Quando si pensa ad una cantina vinicola, l’immagine che balza in mente è spesso quella di costruzioni rustiche ed imponenti, circondate dai filari ordinati dei vigneti. Tuttavia, chi visita la cantina di Guado al Tasso, nella piccola e prestigiosa area di Bolgheri, a un centinaio di kilometri a sud-ovest di Firenze, scopre una realtà completamente nuova. La cantina è, infatti, una costruzione ipogea, ovvero quasi interamente sotterranea, un’opera che sembra nascondersi, sussurrando, piuttosto che dichiarare la propria presenza.
Progettata dallo studio asv3-officina di architettura, frutto di una ristrutturazione della preesistente struttura, la cantina di Guado al Tasso non è solo un luogo di produzione, ma un vero e proprio simbolo di un nuovo modo di intendere il legame tra territorio e architettura. La scelta di costruire una cantina che sprofonda nel terreno, mimetizzandosi con il paesaggio, non è casuale: la famiglia Antinori ha voluto un progetto rispettoso del territorio e della sua storia. La struttura ipogea si colloca al centro della tenuta che si estende su una superficie di 1000 ettari di cui circa 320 vitati ed è divisa in due parti dalla via Aurelia, l’antica strada che da Roma portava verso l’Occidente, lasciando sulla propria sinistra la costa ed il mare e sulla destra il Viale dei Cipressi.
Ma perché costruire una cantina ipogea? In un’epoca in cui tutto deve emergere e apparire, la scelta di realizzare una struttura che sembra “scomparire” nel terreno e quasi invisibile dall’esterno, rappresenta una presa di posizione. Questa soluzione non solo minimizza l’impatto visivo, ma è funzionale sia dal punto di vista tecnico che energetico, garantendo un minor consumo grazie alla naturale azione coibente del terreno e delle coperture inerbite.
Entrando nella cantina, ci si immerge in una geometria sapientemente studiata: la divisione delle aree di vinificazione nasce dalla necessità produttiva di avere spazi cuciti su misura per seguire e adattarsi alle necessità ed esigenze di ciascun vino. Il calcestruzzo pigmentato con tonalità terrose si fonde con i colori naturali, mentre le aperture, realizzate sotto forma di piccole feritoie, appaiono come asperità del terreno. È un’architettura che, più che dominare il territorio, dialoga e si lascia modellare da esso. La struttura, pur completamente interrata, riesce a far filtrare luce naturale grazie a finestre strategicamente posizionate, che illuminano delicatamente gli spazi.
La cantina di Guado al Tasso è anche una potente metafora. Le sue radici nel terreno ricordano quelle di un albero che si nutre dalla terra in cui cresce, simboleggiando il legame profondo della famiglia Antinori con il territorio bolgherese.
Oggi, la Tenuta Guado al Tasso non è solo un luogo di produzione vinicola, ma una destinazione che attrae architetti, artisti e appassionati di design da tutto il mondo, curiosi di vedere come si possano realizzare edifici funzionali, discreti, e allo stesso tempo meravigliosamente integrati nel paesaggio dove l’architettura non invade, ma si fonde con la natura, rispettandola.