Il profilo Instagram che ti rivela quali sneakers indossavano le star

Il rapporto tra i Social Media e la Sneaker Culture è sempre stato molto complicato. Non finiranno mai le discussioni, soprattutto tra i puristi e i collezionisti con più esperienza, riguardo l’utilizzo dei Social con l’esclusivo scopo di raccogliere più like possibili attraverso un continuo “show off” delle proprie collezioni o dei propri outfit, dimenticando volontariamente come queste dinamiche non fossero poi così rare anche nelle board e nei forum degli anni ’00 spesso ricordati con nostalgia.

Negli ultimi due anni Instagram è stato teatro di una ritrovata celebrità per i “profili-archivio“, ideali eredi di Tumblr che, al posto di raccogliere gli ultimi scatti di qualche influencer, propongono feed composti da interessanti lost&found che hanno la capacità di creare interesse nei più giovani e, contemporaneamente, puntare sulla nostalgia degli “Old School”.

Tra questi uno dei più interessanti è senza dubbio @trainer.spotting, profilo Instagram aperto nel 2018 da Sergey Velsin per raccogliere foto di personaggi famosi mentre indossano alcune delle sneakers più belle di sempre, pescando tanto tra le più celebri e amate dai collezionisti quanto tra i modelli sconosciuti apprezzati solo dai cultori del genere.

L’incredibile selezione di Trainer.spotting ha riportato nella Sneaker Scene del 2020 quella bellissima sensazione di stupore che un bel paio di scarpe genera negli sneakerhead, soprattutto se non si conosce il modello. Grazie a Trainer.Spotting molti hanno ripreso consapevolezza che anche i modelli più leggendari e ricercati oggi un tempo erano sugli scaffali dei negozi, alla portata tanto degli appassionati quando di inconsapevoli star del cinema o della musica alla ricerca di una scarpa bella, comoda o alla moda. In altri casi, invece, ci ha ricordato come alcune delle stesse star del cinema o della musica fossero dei veri pionieri dello Sneaker Game, con un gran gusto e un’innata propensione alla ricerca.

Ciao Sergey, grazie ancora per la tua disponibilità. Per cominciare ti chiederei di presentarti brevemente e raccontarci un po’ com’è nato il progetto Trainer Spotting. Lavori a contatto con il mondo delle sneakers o è un tuo “sfogo” da appassionato?

Mi sono personalmente interessato alle sneakers fin dalla scuola come, penso, ogni ragazzino dei tardi anni ’90 legato alle sottoculture. Backpacking, hip hop, graffiti… tutto quel genere di cose. Poi ho iniziato a studiare design al College, dove ho approfondito il mio interesse per le sneakers in quanto pezzi di design industriale. Attorno al 2005 ho iniziato a essere coinvolto nella scena sneaker/streetwear russa, principalmente dal punto di vista retail per la parte di marketing e contenuti. Uno degli effetti collaterali di questo lavoro è stato l’accumulo ossessivo di qualunque tipo di informazione potessi ottenere. A un certo punto mi sono reso conto che in oltre dieci anni avevo raccolto un buon archivio d’ immagini legate alle sneakers. Ho creato Trainer Spotting verso la fine del 2018 come outlet per questo archivio pensando potesse essere divertente.

Ho scoperto Trainer.spotting pochi giorni dopo la sua apertura ed è diventato subito uno dei miei profili instagram preferiti. In poco più di un anno hai raccolto molti follower e c’è sempre più partecipazione da parte degli utenti. Qual è stata la risposta della scena sneakers al tuo progetto?

Ho ricevuto un enorme supporto dalla community fin dall’inizio del progetto e sto continuando a riceverlo. Sinceramente non mi aspettavo una risposta di questo tipo, così positiva. Sono molto grato per ogni feedback che ho ricevuto in questo anno e mezzo.

Come hanno reagito, invece, i collezionisti? Spesso i fan del vintage o delle odd shoes sono chiusi e molto gelosi delle loro sneakers, mentre il tuo profilo permette a molti di scoprire anche modelli nuovi e insoliti.

