Con la voglia di essere normale. Intervista a Jorja Smith.

Negli ultimi anni, se il tuo lavoro è quello di intervistare musicisti o aspiranti tali, capita sempre più spesso che il tuo interlocutore non parli di sé in termini di persona, di artista o di individuo, ma che utilizzi un’espressione quanto mai sibillina per riferirsi a tutto ciò che lo riguarda: «il mio progetto». Il che potrebbe voler dire tutto o niente, ma nello specifico significa più o meno «la maschera che io e il mio team abbiamo costruito per caratterizzare questa fase della mia carriera, per rendere la musica che faccio più interessante / vendibile / intrigante e per distinguermi dalle altre maschere attualmente in circolazione». Ecco, dopo averci scambiato quattro chiacchiere siamo felici di constatare che Jorja Smith non è un progetto, ma una ventiseienne che trasuda autenticità e simpatia, e questo lo abbiamo capito nonostante parlare con i giornalisti non sia la cosa che preferisce in assoluto: «adoro cantare e stare sul palco, ma tutti gli altri aspetti di questo mestiere sono un tantino stressanti», confesserà poco dopo.

Al nostro appuntamento si presenta senza un filo di trucco, con i capelli al naturale, indossando una t-shirt nera stropicciata e il suo miglior sorriso. È in collegamento via Zoom dalla sua casa di Walsall, la cittadina non lontano da Birmingham dove è nata e cresciuta e dove si è da poco ri-trasferita dopo qualche anno a Londra: sta trascorrendo qui le settimane che precedono l’uscita del suo secondo album Falling or Flying, approfittando del tempo libero per sistemare gli ultimi dettagli post trasloco. Come tutte noi, è già in calo ipoglicemico nonostante siano solo le 9.00 del mattino. «Scusate, vado un attimo a recuperare una tazza di tè, ho bisogno di zuccheri!», esclama allegramente. Nel complesso sembra felice e rilassata, forse come non lo era mai stata dai tempi del suo debutto. «Non vedo l’ora che l’album esca: lavorarci mi ha fatto sentire a casa, in senso metaforico e letterale» racconta. «Anche perché l’ho scritto con persone che ho conosciuto crescendo qui. Era da un po’ che sentivo il bisogno di ripercorrere i miei passi. Avvertivo una specie di richiamo che mi spingeva a tornare indietro, a prima che succedesse tutto». Ovvero: prima di spostarsi a Londra per perseguire la sua carriera, prima del successo planetario, prima che perfino Barack Obama si dichiarasse pubblicamente suo fan (e no, non è un’iperbole: nella playlist estiva 2023 di Obama che ha diffuso lui stesso sui suoi social, tra i Rolling Stone, i Pretenders, John Coltrane e Aretha Franklin, c’è anche Jorja Smith con la sua Try me).

Giacca Feng Chen Wang, tuta Sinead Gorey,
scarpe Gianni Versace vintage , orecchini Crystal Haze.

Da sempre le canzoni di Jorja nascono con lei che canticchia in freestyle e trascrive ciò che dice: «non c’è niente di pianificato, succede e basta». Anche per questo motivo preferisce collaborare con altre persone quando scrive. «Perché a volte davvero non so cosa voglio esprimere: parlare con altri mi aiuta a mettere a fuoco gli argomenti». Nonostante chiunque sarebbe onorato di lavorare con lei (tra i suoi estimatori ci sono Drake, Kendrick Lamar, Stormzy e Bruno Mars, giusto per citarne alcuni), sceglie in base alle affinità personali prima ancora che artistiche: «amo circondarmi di persone che apprezzo davvero artisticamente e con cui vado d’accordo a livello umano». È il caso del rapper J Hus e della cantante reggae Lila Iké, ovvero i due featuring inclusi in Falling or Flying: nomi ancora sconosciuti ai più in Italia. «Ascolto continuamente la loro musica: è stata una scelta naturale coinvolgerli, anche se ovviamente sono molto grata del fatto che le persone che ascoltavo crescendo adesso ascoltino me», dice con semplicità.

