Le release di Rolex lanciate la notte tra il 31 agosto e il 1° settembre hanno alzato un gran polverone fatto di critiche – positive e negative -, spaccature tra gli appassionati del marchio e prese di posizione di vario tipo. Chi non se lo aspettava probabilmente non segue le vicende di “alta finanza” che accompagnano il mercato dei Rolex da qualche tempo a questa parte.
Ormai Rolex vive in una bolla a sé, quella speculativa. Che si tratti di pura strategia di marketing o del segno lasciato dall’imponente tradizione del brand poco importa, avere un Rolex sportivo al list price sta diventando sempre più un’impresa per pochi.
Quando la casa coronata mette sul mercato una nuova referenza sportiva spesso i concessionari ufficiali chiudono le liste d’attesa permettendone l’accesso a pochissimi facoltosi clienti.
I rivenditori non ufficiali, di conseguenza, ritoccano al rialzo i prezzi delle referenze più ricercate giocando sulla delusione dei restanti clienti che si predispongono a sborsare cifre anche superiori al doppio del listino. Seguono i pochi fortunati in lista d’attesa che magari assaporano già la sensazione del prossimo resell d’autore. Tanto guadagno con pochi sforzi.
Le liste d’attesa vengono chiuse, Rolex produce sempre le stesse piccole quantità di prodotto a fronte della richiesta sempre maggiore e il mercato parallelo ringrazia.
Quando lo scorso anno alla fiera di Baselword, Rolex presentò il nuovo GMT-Master II “Batman” la bolla si gonfiò inesorabilmente. Un anno dopo l’uscita del primo GMT “Pepsi” con ghiera in ceramica, la casa coronata sfrutta l’hype raggiunto dal modello GMT. Basta una piccola variazione estetica a far esplodere una follia generalizzata: il bracciale Jubilee. I prezzi dell’allora nuovo Batman schizzano al limite. In più – dettaglio di non poco conto – va precisato che nei mesi precedenti diversi rumors davano come certo l’addio al catalogo Rolex da parte del GMT “Batman”, entrato in famiglia soltanto nel 2013. Un caso?
Sulla scia di questo esempio che ci dimostra come Rolex abbia in mano le redini del proprio mercato, torniamo alla notte del 1° settembre, quando si è scritta l’ennesima pagina di questo avvincente thriller economico.
Dopo l’abbandono della fiera di Baselworld del prossimo gennaio, il destino delle nuove referenze sembrava scritto. Inoltre, svariati forum avevano lasciato trapelare una quantomai comprensibile volontà della casa orologiera di rimandare le nuove uscite al 2021, vista la situazione di incertezza globale. Ma con l’ennesimo colpo di scena – anticipato di pochi giorni anche in questo caso da voci di corridoio vicine al marchio – arriva il tanto atteso momento. La caccia al render più affidabile non ha più senso perché allo scoccare della mezzanotte Rolex comunica l’ingresso in catalogo delle nuove referenze con le prime immagini.
Ma quali sono le novità? Oltre lo Sky-Dweller ref. 326238 con cassa in oro giallo o rosa 18ct da 42mm equipaggiato di serie con cinturino nero Oysterflex, le nuove uscite investono anche la fascia “entry level” del marchio. Infatti l’Oyster Perpetual si rifà il look da un lato con il nuovo 41mm che sostituisce il vecchio 39mm, dall’altro con i doppi indici a ore tre, sei e nove e le nuove colorazioni – sia sui 41 che sui 36mm – che vanno dai più classici argentè e nero con lavorazione “soleil” ad intensi colori pastello dalle campiture piatte.
Le luci dei riflettori, però, hanno illuminato il vero protagonista: il Submariner. L’attesa era tutta per uno dei diver più iconici della storia, in quanto da diversi anni se ne attendeva un restyling. E le aspettative non sono state disattese. Nuovi calibri, 3235 per il Submariner Date e 3230 per il Submariner (lo stesso degli Oyster Perpetual). In sostanza una maggiore efficienza e costanza nella tenuta del tempo con in più una riserva di carica portata a 72 ore. Ma non solo. A far parlare di sé sono state anche le nuove colorazioni e soprattutto le dimensioni.
