Il nero più nero del mondo nella mostra di Anish Kapoor a Venezia

La primavera è solita portare con sé la rinascita della natura e la rinnovata presenza di un clima che tutti attendiamo con desiderio e, se questo è quello che accade di norma per tutte le città, Venezia è senza dubbio un caso eccezionale. Per questo 2022, infatti, la primavera infonde per i canali della città un vento di cultura che si materializza sotto forma di una moltitudine di mostre, che pullulano per la città e che vedono nell’arte contemporanea l’indiscussa protagonista.

Tra gli innumerevoli appuntamenti da non farsi scappare per gli appassionati della materia e in concomitanza con l’avvio della 59esima edizione della Biennale d’Arte, Anish Kapoor ha deciso di sbarcare a Venezia con un’enorme retrospettiva che ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera artistica e celebra il dirompente contributo da lui apportato all’arte contemporanea. Si tratta di un’occasione unica per incontrare la pratica dell’artista nella sua totalità, immergendosi in una selezione di opere che spaziano dagli acclamati capolavori che lo hanno reso famoso in giro per il mondo, a una serie di nuove opere appositamente concepite per l’occasione.

L’artista anglo-indiano, nato nel 1954 a Mumbai e da sempre stanziato a Londra, non è la prima volta che porta la sua arte a Venezia. Nel 1990, infatti, aveva partecipato alla 44esima Biennale d’Arte nelle vesti di rappresentante del Regno Unito riscuotendo, tra l’altro, un enorme successo che gli è valso l’ottenimento del Premio Duemila. Se nel 2017 era stato il MACRO di Roma a ospitare una sua retrospettiva, ora è arrivato il momento delle Gallerie dell’Accademia di Venezia che non hanno rinunciato a fare le cose in grande. La mostra, inaugurata lo scorso 20 aprile e visitabile fino al 9 ottobre 2022, è stata curata dallo storico dell’arte Taco Dibbits e si articola all’interno di due prestigiose location: le Gallerie dell’Accademia e Palazzo Manfrin, uno storico edificio della città ancora in fase di restauro. Tra le stanze di questi palazzi, dunque, si cerca di offrire al pubblico la possibilità di aprire una finestra sull’intera cifra artistica di Kapoor, vedendo alternarsi dipinti, sculture e installazioni nell’articolazione di un forte dialogo tra medium differenti. 

Tra opere specchianti, perturbanti vuoti di luce e violente cromie, il susseguirsi dei capolavori dell’artista dimostra compiutamente la sua propensione ad approcciare l’arte per contrasti, prediligendo l’ossimoro e l’opposizione quali caratteri capaci di infondere spessore alle opere e generare intense reazioni emotive nelle persone. Si passa da installazioni come Shooting into the Corner (2008-2009), in cui grossi proiettili di cera e silicone vengono letteralmente sparati su muri intonsi generando un risultato violento e crudo, agli iconici lavori riconducibili alle sue prime sperimentazioni come White Sand, Red Millet, Many Flowers (1982). Ma in mostra sono anche presenti i grandi specchi che distorcono, sovvertono e ridefiniscono il mondo che vi viene riflesso, insieme ad altre sorprendenti opere, una fra tutte Destierro (2017) che vede come soggetto principale un caterpillar blu posizionato su una montagna di terra rossa: immagini e colori sono elementi forti, diretti e spesso destabilizzanti.

Ovviamente non possono mancare all’appello i celebri volumi monocromatici che sporgono e si sviluppano nello spazio quasi a invadere quello personale dei visitatori e le inconfondibili opere colorate con il famigerato Vantablack, il colore più nero al mondo mai realizzato. Anish Kapoor, infatti, ha spinto lo sviluppo di questo colore unico nel suo genere capace di assorbire oltre il 99,9% della luce visibile e, quindi, di annullare la percezione della profondità e della distinzione dei bordi nelle superfici sulle quali viene applicato. Il Vantablack oltre a consentire la realizzazione di opere incredibilmente affascinanti, poiché la persona è costretta a relazionarsi con una dimensione della materia sconosciuta in quanto buia e infinita, è stato anche protagonista di un vero e proprio dissing tra artisti.

Questo incredibile colore, che è il risultato della ricerca sulle nanotecnologie di un’azienda britannica, è soggetto a quello che potremmo definire uno stringente diritto d’esclusiva, poiché Anish Kapoor risulta essere l’unico artista che ne possa fare uso a scopo creativo (è ampiamente utilizzato anche in campo scientifico, militare e aeronautico). Dunque, al mondo non c’è altro artista al di fuori di Kapoor che possa usare il Vantablack e, come si può immaginare, ciò ha generato non poche polemiche all’interno del settore. Il bello arriva quando l’artista Stuart Semple decide, in maniera del tutto provocatoria, di realizzare Pink, il rosa più rosa del mondo, e di renderlo disponibile a tutti al costo di £3,99 a confezione, eccetto che per Anish Kapoor. Il risultato ottenuto? Kapoor ha risposto a tono, postando sul profilo Instagram dirty_corner una foto con il suo dito medio colorato proprio con quel rosa a lui inaccessibile.

Per concludere, vi lasciamo con una piccola carrellata di opere appartenenti a un altro filone che ha reso Kapoor noto a tutti. Si tratta di opere colossali e monumentali, progetti pubblici che, in parte, vi sarà già capitato di vedere dal vivo o che potrete ammirare in futuro. Si va dal famosissimo Cloud Gate (2004) di Chicago, per intenderci il “grande fagiolo specchiato”, alla torre ArcelorMittal Orbit (2012) di Londra, ma anche al suggestivo Leviathan (2011) esposto a Monumenta 2011 (Parigi) e la più recente Descension (2014), che dal 2017 ha portato a Brooklyn un infinito vortice di acqua scura.