Il filo di Arianna porta fuori da un labirinto di insicurezze

Ariete indossa total look Acupuncture

Cosa vuol dire fare musica sensibile per una generazione d’urto? Ne abbiamo parlato con Ariete, Arianna il suo vero nome, una delle sorprese più belle di quest’anno complesso.

Per ricordare tutto quello che sappiamo, Ariete si è trovata con una chitarra in mano fin da piccolissima, ha fatto un anno d’accademia di piano e scrive canzoni praticamente da quando sa parlare. Sta finendo le superiori e per ora non cerca l’università ma cerca di calmarsi, si è trasferita a Roma ma è di un paesino fuori centro. E ancora, il suo nome d’arte viene dal suo segno zodiacale, che è l’ariete appunto, ma col tempo è diventato anche l’ariete che sfonda i muri dei limiti. Ha fatto uscire due EP, “Spazio” e “18 Anni” e, soprattutto, ha fatto sentire tutti fragili e sicuri di sé stessi, contemporanemente. Lei, invece, ci ha spiegato tutto il resto.

Ariete fa parte di quel gruppo di artisti che sono sbocciati nella confusione del 2020. Questo ha condizionato molte cose tra cui il fatto che ha avuto pochissime chance sul palco, da cantante, e si è trovata ad instaurare con il suo pubblico un rapporto davvero insolito. Le persone hanno scoperto Arianna in quarantena, un momento in cui si sentivano per la maggior parte fragili, precarie, isolate le une dalle altre e con tanto (troppo) tempo per ragionare su sé stessi.

Ariete dall’alto dei suoi neanche vent’anni ha detto a tutti che essere tristi è ok, che sentirsi in colpa è ok, che sbagliare è ok, ma che abbandonarsi per queste cose, invece, non lo è. Pensandoci, non è certamente la prima cantante che prova a portare avanti questo messaggio, ma ciò che colpisce più di tutto è la semplicità con cui ti arriva addosso. Tutto il resto ce l’ha spiegato lei.

Hai 18 anni e non sai dove aggrapparti, non sai con chi parlare, non sai di cosa farti
Che ci vogliamo fare, mi chiedi venerdì.
Ho 18 anni e non sono come gli altri, non cerco un’università, ma cerco di calmarmi
E che ci posso fare, forse vivrò così.

Ariete in “18 Anni”

Sei giovanissima e hai tanta strada davanti, ma hai già a repertorio 2 EP. Parlando dal tuo primo progetto, che si chiama “Spazio”, hai detto che era uno spazio da conquistare, sei riuscita a prendertelo?

Assolutamente sì, era uno spazio che dovevo trovare sia in ambito musicale che personale. Sai, come hai detto tu io sono cresciuta fuori da Roma, ad Anzio, un posto piccolo a cui sono molto affezionata ma che ti schiaccia. È un paese di destra, conservatore, questo ti condiziona più dal punto di vista personale che artistico, ma le due cose sono legate. Ora sto a Roma e con la musica ho fatto qualcosa, quindi questo spazio l’ho trovato, lo sto trovando.

Ariete indossa total look Acupuncture

Anche se ne hai avuto un assaggio davvero molto piccolo, sembri a tuo agio sul palco. Ti spaventa cantare dal vivo?

Dipende. Se penso di fare un concerto tutto mio in cui i paganti sono persone che vengono solo per me, che mi hanno scelto, mi sento tranquilla. Magari ci sarà qualcuno in fondo alla platea presente per recensire, criticare, ma in linea di massima saranno tutte persone che prima di supportarmi per il live, per la performance, tengono a me. Se invece penso di dover andare ospite ad un evento, magari di un altro artista, lì sì, me la farei sotto. Poi dico così ma me la farò sotto in ogni caso (ride ndr.)

Non ho paura dei live perché so che chi mi ascolta mi vuole bene come artista, prima che come cantante, che sono due concetti molto diversi.

Ariete ad Outpump

Personalmente, faccio molto caso anche all’aspetto grafico ed estetico di un progetto. Guardando la tua discografia i tuoi singoli e gli EP, portano tutti avanti in un certo senso un filo di Arianna, non solo a livello semantico, ma anche nell’estetica. Mi racconti le tue cover?

