I politici americani si vestono sempre più casual

Lo scorso anno il Senato degli Stati Uniti ha allentato il codice di abbigliamento fino a quel momento mantenuto per consuetudine: oggi le senatrici e i senatori del Paese non sono più obbligati a indossare abiti formali per andare in aula. Negli ultimi anni c’erano già stati alcuni casi in cui diverse personalità della politica statunitense avevano optato per un abbigliamento diverso da quello che per decenni è stato considerato consono. Il caso più noto è quello del senatore Democratico John Fetterman, un personaggio molto popolare nella politica degli Stati Uniti, che da tempo va in Senato in felpa e pantaloni corti.

Anche il Repubblicano Ted Cruz una volta si era presentato in aula dopo aver giocato a basket, indossando pantaloncini e scarpe da ginnastica. La senatrice Kyrsten Sinema in passato ha invece presieduto una seduta vestita con una maglietta nera sotto a un gilet di jeans. Tra le norme che disciplinano le funzioni del Senato non c’è mai stato un obbligo sul codice di abbigliamento, ma fino allo scorso anno per consuetudine solitamente gli uomini adottavano un completo con la cravatta, e le donne abiti o giacche che coprono le spalle. Negli anni, come ricorda il New York Times, sono poi stati via via permessi vestiti un po’ più informali, come quelli senza spalline per le donne. In Italia, al contrario, a chi fa politica è ancora richiesto un abbigliamento «sobrio»; in particolare, in aula «gli uomini devono indossare giacca e cravatta», precisa il sito del Senato.

A differenza della controparte maschile, alle donne che sono in politica è richiesto (volente o nolente) uno sforzo in più in tema di vestiti, soprattutto quando ambiscono a ricoprire ruoli di potere. Gli uomini, infatti, possono ricorrere – senza troppo impegno – al tradizionale completo scuro con giacca e cravatta, che dall’Ottocento rappresenta la tipica uniforme per le occasioni formali. Viceversa alle donne è in qualche modo richiesto di mantenere un approccio più creativo in questo senso, e scegliere in maniera accurata i propri vestiti. Molte personalità femminili della politica nel tempo hanno deciso semplicemente di rivisitare la divisa maschile (cioè il completo-pantalone), optando per toni pastello o colori vivaci. La figura più nota di questo modello di abiti, chiamato pantsuit, è stata Hillary Clinton. Ma anche Nancy Pelosi, una delle donne più potenti della politica statunitense, così come l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel hanno spesso sfruttato la versatilità dei pantsuit. Soprattutto in passato, alcune personalità politiche hanno invece preferito indossare soluzioni apparentemente più femminili, ma molto “ingessate”, come la giacca e la gonna sotto il ginocchio – è ad esempio il caso delle britanniche Margaret Thatcher e Theresa May.

In occasione della convention del Partito Democratico di quest’anno, Kamala Harris – candidata alla presidenza degli Stati Uniti – si è presentata con un completo color blu navy, e una camicia dello stesso colore allacciata al collo con un fiocco. L’abito, dai pantaloni larghi in fondo, è stato fatto su misura da Chloé, marchio che da quest’anno è diretto della stilista tedesca Chemena Kamali, molto apprezzata nel settore. La scelta di non farsi vestire da uno stilista americano è stata parecchio criticata, perché è dai tempi del primo presidente americano George Washington che i presidenti e le First Lady indossano quasi sempre brand statunitensi nelle occasioni importanti. Ma come riportano gli osservatori del settore, Kamala Harris avrebbe deciso di farsi vestire da Chloé perché è un’azienda guidata da donne, i cui abiti sono pensati per far sentire a proprio agio e comode le stesse donne. Questo approccio al vestire negli ultimi quattro anni è diventato la firma di Harris. A farci caso, per molto tempo l’attuale candidata democratica ha proposto un’immagine di sé estremamente informale. Harris abbinava spesso giacche e sneaker: su una copertina del 2020 di Vogue indossava ad esempio un paio di Converse. Con ogni probabilità questo mood volutamente poco ingessato e comodo si è evoluto nel suo stile attuale – che come la linea di Chloé presenta per certi versi un un gusto bohémien ma al tempo stesso intellettuale.