Tutti conosciamo l’elegante e apparentemente placida copertina di “Daytona“, ma il processo che l’ha portata davanti ai nostri occhi non è stato affatto semplice. Le questioni legate alla cover dell’album di Pusha T sono tantissime, molte anche di natura morale. Ma cosa è successo quel giorno di due anni fa? In questa storia c’entrano Pusha T, Kanye West e Whitney Huston.
Il 25 maggio del 2018 uscì l’attesissimo “Daytona” di King Push, un disco che vanta tracce considerate pietre miliari della storia dell’hip hop. Quel giorno, però, a generare stupore non fu solo la musica, bensì la cover scelta per l’album.
Come copertina, infatti, venne pubblicata in milioni di copie una fotografia inedita del bagno di Whitney Huston, risalente al 2006, in cui vicino al lavandino, esposti in bella vista, spiccavano ordinati diversi tipi di droghe. Lo scatto, tra indignazione e polemica, rappresentava la prova inconfutabile della tossicodipendenza di cui la Huston soffriva in quegli anni, debolezza che la condusse poi alla morte, proprio in quella stanza, nel 2012.

Chi può essere l’artefice di una scelta così azzardata e al limite del socialmente accettabile? La risposta è semplice: Kanye West.
Il rapper, che si occupò interamente della produzione di “Daytona”, pochi giorni prima dell’uscita del disco chiamò Pusha in piena notte, dicendogli che la cover precedentemente scelta per l’album non era più di suo gradimento.
A raccontare questo aneddoto è lo stesso T nel corso di un’intervista, durante la quale ha aggiunto anche che, sempre durante la stessa telefonata, Kanye gli rivelò quale fosse la nuova fotografia scelta per il suo disco. Pusha T non ne fu esattamente entusiasta, probabilmente anche perché i costi per i diritti d’uso dell’immagine di Whitney ammontavano a non meno di 85.000$.
Se per Pusha non valeva la pena spendere quel denaro per lo scatto, Kanye non era della stessa idea, tanto da decidere di sborsare lui stesso l’intera cifra, regalando la copertina al collega.
Al momento dell’uscita del disco, le critiche mosse dalla famiglia della cantante e dal pubblico non si sono fatte attendere, così come le più disparate analisi sulle ragioni nascoste dietro una scelta tanto borderline da parte di West. La spiegazione arrivò imperativa e univoca.
Questo è esattamente ciò che alle persone serve vedere quando ascoltano questa musica, la copertina sarà questa. La pagherò io.
Kanye West sulla cover di Daytona
Ma Kanye aveva ragione? Lo scatto di quel bagno era veramente la traduzione in immagine più giusta per “Daytona”? La risposta sembra essere, per l’ennesima volta, sì. Se in un primo momento lo sdegno fu il sentimento più forte, nel tempo furono in molti a capire quello che West aveva trovato in quella foto, il senso. Il primo tra tutti fu Pusha T, seguito perfino da alcuni membri della famiglia della cantante, colpiti dall’impatto artistico della copertina.
Sento che la cover rappresenta un caos organizzato. L’energia dell’album è un po’ caotica, ma al contempo è tutto a posto. Guardando quell’immagine, quello che avverto è la stessa sicurezza che chiunque frequentasse quel bagno, sapeva cosa voleva trovare e sapeva dove trovarlo.
Pusha T
A due anni di distanza, quello che emerge non è solo l’aspetto più scandalistico e – volendo – macabro della vicenda, ma anche e soprattutto la sorprendente visione d’insieme di Kanye. Senza togliere l’alta percentuale di provocazione che, a prescindere, fa certamente parte della sua natura, Ye a discapito di tutto e tutti ha dato una forma alle emozioni che la musica genera, costringendo tutti noi, nel momento in cui guardiamo “Daytona” per la prima volta, a fare i conti con i nostri mostri e le nostre debolezze.
Con questa premessa le note del disco non hanno forse un suono diverso?