Osservando le ultime due stagioni di Premier League con l’occhio interessato non solo alle giocate più clamorose ma ai calciatori più stilosi e, più in generale, ai nuovi trend estetici, è stato inevitabile soffermarsi su Jack Grealish: il giocatore simbolo dell’Aston Villa è ormai diventato uno dei più apprezzati del campionato britannico per le sue movenze ma anche per un look assolutamente inconfondibile. Ecco perché, oltre alle estenuanti domande di calciomercato e alle critiche per la patente ritirata di recente, è stato interrogato più volte riguardo ad una delle sue peculiarità che lo ha reso così oggettivamente originale: l’abitudine di giocare tutte le volte con i calzettoni abbassati e di utilizzare dei mini parastinchi. Sul tema, la risposta più recente ed esaustiva è quella fornita al Birmingham Live, in cui ha anche negato fosse un omaggio a George Best:
Ovviamente i calzini dovrebbero andare sopra i polpacci. Ma una volta si sono ristretti durante il lavaggio. Quindi non sarebbero andati più in alto. Quella stagione, ho finito per giocare davvero bene. Così è diventata un cosa superstiziosa per me. Ho pensato: “continuerò a farlo perché ho fatto bene”.
Jack Grealish
I veri appassionati della Premier League inglese ricorderanno di certo il timido esordio di Grealish nell’Aston Villa, risalente alla stagione 2014/2015: già da allora il centrocampista inglese si fece notare, più che per le giocate, per l’insolito modo di scendere in campo. A quei tempi usava la maglia numero 40, non aveva bisogno del cerchietto per tenere a bada i capelli ed era ancora considerato un calciatore irlandese, visto che inizialmente aveva scelto di vestire la maglia dell’Eire che era il paese originario del padre e del nonno paterno. Proprio per questo motivo sembrava che la scelta di piegare i calzettoni e lasciarli giù fosse legata alle abitudini ereditate dal calcio gaelico, sport popolarissimo in Irlanda, anche se Grealish ci tenne a specificare via BBC Radio che si trattasse solo di un discorso legato principalmente alla sua scaramanzia.
La carriera sportiva di Jack Grealish è sempre stata legata alle fortune dell’Aston Villa, il club che è riuscito a condurre per mano al ritorno in First Division nel maggio del 2019. Anche in quell’occasione il centrocampista dei Villans giocava regolarmente con i calzini a metà polpaccio e con dei parastinchi da bambino, ma quello che fu impossibile da non notare riguardava le scarpe: tornato da un infortunio allo stinco proprio in tempo per le fasi finali della stagione – in cui fu decisivo con 4 gol e 4 assist – Grealish giocò con lo stesso paio di scarpini fino a presentarsi alla finale play-off contro il Derby County con delle Nike Hypervenom Phantom III lacerate, perché non avrebbe accettato di cambiarle e spezzare così la scia fortunata.
Jack Grealish, che grazie alle recenti prestazioni ha meritatamente ottenuto una ribalta importante fino a trovare spazio anche nella Nazionale inglese, non è comunque l’unico calciatore con questa particolare fissazione. Oltre a poter essere accomunato a tanti campioni del passato come Manuel Rui Costa, Juan Sebastian Veron, Laurent Blanc e Francesco Totti, l’attuale numero 10 dell’Aston Villa condivide la sua personale teoria su come indossare i calzettoni anche con Oli McBurnie, attaccante dello Sheffield United. Anche per lo scozzese la motivazione è un mix di superstizione e di necessità, quella di giocare nella maniera più congeniale e confortevole possibile, quasi come se l’elastico dei calzini o le dimensioni dei parastinchi limitassero la fantasia e l’estro. Come dichiarato nel 2018 al Guardian, quando ancora giocava per lo Swansea:
I parastinchi sono quelli dei bambini piccoli. Sono i più piccoli che riesco a trovare. Non indossiamo mai parastinchi durante l’allenamento, poi vai in una partita e li indossi, quindi mi sembra strano. Quando ero in prestito al Chester continuavo a tirare i calzini su e mi stavo stufando. Penso che sia stato durante la terza partita che ho giocato in trasferta contro il Welling United e il campo era orribile, ci stavano dominando e allora ho pensato: “vado a vedere se è comodo giocare con i calzini abbassati.” Ho segnato il mio primo gol tra i professionisti quel giorno, quindi da allora sono rimasto fedele.
Oli McBurnie
Un po’ per emulazione, un po’ per strafottenza (la stessa che riguardava Grealish quando gli arbitri più pignoli gli chiedevano di tirare i calzini su), un po’ per il desiderio di essere appariscenti il più possibile: in questo ristretto club c’è spazio anche per altri due giovani come Tom Davies e Emil Smith Rowe. Il primo, centrocampista dell’Everton, è ormai noto per i suoi gusti estetici fuori dal comune e per i suoi look bizzarri e multiformi, ma sempre molto raffinati. Per lui l’utilizzo dei parastinchi è assolutamente superfluo e tenere i calzettoni in su sa un po’ di omologazione, perciò arrotolarli è la soluzione più frequente, la più naturale.
Il secondo, invece, è una delle pochissime note positive della deludente stagione dell’Arsenal. Ultimamente è stato impiegato sempre più spesso e il modo in cui indossa i calzettoni ha facilitato la sua missione: mettersi in mostra il più possibile. A molti ricorda l’eleganza di Aleksandr Hleb e nella recente trasferta contro il WBA, sotto la neve, ha comunque preferito giocare coi polpacci scoperti, ma non a rinunciare al suo dress code.