Non ho visto nessuna gelosia in realtà, normalmente i collezionisti mi dimostrano il loro supporto e correggono i miei errori, il che è stupendo. Collezionare è una cosa seria e ciò che io faccio è soltanto una piccola parte di ricerca sul prodotto. Trainer Spotting non è certo una minaccia per la nicchia dei collezionisti anzi, è soltanto un complimento. Almeno, spero lo sia.

Che metodo utilizzi per identificare le sneakers che trovi? Hai un archivio personale o scavi nel web sfogliando vecchi cataloghi?

Tutto ciò che hai citato, l’archivio personale e il web. Aggiungerei anche eBay e Depop che sono di grande aiuto.

In una precedente intervista hai chiesto aiuto per identificare una Le Village, sei riuscito a scoprire di cosa si trattava? Hai altri casi irrisolti per cui vorresti lanciare un appello?

No, purtroppo no. In realtà ho quintali di modelli non identificati. Sto cominciando a pensare di cominciare presto a postarli per avere un po’ di aiuto da parte dei collezionisti.

Tra i tuoi post uno molto interessante è quello in cui illustri le differenze tra le due versioni della InstaPump Fury. Ti piacerebbe usare il tuo canale anche per approfondire la storia di alcuni dei modelli che posti?

Ho fatto diversi approfondimenti attraverso le Instagram Stories e la InstaPump è una delle prime sneakers che ho trattato. Li ho momentaneamente messi offline perché vorrei rivederne il design. Spero di poter fare più contenuti di questo tipo in futuro.

Scorrendo la timeline ho visto la tua battaglia per la Zvedochka, una concept shoe pazzesca che potrebbe tranquillamente trovare posto in un museo del design. Il modello è anche tra i miei preferiti, ma purtroppo non ha avuto una grande accoglienza né alla release originale, né con la successiva retro. Com’è nato il tuo amore per la Zvezdochka? Pensi che potrebbe trovare una nuova celebrità nell’odierna scena sneakers?

Ero affascinato dal concept della Zvezdocka fin da quando ne ho letto per la prima volta nel 2004 e, più scoprivo la storia dell’athletic footwear, più ho cominciato a rispettare l’approccio bold di Newson e Parker. Non sono un collezionista e non sono molto coinvolto nella Senaker Culture, molto del mio interesse personale per le sneakers è alimentato dal mio amore per la storia del design. Da un punto di vista di design e produzione quello della Zvezdocka era un concept incredibile, ma questo non si è tradotto in una buona scarpa. Probabilmente questo spiega perché io la ami così tanto e la scena no.

Mi sono immediatamente innamorato del tuo lavoro di ricerca perché sono un grande fan degli “accoppiamenti particolari” tra scarpa e personaggio, mi ha sempre colpito vedere qualche sneaker al piede di una celebrità insospettabile. Sulla tua pagina ne ho scoperto qualcuno clamoroso, come Eric Clapton con le Nike Dunk Low x Atmos, Leonardo DiCaprio con le Air Force One “3M/Snakeskin” o Giorgio Armani in Air Max 1. Tra quelli che hai pubblicato quale combinazione tra sneaker e personaggio pensi sia la più insolita? Quale, invece, è la tua preferita?

Adoro tutte le sneakers scelte da Cybill Shepherd. Oltre alle celebri Reebok indossate agli Emmy Awards, indossò diverse New Balance e Air Max sul set di “Moonlighting” ed è stata tra le prime sostenitrici per l’accettazione delle sneakers come scelta day-by-day per le donne. Oltre a lei, Iggy Pop con le sue Air Max 1 è il mio preferito in assoluto. Carla Bruni con le adidas Julie su un Elle Magazine del 1987, Andy Wharol con le New Balance 730, solo per citarne qualcun altro. Uno degli abbinamenti più insoliti, secondo me, è l’amore di Steven Tyler degli Aerosmith per le silhouette “seconda pelle”, come Aqua Sock, Sock Racer, Sock Trainer e Air Flow. Mi piacciono molto questi modelli, ma è una scelta di stile molto particolare per una rockstar degli anni ’80.