L’annunciata uscita di scena dell’Hulk viene accompagnata dal nuovo Kermit, il cosidetto “ghiera verde” famoso per essere stato il modello celebrativo del cinquantesimo anniversario del Submariner, che viene dotato di una luminosa ghiera in materiale ceramico (Cerachrom). Il Kermit è affiancato da un nuovo gemello “diverso”, la ref. 126619LB con quadrante nero e ghiera azzurra. Attenzione a un dettaglio. Le maglie centrali lucide del bracciale Oyster ci rivelano dov’è la vera differenza: oro bianco e un prezzo di gran lunga superiore. Controllare per credere.
Se c’è un aspetto, però, che ha creato più caos poco dopo la release e nei giorni seguenti, questo è quello legato alle dimensioni. Un capolavoro per alcuni, uno sgarbo alla tradizione per altri. Ma Rolex fa il doppio gioco e alla fine mette d’accordo un po’ tutti. I nuovi Submariner, infatti, hanno un diametro dichiarato di 41mm, per molti inconcepibile visti i tradizionali 40mm. Ma se ci si sofferma sul prodotto e non soltanto su una cifra sterile si può scoprire molto di più.
I vecchi Submariner “sei cifre” piacquero tanto agli esibizionisti della corona per via delle anse corte e larghe che conferivano un aspetto di gran lunga più massiccio e imponente al segnatempo. Quasi quadrato per certi versi.
Ad oggi, invece, abbiamo i “nuovi sei cifre” con un diametro più ampio, certo, ma anche e soprattutto con le anse più assottigliate di mezzo millimetro per lato e i terminali del bracciale da 21mm anziché da 20mm. Ciò comporta una perdita di un millimetro totale per lato tra le anse e un bracciale che guadagna un millimetro in più di differenza con la sua parte più stretta, ossia quella in corrispondenza della clasp.
Il risultato? Un segnatempo molto più fedele ai vecchi e tanto amati Submariner “cinque cifre”. Rolex va incontro alla clientela che vorrebbe orologi più vistosi e da esibire, ma non delude l’osservatore più attento e appassionato del marchio, legato alla tradizione e alle sue forme.
Chi critica è nel mezzo e spesso lo fa senza cognizione di causa. Un po’ come le critiche che stanno accompagnando le nuove colorazioni degli Oyster Perpetual.
La casa coronata a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 ha prodotto Day-Date denominati “Lacquered Stella” o “Stella dial” con colorazioni molto accese create a mezzo di un complesso processo di laccatura. Ultimamente questi pezzi sono divenuti molto ricercati dai grandi collezionisti tanto da aver portato alcune case d’asta come Phillips alla creazione di aste a tema.
Rolex sa cosa accade tra i collezionisti, così come sa che era giunta l’ora di definire un maggior distacco tra il Datejust e l’Oyster Perpetual no-date, da sempre considerato una variante più semplice in quanto senza data. Così, il no-date inizia ad avere una sua storia, svelando il suo animo sportivo e giovane. Di riflesso il Datejust, pur essendo in acciaio, risulta più elegante e affascinante del solito. Minima spesa, massima resa.
Inoltre e per inciso, Rolex non è stata l’unica maison di lusso ad utilizzare i colori per rendere accattivante un proprio prodotto. Infatti, negli anni della “crisi del quarzo”, anche Cartier ha sperimentato i colori su una linea di Tank più economica detta “Le Must”. Ebbene sì, ora sono molto ricercati e all’epoca hanno salvato la maison francese dal baratro.
Dunque, per coloro i quali lamentavano un’ormai costante mancanza di novità da parte della casa di Ginevra, questo è l’anno giusto per ricredersi. Anche se molti continuano a parlare di fallimento, le innovazioni ci sono state come non accadeva da tempo e il mercato è pronto a farcelo notare.