Lo scorso venerdì in molti ci siamo svegliati leggendo una notizia terribile. Keith Hufnagel è morto a causa di un tumore al cervello. A comunicarlo per primi sono stati gli amici, la conferma è arrivata poi attraverso il profilo Instagram di HUF, il brand da lui fondato nel 2002, che in un comunicato ha specificato come la battaglia con il cancro durasse da oltre due anni.
La lunga carriera che lo porterà a diventare una leggenda dello skateboarding è iniziata nella seconda metà degli anni ’80 a Long Island. Durante il decennio successivo vive da protagonista quella che in molti considerano la Golden Era dello skate newyorkese, frequentando spot leggendari come Washington Square Park, Tompkins Square Park, il World Trade Center o Brooklyn Banks. Proprio in questo periodo entra a far parte della “Crew allargata” nata attorno al negozio Supreme di Lafayette Street, frequentando Peter Bici, i fratelli Keffe, Gio Estevez, Gino Iannucci, Jon Buscemi, Harold Hunter e Keenan Milton.
All’inizio del nuovo millennio Hufnagel è un pro skater riconosciuto per il suo stile unico e innovativo ed è proprio in questo momento che avviene il “cambio di costa” che definirà la sua carriera. Nel 2002 apre a San Francisco il suo primo skateshop, HUF, nickname da sempre presente sulle sue tavole da Pro ed eredità della suo periodo da writer a New York. Negli anni successivi HUF diventerà anche un brand, con cui Hufnagel produrrà inizialmente abbigliamento per passare poi all’hardware e, addirittura, alle sneakers. La creazione del brand diede ad Hufnagel la possibilità di supportare molti giovani skater della scena nord-californiana, dando un contributo incredibile al mondo dello skate. Tra gli ambassador del marchio c’è stato anche Dylan Rieder, prematuramente scomparso nel 2016 a soli ventotto anni a causa della leucemia.
L’apertura di HUF ha avuto un ruolo molto importante nello sviluppo della scena streetwear di San Francisco con un’enorme influenza anche nel sud della California. Diamond, Upper Playground, FTC, The Hundreds, Benny Gold e Mash SF saranno per sempre legati alla figura di Hufnagel. HUF ha saputo dimostrare al mondo dello skate e a quello dello streetwear come fosse realmente possibile crescere a livello internazionale senza perdere le proprie radici, collaborare con grandi nomi (Pepsi, Budweiser, Snoop Dogg ma anche Penthouse, Quentin Tarantino e La Pantera Rosa, soltanto per citarne alcuni) senza mai “vendersi”. Hufnagel non ha mai dimenticato New York, ha portato l’estetica della Grande Mela, legata all’hip hop e ai Graffiti, nel nord della California, lavorando con Kevin Lyons ed Eric Haze.
Negli ultimi anni il negozio di Los Angeles su Fairfax Avenue, duramente colpito dalle proteste degli scorsi mesi, è diventato una sorta di “Mecca” sulla costa ovest per gli appassionati di streetwear, al pari degli store di Stüssy, Supreme e Undefeated. Al centro del negozio svettava un dito medio alto quasi due metri, realizzato dall’artista giapponese Haroshi. Durante una puntata di The Nine Club registrata lo scorso anno, HUF ha ricordato ridendo come quella mano sia proprio la sua, “prestata” per il calco utilizzato per realizzare l’opera d’arte.
Tommy Guerrero, Steve Caballero, Supreme, Real Skateboards, the Berrics, Joe Hundreds, Atiba Jefferson, Eric Haze, Alex Olson, Paul Mittleman, Colin Kennedy, Reese Forbes. Nei giorni scorsi tutta la scena ha voluto ricordare Keith Hufnagel e il suo contributo al mondo dello skate e dello strettwear.
Spesso si abusa del titolo di “leggenda” nel nostro ambiente, ma nel caso di Keith Hufnagel si fatica a trovare un appellativo migliore. Huf è stato un innovatore sullo skate, un pioniere nello streetwear. Il suo lavoro sarà ricordato per molto tempo e avrà effetti indelebili ancora per molti anni.