Sì è vero, c’è un filo rosso che unisce. La cover di “Spazio” è l’unione di tutte le cover dei singoli che lo compongono e che avevano vari messaggi: “Amianto” aveva come copertina una mano con una sigaretta, che era la tossicità, in “Solo Te” c’erano due cuscini, a rappresentare l’intimità. “Pillole” era una foto di un treno che ho scattato io a Termini, lì c’era la stazione, la partenza. “Avrei Voluto Dirti” è una foto che mi hanno scattato mentre ero in riunione con Bomba Dischi, parlavo, dovevo farmi capire. La canzone era un elenco di cose che avrei voluto dire a una persona e che non ho mai avuto il coraggio di fare. Per arrivare a “18 Anni”, nella copertina c’è tutta la mia vita fino ad ora.

L’esperienza di X Factor è una tappa, ormai lontana, del tuo percorso. Non voglio chiederti di raccontarla, non credo ti appartenga, ma ho una domanda specifica: quando vieni eliminato da un gioco ma vinci la vita vera, a 18 anni, che è il momento in cui più sei in lotta con il mondo, come si fa a rimanere con i piedi per terra?

Io sono molto soddisfatta di come è andata. Quel mondo tende a farti sentire Dio sceso in terra anche solo se passi le prime fasi, ti dicono che sei la più brava, la più bella. Ti chiudi in una bolla in cui non riesci a vedere le cose chiaramente, ti senti onnipotente, come ti dicono loro, ma non è vero. Avrei potuto vincere il gioco magari, ma quando succede hai tutto dovuto: è automatico il contratto, il boom. Io invece ho fatto dei progressi più graduali che mi hanno permesso di crescere come persona di pari passo. Magari ci ho messo di più, e non solo quei due mesi di live, ma è stato tutto consapevole, ogni passo.

Ho visto gli ascoltatori del mio profilo Spotify salire giorno dopo giorno, fino al milione. Ma nessuno mi forza, se non faccio singolo d’oro per Bomba Dischi non è un problema. Andrà meglio la prossima.

Ariete ad Outpump

Quando ti vedo cantare con la chitarra e il microfono, c’è molto del cantautorato italiano. Credo sia un passaggio di testimone che ha credibilità, anche se la tua formazione è pop.

Io sono onorata di questa cosa. Per me il cantautorato è una sfera di ispirazione a 360°, e che qualcuno di esterno mi ci associ dimostra che la gente ha capito. Se mi immagino un personaggio che per me, e per mio padre, ha rappresentato molto è Guccini. Ha sempre detto quello che voleva, come lo voleva, e io vorrei tantissimo assomigliargli in questo. Non è che mi sveglio e dico voglio essere Guccini, no, ma è una persona libera ed è quello a cui aspiro io.

I miei mi hanno sempre detto che con la musica ce la fa uno su un milione, e perché non posso essere io, quell’uno? Ci ho messo il cento per cento. Ora anche loro capiscono.

Ariete ad Outpump

La periferia quanto ha determinato quello che sei?

Io vivo in provincia ma non mi è mai mancato niente, sono sempre stata bene e non ho mai vissuto situazioni tragiche di discriminazioni sociali o difficoltà. Ma crescere fuori non è come crescere in città, vuoi dimostrare che sei in grado di uscirne: uscire da una certa mentalità, da un certo quotidiano. Il rovescio della medaglia è che, forse, se avessi vissuto a Roma fin da piccola magari non avrei incontrato la musica in questo modo: in città c’è sempre qualcosa da fare, esci senza un programma perché trovi serate, persone. Ad Anzio non c’è niente, rimani spesso con te stesso, pensi, stai in camera tua e la musica è una compagna. Però ho trovato un modo diverso di andarmi a prendere Roma e la mia indipendenza.

Ariete indossa total look Acupuncture

La musica della vostra generazione sembra dover essere per forza una musica d’attrito. La maggior parte dei tuoi coetanei sceglie il rap come via di comunicazione, suoni e messaggi irruenti. Com’è fare musica sensibile per una generazione d’urto?

Io penso che alla fine tutte le cose puoi dirle in mille modi. Capisco il rapper che è incazzato nero, che viene dalla periferia di Milano e ha un passato spiacevole e lo racconta per come lo ha vissuto. Credo che la strada sia questa: raccontare le cose secondo le tue esperienze. Io non ho un bagaglio estremo, quello che ho da dire è pacato, leggero, in un certo senso. Sono stata incazzata tante volte ma di base mi voglio bene, mi hanno voluto tutti bene, quindi ho un vissuto diverso. Se penso a un ragazzo venuto su da solo, con niente, ha mille volte più diritto di me a quel tipo di comunicazione cruda che è il rap. È anche una questione di rispetto nei loro confronti non fare quel genere se non è la tua storia personale.

Nella musica hai tanti amici, ma in particolare sei molto legata agli Psicologi. Come è nato il vostro rapporto?

