Cos’è un supereroe? In che modo si presenta il suo potere universale capace di riflettersi sui possibili destini del mondo? Secondo la psicologa Robin Rosemberg oggi sembrano essere ovunque, perché le loro storie spesso catturano verità essenziali sulla natura umana. “Siamo in sintonia con i temi delle storie, con i dilemmi e i problemi che affrontano i supereroi e aspiriamo ai loro nobili impulsi e ai loro atti eroici. I supereroi sono modelli per noi e sono modellati su di noi”.
Le loro storie forniscono molteplici esempi di fenomeni psicologici che si riversano nel loro percorso vitale che la Rosemberg definisce come un atto dovuto verso il loro percorso, l’effetto scatenante che porterà ad una consapevolezza futura tanto da poter sacrificare la propria vita stessa. Secondo questi concetti si sviluppa il racconto liberamente tratto dalla vita di Rocco Siffredi, Supersex, interpretato da Alessandro Borghi, scritto e creato da Francesca Manieri e diretto da Matteo Rovere, Francesca Mazzoleni e Francesco Corrazzini.
Come ogni supereroe che si rispetti il giovane Rocco ha bisogno di un effetto scatenante che lo porti alla consapevolezza del suo essere, ed è interessante come tale incipit sia assonante alla visione che anche Baz Luhrmann scelse per il biopic incentrato sul Re del Rock, Elvis Presley. Nonostante possano sembrare due personaggi all’apparenza fortemente differenti, la loro formazione nasce da un percorso evolutivo molto simile. Elvis così come Rocco Tano concentra le sue speranze nell’unico elemento che possa farlo estraniare dalla realtà che lo circonda dopo la morte alla nascita di suo fratello gemello e l’arresto del padre: un fumetto. Se per Elvis sarà la serie di Captain Marvel ha indurlo a creare un mondo immaginifico dove poter scovare il proprio potere di Re del Rock, per Rocco, dopo la prematura scomparsa di suo fratello Claudio, il suo eroe gli apparirà quasi come il destino che non può tradire la sua origine conformandosi nell’immagine di Supersex.
Ma entrambi ereditano troppo potere, ognuno ne vorrà un pezzo, si ciberanno (letteralmente) della loro scalata al successo, fino a lasciarli soli nei meandri dei loro pensieri. Come archetipi della società in cui si formano sono portati allo stremo delle proprie forze, a dover soddisfare ogni bisogno che il sistema gli richiede, ma il processo è molto più complicato di quanto sembri. I pionieri sono tutti soli.
Se per il mondo musicale certi elementi erano già stati ampiamente illustrati in molteplici biopic, più o meno riusciti, è la prima volta che un prodotto cinematografico prova a mettere a nudo gli aspetti insiti dietro al più grande pornoattore mai esistito, ed è lì che si mostra la sua vera rivoluzione.
Come spiega Francesca Manieri: “Da un lato c’è l’amore e il sogno di un bambino di essere visto; dall’altro c’è il dolore e la morte. E in mezzo c’è il desiderio, guidato da una sessualità intimamente e indissolubilmente legata alle pulsioni più profonde. Sembra che la nostra società parli di sessualità, ma non è vero. Si parla di genere e di porno. Ma la sessualità, con tutto il suo potere irriducibile, perverso e polimorfo, è ciò che il porno cerca di oscurare all’interno di un sistema consumistico globale di masturbazione. Invece di oscurarlo, questa serie lo fa esplodere.
Perché nel porno l’altro si fossilizza, mentre nella sessualità lo sforzo di raggiungere l’unione
fa esplodere l’altro, e solo l’altro, lo sguardo dell’altro che non comprendiamo mai e tuttavia
non smettiamo mai di desiderare e di cercare, può dirci veramente chi siamo. Rocco ripone nel sesso ciò che dalla vita non ha avuto mai, risposte, l’amore perennemente cercato, ed è solo attraverso la libertà che prova sfogliando le pagine di Supersex che riesce a sentirsi realmente vivo, nel primo atto di masturbazione liberatorio”.
Tornando alle assonanze con la vita di Elvis, le loro visioni si fanno sempre più assottigliate tra la realtà che cercano di raggiungere e ciò che la società cerca di trarne. Nella Parigi degli anni ’70, l’adolescente Rocco troverà la sua libertà tra le vie di Pigalle, con chi fa l’amore in ginocchio, e nell’abisso del 106, luogo paradisiaco dove verrà scovato dal regista e pornoattore Gabriel Pontello e conseguentemente Elvis trova la sua via durante la sua prima esibizione all’Auditorium Municipale di Shreveport, in Louisiana, scandendo la nascita di una nuova rivoluzione musicale e sessuale che attanaglierà l’America conservatrice alla fine degli anni 50. Era il primo morso al frutto proibito.
