Situata nel mezzo di una valle relativamente piccola in una delle regioni più produttive d’Italia, l’Emilia Romagna, a pochi kilometri fuori da Modena, Concordia sulla Secchia è una tipica cittadina provinciale caratterizzata da una popolazione in diminuzione e una quasi totale mancanza di intrattenimento. Le estati sono calde e vuote; le zanzare hanno la meglio sul resto degli abitanti e l’odore del letame riempie l’aria, già di per sé umida. Gli inverni sono scuri e deprimenti; la nebbia spessa si poggia, pesante, sulle strade dalla mattina alla sera, come muri eterei di vapore condensato che si ergono sul panorama rurale. Tra la gente del posto c’è un modo di dire che recita: “se impari a guidare qui, puoi guidare bendato ovunque”. È la verità.
Una lunga strada principale fiancheggiata da olmi attraversa il paese, dividendo intere file di case monofamiliari a colori pastello che tanto sono distintive della zona. Ogni tanto compaiono delle piccole attività, ma non pensiamo si stia parlando di boutiques e negozi all’avanguardia. Sono le panetterie a conduzione famigliare, i fruttivendoli e le macellerie che lavorano i prodotti locali a segnare sovrane. “La Bassa” – come quest’area viene definita dalla sua popolazione – è un posto senza particolari meraviglie. È calmo, sicuro e monotono. Non accade mai nulla di straordinario; gli abitanti sono soliti parlarsi con il dialetto locale, ed è più facile vedere gruppi di anziani godersi lunghe pause al proprio bar preferito, piuttosto che notare intrepidi teenager bere spritz a fine giornata. Nel 2012 la zona è stata soggetta a forti terremoti che hanno danneggiato e distrutto la grande maggioranza degli edifici locali, oltre che gli onnipresenti agriturismi. Concordia è stata una delle località più colpite e tuttora porta i segni di questa tremenda e inaspettata catastrofe naturale, più visibilmente nel centro città, dove quasi ogni palazzo è tenuto assieme da un intricato sistema di impalcature e tubi metallici. È in questo remoto contesto, in cui il tempo rimane sospeso, che si può trovare l’Owenscorp bar: la caffetteria e tavola calda di Rick Owens.
Ubicato alla base di un condominio piuttosto anonimo risalente agli anni ’70 e dipinto con una tonalità piuttosto noiosa di celeste, l’Owenscorp bar è una vera gemma nascosta portata avanti da un uomo che non ha chiaramente nulla in comune con il noto stilista. All’interno il design è lineare, tonalità crema si contrappongono a un nero intenso, in tipico stile Rick Owens. Sedie in legno fatte a mano arricchite da una seduta nera in pelle completano un ambiente caratterizzato da semplici tavoli laccati in nero; i muri bianchi sono invece decorati da uno strano murale rappresentante scarabocchi che ricordano montagne e fulmini. L’elemento che cattura maggiormente l’occhio, però, è senza dubbio il pavimento in terrazzo. Se non sapessi con certezza del legame tra Rick Owens e questo luogo, mai avrei immaginato che lui ne fosse il proprietario. Oltre all’ovvio e plateale branding sulle bustine di zucchero e le uniformi dei baristi, o la palette di colori che permea lo spazio, nessuno degli elementi presenti comunica la sua distinta personalità e il particolare nonché indecifrabile gusto estetico. Mancano grotteschi elementi di mobilio, così come i ripiani dei tavoli sorretti da sculture nella forma di donne rannicchiate su sé stesse. L’Owenscorp bar può tranquillamente essere un punto di ristorazione locale a cui è stato aggiunto un tocco futuristico per distaccarlo dagli altri. Al piano superiore del medesimo palazzo, a osservare come un punto di vedetta le vie di Concordia, troviamo l’attico super minimale – e oltremodo fotografato – di Mr. Owens. A pochi passi di distanza, un magazzino rivestito di pannelli solari ospita il suo atelier. Ma come ha fatto Rick Owens a ritrovarsi in una remota cittadina nel mezzo del nulla? La risposta è semplice: Olmar and Mirta.