Alessio l’ho conosciuto perché andava a scuola con la mia ex, ci siamo parlati quando il progetto Psicologi non era ancora iniziato. A inizio 2020 ho ricevuto un messaggio da Alberto di Bomba Dischi, lui e i ragazzi avevano ascoltato alcuni dei miei pezzi in macchina mentre tornavano da una data, e mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto aprire il loro live al Rock In Roma. Da quel momento i rapporti si sono intensificati. Ci spostiamo assieme, registriamo assieme. Alla fine il Rock in Roma non si è fatto ma tutto il resto non è cambiato.

È nata così anche la collaborazione con Bomba Dischi?

Sì esatto, è una realtà con dei modi molto amichevoli. Io avevo mandato delle demo anche prima di sentirli per il Rock in Roma, ma loro sono più per conoscere le persone, capire se si può lavorare assieme. Anche il mood è bellissimo: se un giorno non si dovessero più avere le stesse idee o progetti, ci si potrebbe dividere senza problemi, colpe. Questo è bellissimo.

Ariete indossa total look Acupuncture

È uscito da poco il tuo nuovo singolo: “L’ultima notte” è un brano che hai realizzato appositamente per la nuova stagione Netflix di “Summertime”. È difficile scrivere su commissione?

Sì molto, è stato super difficile, mi sono fatta un mucchio di paranoie. Io di solito le canzoni le scrivo in 20 minuti, con ritornello e strofe, quando invece ti danno degli argomenti, diciamo, precisi, che devono allo stesso tempo anche rispettare un certo minutaggio, è tutt’altra cosa. Stiamo parlando di Netflix comunque, ci sono certi canoni. Avevo paura anche a scrivere di esperienze non mie, ma alla fine mi sono sciolta e ho pensato cosa faranno gli adolescenti in una serie sull’estate? Faranno quello che faccio io, e da lì è stato più semplice. Onestamente, però, rimane la canzone più difficile che abbia scritto fino ad ora.

Pochi giorni fa è uscito il nuovo disco di Rkomi, tu sei presente in “Diecimilavoci”. Ti ha spaventato presenziare in un progetto in cui, forse, nessuno si aspettava di vederti?

Mirko è uno dei miei artisti preferiti, è davvero bravo, ed è una persona magnifica, quindi sentivo la pressione. Però mi ha cercato lui e ci siamo beccati a Milano, è super tranquillo. Lui è una di quelle persone che fa quello che vuole fare, questo disco ne è la dimostrazione. Io avevo paura di sembrare la ragazzina piazzata lì, invece la gente mi ha sostenuta. Se il pezzo funziona, funziona e basta, ma nonostante questo io ci tenevo a fare tutto solo con le mie forze e capacità: quando partecipi alla traccia di un altro artista, puoi scegliere che gli ascolti di quella traccia sulle piattaforme di streaming siano conteggiati anche tra i tuoi ascoltatori mensili, oltre che sui suoi. Sono stata l’unica tra i featuring dell’album a scegliere di non farlo. Avrebbe fatto comodo, a me e a Bomba Dischi, appropriarci di quei numeri, ma non sarebbe stato in linea con me e con Ariete come progetto.

Sono molto contenta del pezzo con Mirko, io non ero convinta della strofa, ma lui era gasatissimo. Ho pensato che avrei potuto farla meglio, farla diversamente. Ma pensandoci ho detto esattamente quello che volevo dire.

Ariete ad Outpump
Ariete indossa total look Acupuncture

Stiamo facendo questa intervista senza un progetto imminente o un progetto appena uscito, questo libera in un certo senso dallo “scheletro della promo”. “18 anni” è uscito il 3 dicembre, è passato un po’ di tempo. Con il senno di poi, pensi che il pubblico l’abbia capito?

Io sono molto contenta di come è andata, ogni cosa che è uscita è stata pubblicata con uno schema mentale chiaro. Abbiamo evitato di fare certi feat., abbiamo scelto determinate date di uscita. Non mi pento nemmeno di essere uscita in un anno musicalmente morto, senza live, senza contatti. Credo, al contrario, sia stato un punto di forza.

Quando è uscito “18 Anni”, come singoli abbiamo scelto “Venerdì” e “18 Anni”, nonostante sapessimo che il brano di punta del disco, a livello di marketing, era invece “Mille Guerre”. Se avessimo pubblicato prima “Mille Guerre” magari ora avremmo fatto disco di platino. Ma abbiamo fatto una scelta di gusto, e questo è alla base di tutto.

Ariete ad Outpump
Photo
Any Okolie
Stylist
Edoardo Cavrini
Production
Outpump Studio