Anche le DameDame, il misterioso duo di producer che ha lavorato con lei a Falling or Flying, arriva dritto dal suo passato. Di loro si sa solo che sono due ragazze, e anche spulciando i social è difficile dedurre altro, considerando che nel momento in cui stiamo scrivendo su Instagram hanno un totale di zero post e appena 995 follower, tra cui Smith stessa. «In realtà ai tempi non collaboravo con loro (e anche se l’avessi fatto non potrei svelarlo, per mantenere il segreto su chi sono!), ma pensa che una di loro la conosco da quando avevo 15 anni», sorride. «Per me è davvero confortante e piacevole fare musica con i propri amici. Poter chiacchierare, ridere, mangiare, guardare film, cantare… stare insieme, insomma. È qualcosa di davvero speciale». Il frutto della sinergia con le DameDame si riscontra in tracce piuttosto atipiche per lo stile contemporary R&B di Jorja, come Go Go Go, un omaggio alla scena indie rock inglese. «Go Go Go spacca, è una canzone grandiosa!» si entusiasma lei. «In origine era una canzone delle DameDame. Me l’hanno fatta sentire quando abbiamo iniziato a parlare di lavorare insieme. In quei primi giorni non facevamo altro che chiacchierare di musica e confrontarci. Abbiamo riscritto dei versi e risistemato alcune cose insieme, e alla fine ci è sembrato naturale inserirla nella tracklist».

Corsetto Vivienne Westwood, tuta Postergirl, pantaloni Karoline Vitto,
scarpe Sophia Webster, orecchini Crystal Haze.

Anche il titolo del disco, Falling or Flying, arriva da una chiacchierata fatta con una sua vecchia amica: «nasce da una frase che le avevo detto anni fa, le è piaciuta talmente tanto che ne aveva addirittura fatto una t-shirt. Credo che quest’album suoni proprio così, ti fa volare ma allo stesso tempo ti fa precipitare». Fin da quando è tornata a vivere a Walsall, racconta Jorja, il suo obiettivo principale è stato ritrovare le sue radici e capire come poteva includere nel suo percorso artistico la comunità che l’aveva cresciuta e ispirata. Una delle prime decisioni è stata creare un coro per ragazze dagli 11 ai 18 anni: è possibile ascoltarlo in Try and Fit In, dedicata a tutti coloro che ogni giorno lottano per stare a galla e migliorare la propria condizione sociale. «Lavorare con le ragazze è stato un arricchimento reciproco, ho già imparato un sacco di cose nuove da loro» dice. «Non ho potuto passare con loro tutto il tempo che avrei voluto perché sono stata davvero occupata in quest’ultimo periodo, devo assolutamente impormi di andare più spesso alle prove prossimamente! Non vedo l’ora di lavorare ancora insieme. Anche se fanno solamente dei vocalizzi in Try and Fit In, suonano benissimo». I suoi anni da teenager di provincia oggi non le appaiono più sprecati, come racconta nella traccia conclusiva dell’album, la bellissima The Greatest Gift. «È una lettera a me stessa da giovane, ma anche alla me stessa di oggi: sono super orgogliosa di tutta la strada che ho fatto finora, anche se forse non me lo dico abbastanza spesso», sorride di nuovo, come solo lei sa fare. «Volevo solo fare sapere a quella ragazzina di Walsall che sta facendo un ottimo lavoro!». Impossibile non essere d’accordo con lei.

Produzione
Outpump Studio
Art director
Alessandro Pellegrino // Pierfrancesco Gallo
Coordinatore editoriale
Claudio Pavesi
Foto
Yis Kid
Assistente luci
Luke Regan
Stylist
Alizé Demange
Styling assistant
Jaka Koroma // Grace Omondi
Hair
Danielle Igor
MUA
Carol Lopez Reid
Nails
Preveen Bhamra