All’inizio degli anni ’10 del nuovo millennio, un decennio dopo i primi contatti tra le due entità per motivi di produzione, il marchio americano ha chiuso un accordo di partnership con il noto fornitore italiano, creando quindi OWENSCORP – la società madre sotto il cui ombrello sono raggruppati tutti gli sforzi professionali di Rick Owens. A seguito di questa rivoluzionaria operazione commerciale, Owens si è apparentemente innamorato di questo piccolo appezzamento di terreno – un ambiente estremamente lontano dalla sua nativa California –, un sentimento che ha portato con sé anche la voglia di rivitalizzare Concordia partecipando attivamente alla restaurazione e rimessa in moto del paese. Il designer, infatti, ha adornato con le proprie mani l’area circostante donando una nuova piazza al quartiere in cui ha scelto di vivere. Fonti vicino al brand dicono che stia lavorando anche alla costruzione di una scuola di moda. Ma stiamo trascurando un elemento fondamentale: perché proprio un bar?
La leggenda narra che il creativo californiano, stanco di essere pesantemente giudicato dai sempre più straniti Concordiesi – che probabilmente mai avevano visto un tale esemplare di essere umano calpestare il terreno della loro umile città – ha deciso di aprire il suo personale ristorante con l’obiettivo di evitare i menzionati sguardi inquisitori. Giulia Vancini – architetto di Milano ma originaria di Concordia Sulla Secchia – mi ha confidato che, oltre ad aver preso il controllo del bar e di altri spazi immobiliari, Rick Owens ha comprato anche la casa dei suoi nonni, con annesso deposito che era solito ospitare lo showroom di Martinelli Luce, l’azienda di articoli per l’illuminazione un tempo in loro possesso.
«La presenza di Rick Owens in città è diventata lentamente sempre più normale» mi racconta Giulia. «Più tempo passa in paese, più è inserito nello stile di vita di Concordia. Ormai sono un tutt’uno». È sempre Giulia a inviarmi tramite WhatsApp uno screenshot di un messaggio di sua madre che recita quanto segue: «L’ho visto passeggiare fuori dalla nostra vecchia casa (proprio quella dei nonni di Giulia) giusto l’altro giorno».
Tutto sommato – nonostante la realtà distopica che il cittadino onorario della zona ha creato attorno a sé, specie considerando l’assurdità della sua presenza attiva in un paese da meno di 9000 anime – l’avvento di OWENSCORP ha portato nuova energia a un luogo che ne era privo, creando nuovi lavori e opportunità per i residenti. Ha senza dubbio innalzato l’interesse nei confronti di questo posto isolato e altrimenti non considerato dai più. Questo scenario antitetico dà l’opportunità di pensare alle aree suburbane in maniera differente dal solito, ovvero come un polo geograficamente dislocato in cui la vita incentrata sulla creatività può prosperare. Allo stesso modo, possiamo notare l’impatto che le grandi aziende internazionali – incluse quelle della moda – possono avere su questi particolari territori e il loro sviluppo.
Se Rick Owens, arrivato dalla soleggiata West Coast passando da Parigi – la città dell’amore – può trovare conforto stabilendosi in un piccolo luogo isolato come Concordia Sulla Secchia e modellare l’ambiente circostante in base al proprio gusto così da sentirsi maggiormente a casa, cosa può significare questo per l’industria nel senso più ampio del termine? Può la moda di oggi tornare al suo originale splendore riprendendo in mano fabbriche che sarebbero altrimenti costrette a chiudere e convincendo quindi il capitale umano a rimanere in questi luoghi meno ortodossi, se non addirittura attrarne un ulteriore da altri centri abitati ben più rinomati? OWENSCORP potrà essere una realtà unica nel suo genere ma, comunque, dimostra un punto molto importante: la provincia italiana non è morta.