Il packaging di Apple è il nostro nuovo feticcio

Diciamocelo chiaramente: il momento più atteso del trovarsi tra le mani un nuovo smartphone o l’ultimo device elettronico uscito in commercio, è sicuramente quello dello spacchettamento. Uscendo dallo store fisico impugnando la busta appena consegnataci o sentendo suonare il campanello di casa dal corriere, quello a cui la maggior parte delle persone pensa è proprio l’attimo in cui aprirà la scatola, che gelosamente protegge il prodotto appena acquistato e pronto per entrare in azione di lì a breve. In realtà, non sappiamo con certezza se si tratti di una nostra predisposizione al piacere del rivelare qualcosa di nascosto – anche se sappiamo chiaramente cosa è contenuto all’interno dell’involucro – oppure se questa snervante attesa di spellicolare, scoperchiare, strappare, estrarre, ci sia stata infusa in maniera implicita dalle stesse aziende che ci vendono i dispositivi in questione, ma ciò che è certo, è che questo sarà l’attimo più ricco di pathos dell’intero rapporto che si instaurerà con il prodotto.

Nella maggior parte dei casi, infatti, al termine dell’unboxing, l’eccitamento che pervade il cliente per il suo nuovo acquisto sembra già spegnersi o, per lo meno, ridursi drasticamente: dopotutto di quel prodotto abbiamo già visto mille tra pubblicità, video recensioni, campioni in prova nei negozi ecc. Dunque, sembra che l’esperienza costruita attorno all’apertura delle confezioni dei prodotti prevarichi notevolmente il portato emotivo di questi ultimi, spingendo le grandi aziende del tech a spendere molte delle proprie energie e risorse sullo studio e il miglioramento del packaging di ogni elemento del proprio catalogo. La più lampante dimostrazione di questa tendenza è indiscutibilmente Apple, azienda che è stata capace di innovare nel campo del packaging, tanto quanto è riuscita a farlo nello sviluppo del design e delle tecnologie dei propri dispositivi. Se siete curiosi di sapere qualcosa in più in merito al pionieristico approccio del colosso di Cupertino verso il mondo del confezionamento, non vi resta che continuare a leggere.

Recentemente, ad attirare la nostra attenzione è stato un video unboxing pubblicato da Jakidale su TechDale, il suo canale dedicato alla tecnologia. Come al solito, il giovane YouTuber è uno dei primi ad avere tra le mani gli ultimi gioiellini di casa Apple, soprattutto per quanto riguarda quei prodotti più costosi e di nicchia, che cerca di recuperare al fine di testarli e realizzare puntuali recensioni. In questo caso, è stata la volta di due nuovi prodotti, concepiti per i professionisti e presentati durante l’ultimo keynote dello scorso 8 marzo: il Mac Studio e lo Studio Display. A colpirci, però, non è stato tanto l’effetto scaturito dai prodotti in sé, ma tutto quello che ci stava letteralmente attorno, ovvero le ultime trovate dell’azienda californiana per quanto riguarda la sfera del packaging. Entrando nel dettaglio, a fare da padrone dell’intera confezione è la presenza di materiali derivanti dalla carta, aspetto che corre di pari passo alla sempre più evidente riduzione di componenti plastiche. Ovviamente, cercare di abbandonare elementi protettivi come volumi in polistirolo o qualsiasi derivazione del pluriball, implica che si debbano sviluppare nuovi metodi per la protezione dei delicati dispositivi da contenere. Ed è qui che Apple si dimostra, ancora una volta, innovatrice di soluzioni intelligenti ed efficaci. Per il Mac Studio, per esempio, la pura confezione cubica di partenza, nasconde al proprio interno plurimi meccanismi basati sulla piegatura di carta e cartone: una volta tolto il coperchio, le pannellature laterali si inclinano verso l’esterno, così da consentire l’estrazione del dispositivo che, fino a quel momento, era stato ingabbiato e sorretto da un sistema in cartone utile all’assorbimento degli urti e paragonabile a una molla. Anche per il nuovo monitor Studio Display, ci imbattiamo in volumi protettivi realizzati in carta, capaci di stabilizzare il prodotto all’interno della scatola e facilmente smontabili con poche e intuitive mosse da parte dell’utente. Infine, oltre agli efficaci sistemi di contenimento e protezione dei prodotti tecnologici, che sembrano essere veri e propri origami applicati al packaging, entrambe le confezioni sono fornite di maniglia per consentirne il trasporto, realizzata in un particolare tessuto ottenuto a partire, ancora una volta, da carta riciclata.

Ciò a cui sta puntando Apple e ciò che la spinge ad avviare studi per la definizione di nuove soluzioni come quelle appena viste, però, non è solo la necessità di trasmettere attraverso il packaging la propria immagine, ma è anche il bisogno di allinearsi sempre più a quelle misure che consentono, soprattutto alle grandi industrie, di migliorare il proprio impatto sul pianeta. Non a caso, si è fatta menzione della graduale scomparsa della plastica all’interno e all’esterno delle confezioni, materiale che, solamente qualche anno fa, era uno dei più utilizzati soprattutto sotto forma di pellicola. Apple, che ha dichiarato di puntare a eliminare al 100% le componenti plastiche dalle proprie confezioni entro il 2025, sembra iniziare a giungere ai suoi primi risultati. In aggiunta agli esempi già affrontati, esemplare è la vendita dei nuovi iPhone che vede addirittura scomparire il cellophane applicato esternamente alla scatola: ora, a garantire la sigillatura della confezione, ci sono due linguette in carta posizionate sulla faccia posteriore che, una volta strappate, consentono di sollevare normalmente il coperchio.

