È arrivato il momento di mettere per un secondo da parte le blasonate Kelly di Hermès, Speedy di Louis Vuitton, Pouch di Bottega Veneta, Saddle di Dior e Le Chiquito di Jacquemus e dare il benvenuto alla nuova It-Bag del momento. Se non ve ne siete ancora accorti, la borsa attualmente più in voga si chiama Shopping Bag ed è firmata TELFAR. È praticamente impossibile non averla ancora vista, poiché sta dilagando sia sui social che tra celebrities come Solange, A$AP Ferg, Selena Gomez, Dua Lipa e l’attore di “Moonlight” Ashton Sanders, che addirittura l’ha sfoggiata al Met Gala 2019.
Rispetto ai modelli sopracitati, però, questa borsa si differenzia in diversi punti, primo fra tutti il prezzo. Il costo delle tre misure in cui il prodotto è disponibile parte rispettivamente da €135, €180 e €215, proprio perché l’obiettivo è di offrire un articolo accessibile in larga scala, sulla falsariga della filosofia di Michael Kors, ma il suo scopo primario è di creare un simbolo di appartenenza a una determinata comunità e non a una classe sociale. Non dimentichiamo poi che è anche prodotta interamente in pelle vegana e quindi con un occhio attento nei confronti della sostenibilità. Per quanto riguarda invece il design essenziale e senza tempo, le sue caratteristiche sono assolutamente minimali grazie alla forma squadrata, il logo TC in rilievo e una praticissima tracolla accompagnata da una maniglia, ed è esattamente per questo che è stata soprannominata “la Birkin di Bushwick”.
Tuttavia collegare il nome di TELFAR esclusivamente alla Bag sarebbe alquanto riduttivo, poiché analizzando la storia del brand e del suo fondatore scoprirete quanto sia stato rilevante per l’intero fashion system, pur restando per troppo tempo nell’ombra.
Telfar Clemens è nato nel 1985 nel Queens, a New York, da genitori liberiani. Trascorre parte dell’infanzia in Liberia e successivamente torna con la famiglia negli Stati Uniti. Già in età adolescenziale, ispirato dalla manualità della nonna e della zia, nutre un forte interesse per il mondo della moda, anche perché siccome nei negozi non trova abiti adatti alle sue esigenze è costretto a crearseli da solo. Tanto per fare un esempio, decide di realizzare un crop top per sé stesso visto che la madre non voleva comprarglielo. Non è un caso quindi che alla base della sua estetica ci sia un equilibrio tra il guardaroba maschile e femminile, definendo lo stile che adesso chiamiamo gender fluid.
Ottenuto il diploma comincia a frequentare la Business School della Pace University e per sostenere le proprie spese divide il tempo in altre due attività: fa il dj nel vibrante ambiente clubbing (dove conoscerà Shayne Oliver di HOOD BY AIR, il quale diventerà il suo primo fidanzato) e realizza la sua prima collezione, rielaborando il merchandising di Bob Marley, che sarà venduta in alcuni store della Grande Mela per finanziare la nascita del suo primo vero e proprio brand.
È il 2005 quando a Lefrak City viene fondato TELFAR, un marchio che strizza l’occhio all’estetica queer ma si definisce totalmente unisex. Inizialmente non avrà né il supporto della famiglia né delle autorità del settore ed è per questo che deciderà di presentare le sue rivoluzionarie collezioni all’interno di locali notturni e musei come il Guggenheim e la Biennale di Arte Contemporanea di Berlino e Venezia. Sin dal principio il suo approccio al fashion business è del tutto non convenzionale, restando fedele ai propri ideali e andando contro ogni barriera.
Ad accompagnare Telfar in questa avventura ci sarà l’amico di vecchia data Babak Radboy, che dal 2013 si occupa della direzione creativa e della parte amministrativa dell’azienda.
La dura gavetta sarà riconosciuta soltanto nel 2017 quando verrà eletto vincitore del premio per designer americani emergenti dal CFDA e da Vogue, ricevendo una cifra pari a 400 mila dollari che gli serviranno a investire per rendere globale il suo brand. Possiamo dire che da quel momento in poi il successo sarà esponenziale, tanto che subito dopo il marchio sarà distribuito in alcune delle migliori boutique al mondo come le Galleries Lafayette, Barneys, SSENSE, LUISAVIAROMA e Dover Street Market, per poi arrivare in finale nella categoria Accessory Designer of the Year ai CFDA Awards nel 2019.
Nel corso degli anni TELFAR ha collaborato con FILA, Reebok, Opening Ceremony, Budweiser, Converse e per questo autunno è attesa una partnership con Gap. Ma il progetto di maggior risonanza è stato quello insieme alla catena White Castle, con l’organizzazione dell’after party del fashion show per la primavera/estate 2016, seguito dal lancio delle nuove uniformi per i dipendenti del fast food e il rilascio di una speciale capsule collection prodotta appositamente per pagare la cauzione dei giovani detenuti della prigione di Rikers Island.
Quasi contemporaneamente il suo nome diventerà tra i più promettenti delle più prestigiose fashion week, quali quelle di New York, Parigi e Pitti Uomo, dove sfilerà con il supporto di Slam Jam per la novantasettesima edizione della kermesse fiorentina.
Se oggi sembra quasi scontato parlare di moda genderless, casting inclusivi che comprendono modelle e modelli di tutte le etnie, forme fisiche e sessualità e see-now-buy-now, lo dobbiamo proprio a Telfar Clemens, che in tempi assolutamente non sospetti si è dimostrato pioniere di quelli che ora potremmo definire aspetti basilari del fashion system, ma che in realtà all’epoca non erano altro che riflessi della sua personalità.