É iniziata nel migliore dei modi l’Olimpiade delle calciatrici svedesi, impegnate all’Ajinomoto Stadium di Tokyo contro le campionesse del mondo in carica degli Stati Uniti, imbattute da 44 partite: le scandinave vice-campionesse olimpiche in carica (tra le quali spiccano i nomi di Kosovare Asllani del Real Madrid, Hedvig Lindahl dell’Atletico Madrid, Lina Hurtig della Juventus e tante altre) hanno vinto con un rotondo e inaspettato 3-0 ma soprattutto hanno fatto il loro debutto con i nuovi kit firmati Uniqlo. Già nel gennaio 2019 infatti il brand giapponese aveva firmato un contratto di sponsorizzazione con l’intera spedizione olimpica e paralimpica svedese che lo ha reso Main Olympic Partner e Official Clothing Partner, valido non solo per Tokyo 2020 ma anche per i prossimi Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022, quelli in cui la Svezia vanta una tradizione decisamente più positiva.
A questo iniziale accordo ne è seguito un altro, datato luglio 2020, con cui Uniqlo ha ufficializzato una partnership dedicata con 13 atleti, solamente una piccola parte rispetto ai 134 che prenderanno parte all’intera competizione, suddivisi per 22 sport diversi. Tra questi alcuni in cui la Svezia ha primeggiato nel corso delle scorse Olimpiadi (il nuoto, disciplina in cui eccelle Sarah Sjöström), ma anche ciclismo, pallamano, atletica e golf. Oltre a produrre le maglie da calcio – che ad Euro 2020 erano state prodotte da adidas e che, nelle precedenti edizioni delle Olimpiadi avevano visto susseguirsi adidas, Umbro e H&M – Uniqlo provvederà non solo alla fornitura di tutto il materiale da gara, ma anche a tutto quello che verrà indossato nel corso della cerimonia d’inaugurazione dei Giochi e all’abbigliamento lifewear.
Ovviamente i colori predominanti sono quelli dello stemma nazionale, il giallo della croce scandinava e il blu dello sfondo. Rispetto alle tradizionali maglie da gioco viste in passato, le quattro prodotte da Uniqlo (in versione home, away, third e goalkeeper) differiscono per lo stemma e presentano una gradazione molto chiara (decisamente più simile alle divise prodotte da H&M a Rio 2016) e un pattern particolare composto da piccolissime croci ispirate alla bandiera e che vogliono simboleggiare ‘addition, growth, and connections‘. Il + in realtà è anche il collegamento principale con Uniqlo+, la collezione lifewear pensata appositamente per questa partnership e che poggia su una serie di parole chiave storicamente vicine alla filosofia del marchio asiatico, condivise con il SOK, il Comitato Olimpico Svedese: qualità, innovazione e sostenibilità, ma anche eccellenza, funzionalità, tecnologia, comfort e futuro.
Del colore un po’ sbiadito delle divise da gioco, assolutamente non casuale, delle fibre di poliestere riciclato con cui sono stati fabbricati e di molto altro ha parlato Masahiko Furuta, chief designer e project lead di Uniqlo. Masahiko, che in passato ha già lavorato alla realizzazione dell’apparel olimpico con Issey Miyake, adidas e Asics, ha rilasciato un’intervista molto interessante uscita un paio di mesi fa su WWD, in cui ha chiarito alcuni aspetti legati all’approccio del brand giapponese soprattutto nella fase preliminare di design del prodotto, che in questo caso è stato studiato e pensato con l’ausilio degli stessi sportivi che poi lo avrebbero indossato, venendo incontro alle loro esigenze e servendosi dei loro consigli da atleti. A questo poi è stato aggiunto l’apporto di alcuni professori universitari ed esperti che hanno occupato l’headquarter di Tokyo, dove sono stati accuratamente ricercati e poi scelti i materiali più adatti.
Ero molto curioso di lavorare per Uniqlo perché in aziende di articoli sportivi come Asics e adidas c’è una struttura aziendale di categoria sportiva molto specifica. Ma Uniqlo ha una struttura aziendale più aperta: è più diversificata tra sport e lifestyle. […] Quindi volevo combinare tessuti tecnici e funzionali con un approccio al design dell’abbigliamento più lifestyle e casual. […] La nostra filosofia di design Uniqlo è “Simple made better, less is more, and made for all”. Ci concentriamo su questo messaggio chiave e questa filosofia per le Olimpiadi, per i nostri ambassador sportivi e anche i nostri articoli in linea.
Masahiko Furuta, Chief Designer e Project Lead di Uniqlo, su WWD
Il sodalizio tra Uniqlo e la spedizione svedese, la prima vera esperienza del brand nipponico come fornitore tecnico di un intero team, servirà per capire se quella dello sportswear potrà diventare una nuova frontiera da esplorare e un settore su cui concentrarsi con attenzione. La curiosità è soprattutto quella di capire se l’approccio di Uniqlo al mondo dell’abbigliamento Performance riuscirà a risultare azzeccato, soprattutto se paragonato al trattamento molto distaccato e superficiale che sempre più spesso contraddistingue il rapporto tra alcuni top brand internazionali e i loro partner. Dopo la fine del rapporto con Novak Djokovic, attualmente Uniqlo non vanta nessun accordo di sponsorizzazione che riguarda club o federazioni e rappresenta solamente cinque atleti professionisti a livello internazionale, tra l’altro tutti ambassador uomini: oltre a Roger Federer e Kei Nishikori, decisamente i più noti di questo ristretto gruppo, ci sono anche il golfista Adam Scott, lo snowboarder Ayumu Hirano e due tennisti su sedia a rotelle, Gordon Reid e Shingo Kunieda.