L’ambizione del progetto seriale non risiede unicamente nelle autentiche prestazioni attoriali di Alessandro Borghi e Sual Nanni, nella versione adolescente di Siffredi, così come del comparto registico e della fotografia di Daria D’Antonio (È stata la mano di Dio, Bang Bang Baby) basata su differenti gradazioni tra un chiaroscuro spettrale ed orrorifico, ma anche nella creazione di una grande sezione sonora composta dal sound designer Mirko Perri, tre volte vincitore del David di Donatello nella categoria “miglior suono” con Veloce come il vento (2017), Dogman (2019) e Il primo re (2020), con il compositore Ralf Hildenbeutel e la supervisione musicale di Eleonora Danese.
Il corpo sessuale è risonante e si rispecchia in tutto ciò che lo circonda. La musica da prima legata alle origini, al contesto di provincia italiano, alle piccole scoperte del quotidiano, si manifesta nella libertà erotica di Rocco verso la scoperta del suo dono. Attingendo ad alcuni classici del synth pop francese degli anni ’80 (Voyage Voyage di Desileress, Je ne veux pas chez moi seule di Agathe & Regrets) si compie il suo processo formativo trasformandosi da Rocco Tano in Rocco Siffredi.
La musica così come il suono, che pervade la sua evoluzione, si modella continuamente affidandosi a dei canoni compositivi che si sposano perfettamente e coerentemente con i modelli che imperversavano in quegli anni, tra la libertà sessuale delle ballroom newyorkesi agli inizi degli anni ’80 e l’epoca d’oro del porno che si stava apprestando a manifestarsi. La forza rivoluzionaria dell’eros: la forza primaria del sesso che noi chiamiamo amore.
Già dalla scelta di utilizzare per il trailer della serie Stripped dei Depeche Mode (Let me see you stripped, Down to the bone) si manifesta l’intenzione di sfruttare anche il senso letterale e narrativo delle canzoni, come a mostrare l’animo nascosto del protagonista che non si mostra apertamente solo attraverso la sua evoluzione fisica e sessuale. Le canzoni possono sicuramente inquadrare un periodo attualizzandone l’utilizzo, ma permettono di comprendere gli aspetti più insiti e nascosti di ciò che accade a livello non verbale, spogliandolo di tutte le implicazioni e sovrastrutture emotive già prefigurate. Dalla nebulosa di Parigi sino all’amore insegnato attraverso le parole di Ornella Vanoni, con Questa notte c’è, ne fanno una perfetta epopea sonora.
Come analizza lo stesso compositore: “creare la colonna sonora per questa serie è stata un’avventura entusiasmante e una sfida. È stata probabilmente la colonna sonora più eclettica che abbia mai realizzato finora. Non solo per quanto riguarda la diversa struttura sonora stilistica a causa dei diversi decenni che abbraccia, ma anche per quanto riguarda le “montagne russe” delle situazioni emotive. È un grande mix ibrido di vari brani elettronici, a volte influenzati dalla musica degli anni ’80 e ’90, a volte dalla musica orchestrale contemporanea. Abbiamo brani synth-pop degli anni ’80, arrangiamenti di archi emozionanti e persino un brano techno degli anni ’90. Uno dei compiti principali è stato quello di coprire i momenti leggeri ed edificanti della vita di Rocco mentre la trama ci conduce attraverso quei decenni, per i quali ho utilizzato arrangiamenti elettronici dal suono moderno. Allo stesso tempo, avevo bisogno di mantenere le parti importanti ed emotivamente potenti del rapporto di Rocco con la sua famiglia e le sue radici a Ortona. Per connettere questi mondi musicali opposti, spesso ho inserito alcuni dei motivi principali nei vari brani stilisticamente diversi. Oltre a questo, abbiamo storie particolari all’interno della trama principale. Ad esempio, la storia d’amore di Rocco e Tina occupa quasi un intero episodio. Quindi, avevo bisogno di un tema musicale forte e autonomo che accompagnasse solo questa speciale sottotrama. Nei colloqui con registi e produttori si è spesso parlato del forte contrasto tra le sequenze edificanti e più leggere e i momenti bui ed emotivi. Penso che sia ciò che fa funzionare sia la serie che la colonna sonora”.
Durante la premiere di Supersex, Alessandro Borghi ha dichiarato giustamente come in Italia si possa parlare di qualunque cosa, tra stragi umanitari e nuovi armamenti, ma assolutamente non si possa nominare il termine sesso. È proprio questo che cerca di fare Supersex, destrutturare un mito per raccontare come la sua idealizzazione sia stata conseguentemente una visione malata dell’uomo contemporaneo, costruendo il personaggio e un mito molto più intimo di quanto si possa pensare.