Per sottolineare la spinta alla sostenibilità ambientale dimostrata dall’azienda di Cupertino, inoltre, pensate alla drastica riduzione del volume della scatola degli iPhone, inaugurata con il lancio dell’iPhone 12. Questa notizia, quando venne annunciata, generò molto scalpore tra clienti e appassionati perché, per diminuire il volume del 50%, Apple decise di eliminare le EarPods e il caricatore normalmente in dotazione con l’acquisto dello smartphone. Quello che da molti è stato letto come un sotterfugio per aumentare il guadagno dalla singola vendita, in realtà ha permesso all’azienda di diminuire notevolmente i consumi di risorse derivanti dalla fase di stoccaggio e trasporto dei prodotti. Secondo l’azienda, infatti, ormai tutti possiedono più di un caricatore con l’accesso USB e, di conseguenza, risulta superfluo e dannoso immettere in circolazione numerose nuove unità, come anche per gli auricolari con il filo, ormai diffusamente superati da cuffie wireless o sostituiti da versioni di qualità migliore. Al netto di ciò, però, è necessario da parte nostra riuscire a guardare l’intero contesto con occhio critico, cercando di distinguere quella che può risultare una sbandierata adesione al tema della sostenibilità, con l’effettivo impatto che l’industria dell’elettronica ha al di fuori dell’uso di plastica relativo, quindi, all’acquisizione di risorse minerarie. Dovremmo chiederci: si tratta di una genuina maturazione della consapevolezza ecologica o ci troviamo di fronte a pratiche di marketing generatrici di consenso? 

Le confezioni dei prodotti dell’azienda californiana, infine, presentano altre due peculiarità tra loro contraddittorie, ma comunque degne di nota. Alcuni di voi lo avranno sicuramente notato: quanto sono definiti e affilati i bordi delle scatole di iPhone, iPad e MacBook? Ebbene, quella che potrebbe sembrare una finitura marginale, è invece una delle caratteristiche che più elevano qualitativamente le confezioni di Apple. Ottenere degli spigoli esattamente a 90 gradi e senza l’effetto arrotondato, è un risultato complesso da ottenere attraverso l’impiego di materiali derivati dalla carta (con la plastica non ci sarebbero grossi problemi). Tuttavia, Apple per la buona riuscita di ogni singolo particolare, vuole che anche questa caratteristica venga implementata e, per ottenere ciò, impiega una tecnica industriale avanzata e tipica delle confezioni destinate al settore della gioielleria di lusso. D’altra parte, però, alcuni video sul web, come quello pubblicato dal canale YouTube Package Design Unboxd, dimostrano che le scatole dei prodotti Apple non siano facilmente riciclabili. Ciò sarebbe dovuto all’utilizzo di collanti che, per tenere insieme strati di materiale, sia nel coperchio che nel contenitore del device, fanno sì che alcuni materiali non riciclabili non possano essere rimossi dal resto del packaging, rendendolo così esso stesso non riciclabile.

In conclusione, pensiamo che sia chiaro quanto Apple punti costantemente allo sviluppo del packaging e all’adattamento di questo alle sempre più stringenti necessità che dobbiamo osservare per tutelare l’ambiente. Infatti, affiancato al progresso dei prodotti esistenti e all’invenzione di nuovi dispositivi dotati delle più avveniristiche tecnologie, per l’azienda californiana vi è uno spiccato interesse per tutto ciò che orbita attorno al confezionamento e alla presentazione fisica dei propri prodotti, tanto da essersi dotata da sempre di un team dedicato esclusivamente a questo campo di progettazione. È risaputo, ormai, che il packaging ricopre un ruolo cruciale all’interno del sistema vendita di beni di qualsiasi natura, poiché si tratta di un vero e proprio “vestito” che si fa indossare al prodotto e, per questo, rappresenta la prima dimensione con la quale ci imbattiamo durante la fase di acquisto. Perciò, non sarebbe un azzardo dire che le confezioni devono addirittura essere progettate con più cura e minuziosità dei telefoni o computer che contengono: devono colpire il cliente, rispecchiare l’immagine del prodotto e dell’azienda stessa, ma anche adempiere a bisogni più funzionali, come il fatto di proteggere e preservare da danneggiamenti il proprio contenuto. E in materia, Apple si è sempre dimostrata qualche passo avanti a tutti, per esempio, considerando solamente l’intuizione di dotarsi di un packaging estremamente essenziale, dalle linee minimali e con raffigurato sopra solamente il prodotto e, in maniera più discreta, il nome del modello. Attorno ai packaging di Apple, quindi, sin dalle prime battute si è venuto a creare un concreto alone di interesse e smodato fascino che ha contribuito, in aggiunta, ad alimentare sul web il successo dell’unboxing come format, ormai una delle tipologie di video più viste e apprezzate.

Apple ha insegnato come innovare, come fare design in modo originale, come conquistare milioni e milioni di persone con il fascino dei suoi prodotti e, allo stesso tempo, ha infuso la propria spinta progettuale anche verso componenti apparentemente più marginali del prodotto. Il fatto che l’eccezionalità del packaging non sia passata inosservata, indica indubbiamente che, fino ad ora, l’obiettivo è stato pienamente centrato dal colosso di Cupertino, ma ora diventano primarie altre necessità rispetto al solo successo di marketing. Apple, dunque, sembra aver preso le misure in termini di sostenibilità e con il packaging appare muoversi in quella che potremmo definire come la direzione migliore da seguire: una nuova radicale innovazione, però, potrebbe rivoluzionare nuovamente questo mondo, ponendo fine al negativo impatto sull’ambiente degli imballaggi?