Alla fine dei giochi, nonostante il lungo periodo di stallo che ci ha fatto temere lo slittamento delle uscite, non è assolutamente vero che il 2020 è stato un anno carente. Al contrario, nel tentativo di trovare un’alternativa, sono molti gli artisti che hanno deciso di lavorare il doppio, pubblicare raccolte inedite e fare musica per riempire il vuoto.
Oltreoceano, Lil Uzi si è ripreso tutto ciò che non aveva colto negli ultimi anni, Kid Cudi ha ridato vita a una saga iniziata 10 anni fa e 21 e Metro Boomin si sono messi sotto per prendersi il trono. In Italia, invece, molti hanno colto l’occasione per pubblicare i cari vecchi mixtape, aspettando il momento giusto per lanciare la bomba.
È anche vero che la situazione si è ripresa un po’ in ritardo, quando gli artisti hanno iniziato ad accorgersi che l’intervallo di tempo stava diventando troppo lungo. Ed è proprio in questo intervallo che abbiamo avuto l’opportunità di scavare e scoprire, dando spazio a progetti che forse, in un periodo più frenetico, avremmo ascoltato troppo velocemente. Motivo per cui, mentre tutti quanti concentrano l’attenzione su progetti mainstream, noi di Outpump Music abbiamo deciso di ripercorrere la nostra libreria musicale e consigliarvi quei dischi del 2020 che potreste esservi persi, ma che meritano di essere ascoltati.
Riccardo Primavera | “PTSD” – G HERBO
Classe ’95 con alle spalle un rapporto complicato con la legge, G Herbo è uno dei nomi più in vista della nuova scuola di Chicago. La tensione della sua città, il grigiore delle sue strade e il sangue che scorre sui suoi marciapiedi sono spesso stati i protagonisti dei suoi testi, ma in “PTSD” ha cambiato prospettiva. Il suo punto di vista ha smesso di essere distruttivo, e nel disco – uscito a febbraio – riflette sui problemi della città, su quanto la violenza delle gang crei traumi spesso incurabili, e su quanto sia difficile convivere con quei traumi. L’apice arriva con la title track, “PTSD” – acronimo che sta per “stress da disturbo post-traumatico” -, nella quale coinvolge Juice WRLD, Lil Uzi Vert e Chance The Rapper.
Riccardo Primavera | “PIANO B” – SILENT BOB & SICK BUDD
Il 2020 è stato un anno surreale, ma è anche vero che nelle prime settimane, a gennaio, nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo. In un clima ancora carico di aspettative e speranze per l’anno nuovo, il 22 gennaio Silent Bob e Sick Budd pubblicavano “Piano B”, il primo album ufficiale del rapper classe ’99. Il rookie della scuderia Bullz Record con il primo disco ha stregato tutti, pubblico e critica. “Piano B” è un disco denso, impegnativo, diretto e brutale, ricco di riflessioni e introspezioni. Il cinismo e la lucidità con cui Silent Bob racconta la realtà che lo circondano sono disarmanti (in senso buono). Le collaborazioni di spessore di Dium, Warez, Il Profeta, Crookers e Massimo Pericolo arricchiscono il risultato finale.
Greta Scarselli | “FROMBEYONDTHEGRAVE” – BONES
Armi, violenza e tanta voglia di evadere da questo mondo. Se dovessi descrivere in tre parole la musica di BONES lo farei così. La pandemia non lo ha toccato e dopo l’uscita di due progetti è arrivato “FromBeyondTheGrave”, un disco breve e incisivo, cupo e diretto, che può tenervi compagnia nei giorni no per appena 24 minuti. Il 26enne statunitense porta avanti quell’emo rap dalle influenze rock che difficilmente si trova nel mainstream, la scelta di restare nell’underground gli è necessaria per restare fedele ai suoi testi e alla sua persona.
Greta Scarselli | “LA DANZA DELLE STREGHE” – TOMMY TOXXIC
Solo la copertina non può che convincerci: “La Danza Delle Streghe” è stata una ventata d’aria fresca tra la musica dei nuovi artisti che si affacciano al genere. 15 tracce che attraversano i pensieri di una mente articolata e un lavoro capillare al livello di produzioni, curato per la maggior parte da Nikeninja. La diversità di Tommy sta nel voler mettere le basi per qualcosa di nuovo, di suo, non di qualcosa che è già presente; i testi sono pieni, densi, e l’ascolto che a primo impatto può sembrare semplice si rivela invece a più piani di lettura. Scavare diventa fondamentale per capire la persona dietro l’artista, noi abbiamo già cercato di farlo aiutandoci con le sue parole.
Matilde Manara | “ALFREDO” – FREDDIE GIBBS
Un disco estero uscito quest’anno che assolutamente non può mancare al repertorio di un amante del rap fatto bene è “Alfredo” di Freddie Gibbs. L’album si annuncia un capolavoro già dalla prima traccia. “1985”, infatti, con quel riff incredibile di chitarra, si autoelegge come l’intro più accurato che Gibbs potesse regalare al suo progetto. Il disco cresce pezzo dopo pezzo, grazie anche alle incredibili produzioni di The Alchemist che, attingendo da un ottimo repertorio jazz R&B e soul, firma l’intero album.
Matilde Manara | “QHOLLA” – DERIANSKY
Da questo lato dell’oceano, invece, un disco che forse ti sei perso è “Qholla” di Deriansky, piccolo prodigio classe ‘99 di casa Asian Fake. In questo album sperimentazione e flow si fondono a servizio di un progetto davvero interessante e totalmente autoprodotto. Testi e strumentali grevi convivono con parti più melodiche senza generare alcun attrito, denotando un’invidiabile consapevolezza per un disco d’esordio. Metti in play.
Claudio Pavesi | “FROM KING TO A GOD” – CONWAY THE MACHINE
Se si parla di rap, non si possono non citare gli esponenti di Griselda Records, specie in questo anno dedicato ai loro progetti individuali. Già “Burden of Proof” di Benny the Butcher è stato un fantastico mix di rap crudo, suoni commerciali e featuring importanti, ma “From King to a God”di Conway the Machine è quanto di più c’era bisogno. Il primo album di Conway parte da un mix di producer che spazia da Murda Beatz a DJ Premier, il tappeto perfetto per una narrazione che tocca tanta sofferenza quanto egotrip. “Ameenah’s Van”, pezzo della Deluxe Edition, comincia dicendo «The streets needed this gospel, I said, “Don’t worry, I got this”» e ciò non potrebbe essere più vero.
Claudio Pavesi | “5 BAMBOLE PER LA LUNA D’AGOSTO” – GIONNI GIOIELLI
La verità è che nessuno si sarebbe aspettato il disco dell’estate da Gionni Gioielli ma “5 Bambole per la luna d’agosto” regge talmente bene che va oltre le stagioni. Gioielli ha fatto un disco leggero e dal facile ascolto ma contemporaneamente ricco di citazioni tra tutti i campioni utilizzati e i riferimenti alla società italiana della seconda metà del Novecento. Insomma, un prodotto che vale per svagarsi ma anche per un ascolto approfondito che conduce a una ricerca interessante che tocca musica, politica, moda e gastronomia, uno studio che abbiamo già provato a fare su Outpump: se volete cercare di approfondire questo particolare progetto, trovate qui l’articolo dedicato.