La foto postata su Instagram dall’account di Dsquared2 ha fatto cadere l’occhio dei più attenti su un particolare dettaglio. Il modello raffigurato nello scatto mostra ben in vista sul sedere il patch pump, che è a tutti gli effetti un microinfusore di insulina. Il brand fondato dai gemelli canadesi Dean e Dan, dopo aver postato la suddetta foto, ha caricato sul suo profilo due immagini di uomini con un body type totalmente diverso.
È infatti, senza alcun dubbio, la dimostrazione di come i brand stiano affermando sempre di più un potere in grado di scardinare tabù considerati irrisolvibili fino a un decennio fa. E si ripropone nuovamente il solito interrogativo: la questione della normalizzazione va davvero comunicata accostando un’immagine di un microinfusore di insulina a un six pack di un ragazzo muscoloso? Ad abbattere il tabù in questione ci ha pensato anche Lila Moss. La figlia della storica Kate aveva sfilato già lo scorso anno sulla passerella di Fendace e proprio in quella occasione aveva mostrato il cerotto per il diabete, riproposto poi pochi giorni fa in occasione del Met Gala.
Non sappiamo se i brand (Versace e Fendi prima, Burberry con Riccardo Tisci ora) abbiano proposto la scelta stilistica per Lila Moss, ma la sua apparizione con il dispositivo medico in questione potrà conferire ancora più potere alla moda, che step dopo step sta cercando di abbattere barriere di ogni tipo. Questi episodi creano spesso spaccature a livello di opinione pubblica: in molti avranno pensato che l’apparizione dei microinfusori all’interno di campagne pubblicitarie e sulle passerelle possa essere una becera mossa di marketing. La verità è che, indipendentemente dalla dinamica che ha portato alla presenza di microinfusori nel fashion, sarebbe giusto accettare ciò senza critica alcuna. La moda ci ha comunicato a tutti gli effetti che mostrare un microinfusore non è nulla di diverso dal mostrare un tatuaggio o un piercing.