Il cambiamento, in teoria, è sempre positivo (o almeno così reciterebbe un qualsiasi post motivazionale su LinkedIn), ma nel mondo della moda – a volte – è diverso. Oltre a essere motivo di gossip, i cambiamenti di direzione creativa per i brand sono il simbolo di movimento e innovazione. Ma nascondono anche un ambiente non sano.
L’abbandono di Jonathan Anderson da Loewe, dopo 11 anni alla direzione creativa, è stato sentito come un lutto da moltissimi; sono giorni che internet (o almeno il lato moda di internet) ricorda e commemora i suoi anni incredibili alla direzione del brand che forse a questo punto non avremmo mai voluto vedere terminare.

L’ingresso di Matthieu Blazy da Chanel è un tentativo di risollevare le sorti identitarie del brand, così come quello di Demna come direttore creativo da Gucci per l’aspetto finanziario. I movimenti da Gucci sono però anche un modo di “scambiare” il successo della maison all’interno della stessa holding (Kering in questo caso) per centralizzare sempre di più il potere. In sostanza il cambiamento è diventato più un atto necessario per mantenere alta l’attenzione piuttosto che un punto di svolta veramente utile, soprattutto in uno scenario in cui le collezioni si assomigliano sempre di più.
L’unico risultato? Si crea hype e la moda funziona ancora così: quando non lo si ottiene attraverso le collezioni ci si rivolge al turnover continuo di direttori creativi, con lo scopo (almeno iniziale) di lasciare tutti in trepidante attesa di un cambiamento — mentre si compiange nostalgicamente il passato del brand stesso.
In tutto questo, i cambiamenti che avvengono “naturalmente” come l’uscita di Dontaella Versace e Dries Van Noten dai rispettivi brand sono sempre più rari. Non si aspetta mai il “fine carriera” di un designer, anzi, il tempo dato è sempre meno: come se la riuscita di un processo creativo avesse una data di scadenza. Un pensiero figlio anche della velocità dei commenti e delle sentenze sulla riuscita di uno show.
In sostanza: l’entusiasmo che abbiamo nello sperare che il “nuovo Gucci” di Demna sia migliore del precedente è maggiore di quello che proveremo nel guardare il prodotto finale.