Per la terza stagione consecutiva Saucony è tornata a Parigi durante la Fashion Week, riaprendo le porte della House of Originals: location nel cuore del Marais che, oltre a fornire uno spazio dedicato allo showroom, si trasforma in una galleria che tra presente, passato e futuro permette a tutti gli ospiti di immergersi all’interno del marchio di calzature sportive americano.
Protagonista indiscussa di questa edizione è la nuova Grid Shadow 2, proposta sia nella sua versione OG, sia nell’inedita variante in edizione limitata realizzata a quattro mani con Jordan Page, proprietario del marchio Colour Plus Companie. La silhouette ripescata dagli archivi di Saucony è tornata nella sua variante colore originaria, la stessa presentata negli anni ’90 in occasione del suo lancio.
Mixando stile e innovazione, Saucony Originals eleva il design della Grid Shadow 2 OG riproponendo una base in mesh e combinandola a materiali più pregiati come nubuck e pelle. A stravolgere e impreziosire la sneaker è stato però Jordan Page che, tramite la scelta di un’accurata color palette e l’utilizzo di inserti in suede, rende omaggio e rilancia sul mercato un modello dal ricco heritage.
In occasione della Fashion Week di Parigi, e in attesa dell’uscita della collaborazione di Colour Plus Companie sulle Saucony Grid Shadow 2, prevista per metà agosto, abbiamo avuto modo di vedere da vicino questo modello e di parlare direttamente con il creativo americano.
Giungendo a noi, e alla House of Originals di Saucony: non si tratta del tuo primo incontro con il marchio. Come è nata la tua prima collaborazione?
Nella maniera più spontanea e genuina. Fab, un mio conoscente, mi ha scritto in DM dicendo di volermi presentare al brand come collaboratore. “Cosa ne pensi?”. Ovviamente non mi sono tirato indietro, come avrei potuto mai? Attraverso di lui ho conosciuto Jason che ha creduto subito in me. È iniziato tutto con una grandissima semplicità. A tre anni di distanza dalla prima partnership, posso affermare che stiamo continuando a realizzare prodotti incredibili come le nuove Saucony Grid Shadow 2.
Sono ormai anni che sei sotto la luce dei riflettori: hai fondato il tuo brand, curi una pagina Instagram da migliaia di seguaci, sei un collezionista e anche un DJ. Parlaci del tuo percorso. Come ti sei avvicinato al mondo della moda?
Se oggi faccio parte dell’ambiente moda è grazie a mia sorella. Sono cresciuto al suo fianco e mi ricordo di quando, da piccola, era solita collezionare tutti i numeri di Vogue, mi mostrava le campagne al loro interno e tutte le sfilate di ogni Fashion Week. Il mio battesimo nella moda è avvenuto quindi grazie a lei. Da lì è partito tutto in maniera molto genuina, una volta entrato in contatto con questo mondo, all’età di dodici anni mi sono avvicinato a quello dell’alta moda, probabilmente attratto dall’arte di cui si permea questo ambiente.
È da questa tua passione per l’arte che nasce la tua pagina Instagram, @veryadvanced? Ad oggi possiamo definirlo un mix tra una pagina moodboard e un archivio personale?
Sì, i miei post – se visti con una visione d’insieme – potrebbero sembrare una sorta di moodboard. Allo stesso tempo però mi piace dare un contesto storico-culturale a ciò che condivido, in maniera tale da poter delineare e documentare i trend del momento. L’arte è ciò che mi ha avvicinato, da lì si è poi espanso tutto, e oggi non mi limito solamente a parlare di fashion, tratto anche tematiche legate all’ambiente musicale, a quello politico, inserendo di tanto in tanto anche dei meme.
Quali sono i criteri secondo i quali decidi di postare e i contenuti da trattare?
Forse non dovrei, ma ancora oggi la considero una pagina personale. Nonostante l’account sia cresciuto molto, continuo a trattare argomenti che mi suscitano interesse. Ad essere sincero non c’è una vera e propria strategia dietro tutto ciò. Go with the flow. Quello che amo, quello che voglio, quando voglio, senza limitazioni.
Ciò che emerge è la profonda conoscenza della cultura pop e nello specifico anche del vintage. Cosa ne pensi del panorama fashion al momento? Ci sono persone, marchi o artisti a cui fai riferimento?
Ci sono diversi creativi e artisti che ammiro, a prescindere dal fatto che siano miei conoscenti, amici, o persone a me sconosciute. Il primo che mi viene in mente, per esempio, è Pat Peltier, fondatore di Bandulu, nonché mio caro amico. Lui incarna la persona in grado di ispirarmi e motivarmi, così come Jess Humphrey che, dopo la sua esperienza da Ralph Lauren, mi ha spinto e supportato con la creazione del mio brand, Colour Plus Companie. In termini di marchi, invece, oltre a nomi come Prada e Miu Miu, sono molto attratto da realtà come quelle di Only NY e Belief NYC, che descrivono lo stereotipo del classico cittadino di New York, attento al proprio stile ed estetica. Amo qualunque cosa da cui posso trarre ispirazione.
New York gioca un ruolo importante tra le tue ispirazioni. Come descriveresti il mondo moda lì?
Credo sia il migliore. Attribuisco tutto ciò al ritorno della vita notturna che, a causa del COVID, si era andata a perdere. Fortunatamente le persone hanno ricominciato a uscire e, di conseguenza, a volersi vestire bene.
Passando invece a Colour Plus Companie, quando e come hai sentito il bisogno di disegnare qualcosa di tuo?
Ho iniziato a collezionare vestiti per motivi nostalgici, poi ho iniziato a ricercare capi particolari, contraddistinti da elementi di design unici e, quando tutto ciò mi ha iniziato a stancare ho iniziato a fare tutto da me. Colour Plus Companie rappresenta un altro mio sbocco creativo che completa quello generato dalla mia attività come DJ.