A Inoki l’Italia non è mai piaciuta, né lei né tutti quelli che ci stanno dentro, ma negli ultimi anni qualcosa è successo e qualcuno è riuscito a tirarlo fuori dalla bolla che si era creato intorno.
Il rap è l’unica cosa da cui Inoki non si è mai tirato indietro, per anni ha continuato incessantemente a dire la sua a costo di apparire insistente, pesante, troppo ossessionato da ciò che gli altri facevano di quella musica che tanto amava. La fine del contratto con la Warner Music aveva fatto scattare qualcosa nella testa dell’artista, un pensiero – forse odio – che lo avrebbe spinto ad andare avanti per anni come un treno, facendo tremare le pareti alla svolta di ogni angolo, per poi girarsi indietro e fare un resoconto di ciò che aveva lasciato.
Il meccanismo del mercato musicale aveva inflitto a Inoki una ferita troppo profonda, infettata dal continuo adattamento ad esso di tutti coloro che fino ad allora erano stati al suo fianco, tra tutti Shablo e Guè Pequeno, ma poi anche Vacca, Salmo e Marracash. Il rapper non ha risparmiato nessuno perché non aveva più niente da perdere, era l’unico che aveva avuto il coraggio di uscire da quegli ingranaggi, creare una propria realtà, Rap Pirata, e continuare a portare alta la bandiera del rap libero. Eppure, con il passare del tempo, questo suo essere reale e vero fino all’osso era diventato stringente, stava forse prendendo il sopravvento su quello che era davvero il centro d’interesse: l’hip hop.
L’hip hop non è morto, è avvelenato dal denaro, dalla corsa all’oro
Inoki
Qualcuno che l’arte la prendeva seriamente, come voleva lui, poi, l’ha trovato. Nel 2017 Inoki ha lavorato con un’altra realtà, quella di Caparezza, dando vita insieme a lui il singolo “Fallo Tu”. Nel 2018 ha ritrovato il legame con Vacca e nel 2019 si è visto ospite nell’ultimo disco di Enigma. Piano piano ha ripreso confidenza con la scena e forse, ad essere decisivo, è stato il ruolo incisivo di Stabber e Asian Fake.
Da una realtà indipendente, l’artista è passato a firmare un contratto con Asian Fake, cosa che non osava fare dal 2008, quando i rapporti con la Warner si erano definitivamente conclusi, e da una nicchia ristretta ha trovato in Stabber un fedele compagno. Insieme hanno lavorato alla realizzazione di “Trema”, un singolo uscito all’improvviso che non può che preannunciare il passo pesante che Inoki avrà su questo 2020. Il brano è stato un successo, ma non si parla di numeri, quanto di riconoscenza. La scena rap che comprende Salmo, Guè, Nitro, Ensi, Clementino, Enigma si è fatta avanti nell’appoggiare l’uscita del collega, riempiendo di commenti inaspettati il post di annuncio.
Rientro in scena, la terra trema / Freddo alla schiena, il fiume in piena / Sei sotto o sei sopra? / Sei il topo o sei il cobra?
Inoki in “Trema”
La rabbia che ha sempre accompagnato Inoki c’è ancora, così come la delusione provata per tutto ciò che non è passione pura, ma oggi questa rabbia e delusione sembrano essere incanalate alla perfezione in un’onda d’urto intenta a colpire e affondare, per poi ricostruire dalle macerie. La scena trema, l’Italia trema, l’hip hop trema perché Inoki ha ricominciato a camminare con tutt’altra postura. Niente più dissing, niente più etichetta indipendente. Si è lasciato alle spalle quella che è stata per anni la miccia dei suoi movimenti e ha ricominciato a far musica in nome dell’hip hop.