Questo weekend a Trieste si è tenuto l’evento di premiazione di ITS Contest che come ogni anno, da più di vent’anni, ha trasformato la città nel centro del futuro della moda internazionale, in un cuore pulsante di creatività, estro e fantasia. Nata nel 2002 da un’idea di Barbara Franchin, la competizione è dedicata a giovani designer emergenti e negli anni ha portato in città figure ora ai vertici del fashion system, come Craig Green, scartato nel 2010 e nel 2012, Demna (2004) e Matthieu Blazy (2006). Oggi, i 16 finalisti provengono da ogni angolo del mondo e spaziano dall’abbigliamento ai gioielli, dalle calzature alle scarpe. Alcuni sono diventati virali negli ultimi mesi, altri sono invece ancora all’inizio della propria carriera: l’unico denominatore comune in questo mare di culture, ispirazioni e stili è la freschezza della novità, di un punto di vista giovane e diverso.
Ex studenti di università di moda internazionali, creativi indipendenti, giovani talenti: ITS Contest permette di dare uno sguardo più da vicino alla creatività nel suo stato più puro, quella in grado di esprimersi liberamente senza le “contaminazioni” e le costrizioni delle logiche di mercato. E “Born to Create”, questo il nome scelto per l’edizione 2023/2024, non è stata da meno, grazie alla partecipazione di ben 782 candidati provenienti da 65 paesi e un nuovo format che ha posto ancora di più l’accento sulle creazioni e sul talento dei giovani designer.
Consapevoli dei pericoli della società contemporanea, questi ragazzi sentono il bisogno di protezione; esplorano rituali e tradizioni folcloristiche che rivelano un viaggio spirituale nei meandri del sé, considerano l’artigianato come uno strumento, parlano di inclusività culturale attraverso il prisma dell’immigrazione, dell’integrazione, delle questioni di genere, politiche e di classe. È un nuovo inizio, radicato in una consapevolezza senza precedenti.
Barbara Franchini
Al posto della tradizionale sfilata, infatti, i 16 finalisti di quest’anno sono stati coinvolti nell’ITS Residency Award, un “soggiorno creativo” dedicato alla sperimentazione e al confronto con esperti del settore come Sara Sozzani Maino e Matteo Ward per il tema della sostenibilità, ma anche Demna, Justin Smith e Thomasine Barnekow dal punto di vista artistico. Questa nuova configurazione ha trasformato quindi l’evento non in una semplice sfida, in una competizione con premi, coppe e riconoscimenti di vario genere, ma lo ha elevato a una vera e propria esperienza immersiva a 360 gradi. Gli stilisti hanno infatti avuto modo di conoscere e scoprire sé stessi, i propri colleghi, ma anche una nuova città e illustre personalità del settore, espandendo le loro conoscenze e la loro visione sotto tutti i punti di vista.
La giuria – composta da nomi come Emanuele Farneti (Vicedirettore di Repubblica), Matteo Battiston (Chief Design Officer di EssilorLuxottica), Sergio Zambon (Designer di Moncler) e Stefano Gallici (Direttore Creativo di Ann Demeulemeester) – ha quindi ascoltato i finalisti raccontare i propri progetti, per poi assegnare 13 premi speciali. L’ITS Fashion Film Award, per esempio, è stato consegnato ad Amina Galal, mentre ITS Artwork Award per l’opera d’arte più interessante ha visto un ex aequo tra la tedesca Chelsea Jean Lamm, con la sua opera che unisce elementi della natura nella forma di un essere umano, e l’italiano Ivan Delogu, con un intenso tributo alla sua terra reinterpretata nel lato duro degli strumenti e la morbidezza dell’uncinetto.
Oltre all’ITS Jury Special Award, vinto da Ju Bao con la sua maglieria sperimentale e da Richard Farbey grazie all’intensa narrativa dietro ai suoi gioielli, il premio finale della serata, l’ITS Arcademy Award, se l’è aggiudicato Momoka Sato. La sua collezione, dal titolo “Utopia on the mountaintop”, è stata infatti ritenuta la più creativa, innovativa e socialmente responsabile tra quelle in gara, sviluppandosi seguendo la credenza buddista che le anime dei defunti intraprendano un viaggio di 49 giorni che ne segna il destino nell’aldilà.
Oltre alla chiusura del contest e la proclamazione dei vincitori, Trieste è stata la protagonista di altre due importanti iniziative volute da ITS e che riguardano l’ITS Arcademy – Museum of Art in Fashion, il primo museo della moda contemporanea in Italia inaugurato lo scorso anno. Ora, lo spazio – che conserva la collezione di ITS composta da più di 15000 oggetti tra portfolio, abiti, fotografie e accessori – ospiterà due nuove mostre: “Le molte vite di un abito – The Many Lives of a Garment” e “Born to Create”.
La prima, curata dallo storico della moda Olivier Saillard e dal filosofo Emanuele Coccia, nasce dall’idea di realizzare una mostra di moda in maniera differente. Secondo Coccia, infatti, spesso i musei non riescono a mettere in mostra la vera vita di un abito, ciò che va oltre il puro aspetto materiale e del design. Le 12 diverse stazioni che compongono “Le molte vite di un abito” riflettono quindi sul valore e sul significato dei capi che indossiamo a seconda del loro contesto, liberando le esperienze che si incarnano attraverso di essi e raccontando la storia del corpo che lo abita. Così, alcuni dei più di 1000 capi donati dai vecchi partecipanti del contest si alternano ad abiti presi in prestito dai visitatori o da personaggi della scena internazionale, come le attrici Tilda Swinton e Charlotte Rampling.
Dal 28 marzo 2024 al 6 gennaio 2025, insieme a “Le molte vite di un abito”, sarà possibile anche vedere da vicino le opere dei finalisti e dei vincitori di ITS Contest 2023/24, racchiuse nella mostra che prende il nome proprio di “Born to Create”. In più, tutti i visitatori avranno la possibilità di scegliere la propria collezione preferita e, alla chiusura dell’esibizione, verrà decretata la preferita dal pubblico.