d’artificio per lo show della couture che ci attende? O questo spirito sterile e dissacrante accompagnerà tutte le prossime sfilate, segnando un’era ancora nuova per il designer e la maison? Balenciaga ha annunciato con il tono schietto di chi non vuole più edulcorare il suo storytelling che “la tecnologia crea realtà e identità alternative, un mondo di cloni digitali” lasciandoci in attesa della prossima mossa.