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Il divano del post divenuto virale di Frank Ocean
Articolo di
Alberto BonazziHai aperto Instagram, toccando la lente di ingrandimento sei entrato nella sezione esplora: devi assolutamente trovare qualche spunto per la tua prossima foto, ma non fai in tempo a scorrere con il dito che ti trovi davanti questa immagine.

Non preoccuparti, è tutto normale, è successo almeno una volta ad ognuno di noi negli ultimi mesi. Si tratta solo della intensa e prolungata diffusione che ha avuto un comune post di Frank Ocean sulla piattaforma social, anche se a dirla tutta di comune ha ben poco. Ma cerchiamo di fare chiarezza.
Lo scatto in questione ritrae il cantante statunitense nel suo appartamento di New York, tuttavia a ricoprire il ruolo da protagonista è l’insolito divano turchese sul quale Frank sembra godersi un po’ di meritato riposo. La sua presenza, congiuntamente all’influenza del lifestyle dell’artista, ha in brevissimo tempo scatenato la curiosità di molti, che si sono precipitati a ricercarlo sul web.
Il misterioso complemento d’arredo si trova nel catalogo di Ralph Pucci, azienda americana di luxury furniture, sotto il nome di Dune Sofa ed è stato progettato da Pierre Paulin nel 1970. Si tratta di un divano modulare caratterizzato da quattro unità di base diverse per altezza e tipologia di schienale che, a seconda della loro combinazione, creano una composizione unica e adatta sia ai gusti che alle esigenze del cliente. Nonostante si possano creare configurazioni più tradizionali, vediamo come Frank Ocean abbia optato per una soluzione estremamente interessante: le unità sono posizionate a partire dal centro della stanza e individuano un’ampia area relax, alla quale bisogna accedere scavalcando gli schienali posti perimetralmente, rivoluzionando così la consolidata fruizione di un comune divano.
Ma facciamo un passo indietro per conoscere la fortunata storia di questo designer. Pierre Paulin, nato a Parigi nel 1927 e scomparso nel 2009, è stato un progettista e visionario nel mondo dell’arredamento. Soprattutto negli anni ’60 e ’70, grazie alla sua formazione da ceramista, è riuscito a realizzare sedute dalle linee scultoree, modellando forme e innovando sui materiali (tessuti elastici). Tutto ciò con uno stile unico, sintesi di numerose contaminazioni. Fondamentale è stata la collaborazione con l’azienda olandese Artifort, durata quasi 50 anni, durante i quali sono nati i suoi progetti di punta, ancora oggi nei desideri degli appassionati. Il comfort, obiettivo costante della progettazione di Paulin, venne spesso raggiunto grazie al fitomorfismo delle sedute, ovvero derivando le forme dalle strutture presenti in natura. Infatti molti pezzi, come la poltrona Big Mushroom (1960) e la sedia Tulip (1965), si rivolgono esplicitamente alla natura. Da citare è la commissione ricevuta per arredare la dimora privata del presidente Georges Pompidou, in onore del quale nacque la Collezione Pumpkin (1971) e la Libreria Elysée, e l’utilizzo di alcuni suoi progetti al Museo del Louvre.
1 – Big Mushroom chair 2 – Tulip chairs 3 – Un divano realizzato da Pierre Paulin al Museo del Louvre 4 – Libreria Elysèe
Oggi il suo lascito viene preservato da PPP (Paulin Paulin Paulin), un’attività familiare in cui la moglie Maia Paulin e il figlio Benjamin con la sua compagna, collaborano con aziende e artigiani d’eccellenza per realizzare vecchi progetti di Paulin che non avevano mai visto la luce.
Non abbiamo però ancora finito di analizzare il virale post di Frank Ocean. Se il palcoscenico lo ha conquistato il Dune Sofa, questo non vuol dire che fosse l’unico arredo interessante. Infatti è passata quasi inosservata la libreria che fa da sfondo allo scatto; come ci si potrebbe aspettare si tratta di un altro progetto di Pierre Paulin chiamato Module Rectangle ed è curioso come si articoli secondo la stessa logica modulare del divano, riuscendo a creare anche una continuità concettuale nell’ambiente.

Parlando sempre di Frank Ocean, concludiamo dando uno sguardo al post che una pagina dedicata al rapper ha condiviso lo scorso 1 gennaio per ricordare la scomparsa di Daniel Dumile. Anche in questo caso, attorno a lui si distinguono ricercati arredi di quello che sembra uno store. Alla sua sinistra si sviluppa il DS-600, divano anch’esso modulare del 1972 prodotto dall’azienda svizzera de Sede, mentre sullo sfondo si distingue la sedia italiana Plia (1967) di Giancarlo Piretti attualmente disponibile in varie colorazioni sul sito dell’azienda produttrice Anonima Castelli.
Se abbiamo sentito la necessità di analizzare questo fenomeno, è perché il connubio tra l’immagine di Frank Ocean e gli oggetti di cui si circonda è così forte da riuscire non solo ad ispirare i suoi fan più fedeli, ma anche a determinare una particolare estetica definita da un mood unico. È questa l’influenza più autentica che un artista possa generare, a differenza di quelle esclusivamente dettate dalle tendenze.
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