Il fenomeno delle fashion collaborations: analisi di un trend

Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi progetti collaborativi tra marchi appartenenti a scenari completamente diversi, cambiando consistentemente l’industria della moda. Oggi analizzeremo questo fenomeno, cercando di capire cosa ha spinto la nascita di tutto ciò.

Una delle prime domande che ci vengono in mente è: chi ha proposto a chi di collaborare? Non c’è una risposta precisa, dipende dai casi e non è per nulla scontato che i brand di target più basso abbiano bisogno di quelli più alti, anche se ultimamente sembra che ci sia un interesse maggiore dell’alta moda verso streetwear e sportswear. Lo è da esempio l’ormai leggendaria unione tra Supreme e Louis Vuitton che ha visto Kim Jones proporre a James Jebbia di realizzare un’intera collezione f/w 2017 e presentarla durante la prestigiosa fashion week parigina; o anche Damir Doma che ha disegnato una capsule collection con Lotto o Faith Connexion X Kappa. Questo interesse probabilmente ha avuto inizio osservando la crescita di brand luxury streetwear come Palm Angels, Heron Preston e 424, che al momento stanno riscuotendo grande successo, dopo aver creato un sottogenere nel fashion business.

Un’altra domanda che ci si può porre è: cosa spinge l’esigenza di collaborare tra due marchi così diversi? In questo caso la risposta è ben precisa. E’ noto che le collaborazioni tra brands appartenenti a mondi diversi creino hype in modo esponenziale, per il fatto che venga visto come un evento straordinario e perché uniscono più tipi di clientela, ottenendo quindi il “sold out facile”. Come esempi possiamo citare l’imminente collaborazione tra OFF-WHITE e Nike che sta tenendo in fibrillazione tutti gli sneakerheads da diversi mesi; adidas ed il suo roaster di stilisti dell’alta moda come Alexander Wang, Raf Simons, Yohji Yamamoto, ma anche Puma che vanta partnership con Alexander McQueen e Miharayasuhiro.

Infine, non possiamo non parlare di un’altra tipologia di collaborative collection che riguarda diversi target, ovvero la cheap high fashion: l’unione tra catene low-cost e maison di haute couture. Prime fra tutte H&M che ha già lavorato assieme a Versace, Isabel Marant, Kenzo, Balmain e Comme des GarçonsUniqlo e le partnership con J.W. Anderson, Jil Sanders e Vena Cava ed infine OVS X Jean Paul Gaultier. Lo scopo di queste collezioni è di offrire capi di qualità per tutti gli appassionati di alta moda ad un prezzo accessibile.

E’ doveroso dire, però, che non tutte le collaborazioni si rivelano vincenti, risultando a volte forzate con il solo scopo di attirare le vendite ma questa è un’altra storia…