Ricordi quando guardavi il tuo programma preferito e aspettavi con ansia le pubblicità per andare in bagno o prepararti uno spuntino, cercando di non perdere nemmeno un secondo del film? Bene, oggi non corriamo più verso il bagno, ma verso lo schermo del telefono. Benvenuti nell’era della FOMO digitale.
La FOMO (Fear of Missing Out) è l’ossessione di non perdersi niente.
a FOMO digitale è stata teorizzata per la prima volta dal dottor Dan Herman, un consulente di marketing, alla fine degli anni ’90. Tuttavia, il concetto è diventato popolare solo dopo il boom dei social media negli anni 2000, quando lo psicologo Andrew Przybylski e il suo team dell’Università di Oxford hanno approfondito il fenomeno, identificandolo come un’emozione legata alla connessione sociale e all’interazione digitale.
Ora, siamo onesti: in un mondo che si aggiorna alla velocità della luce, chi ha tempo per non sapere cosa sta succedendo? Viviamo immersi in un flusso continuo di notifiche e highlights della vita altrui, che ci fanno sentire come se stessimo sempre mancando qualcosa. E come ci siamo arrivati? Social media, eventi live, notifiche e la dolce promessa di essere sempre connessi, come se avessimo già nostalgia del presente.
@recider Reply to @sparkly.jada FOMO: The fear of missing out. #cinematography #fyp ♬ audio diretamente do Brasil – .
Sanremo, Olimpiadi, Coachella: che tu sia o meno un fan, la paura di perdersi “quel momento” è reale. Una volta si vivevano gli eventi in TV con amici o in famiglia; oggi, non basta più guardarli, bisogna esserci, postare, commentare in tempo reale. Gli eventi non finiscono quando si spengono le luci del palco: continuano sui social, dove chi non c’era resta tagliato fuori dalle conversazioni del giorno dopo.
La FOMO colpisce duro soprattutto tra i più giovani, perché nasce da una continua comparazione sociale. Scorri le storie, vedi amici a concerti a cui non sei andato, o peggio, a cui non sei stato invitato. Risultato? Una sensazione di isolamento che si alimenta da sola. Anche quando siamo in viaggio o mentre stiamo vivendo esperienze da ricordare, la FOMO riesce a farsi sentire.
Possiamo essere in viaggio in una meta esotica, ma la paura di perdere il selfie del pranzo al McDonald’s che i tuoi amici stanno postando ti tiene sveglio. Questa ansia di sentirsi esclusi anche dalle cose più banali ci fa dubitare se stiamo davvero vivendo al massimo, mentre ci chiediamo se il nostro feed stia perdendo qualcosa di “vitale.
Era il (non così lontano) 2016 quando Pokémon GO ci ha fatti scendere per le strade della città, come se in ballo ci fosse la nostra vita. Negli USA c’è chi è rimasto coinvolto in incidenti stradali tentando di catturare creature digitali, dimostrando quanto il timore di perdersi qualcosa possa spingerci a fare scelte decisamente sconsiderate.
I risvolti possono essere gravi o meno, ma sicuramente questo fenomeno porta a stress, ansia, e in certi casi, persino depressione.
Come si può non citare la scena di Ecce Bombo, dove Nanni Moretti si chiede ironicamente: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Una riflessione che sembra anticipare perfettamente la FOMO. Quel desiderio di “esserci” è ciò che oggi ci spinge a partecipare a ogni evento, online o offline, temendo di diventare invisibili se non siamo costantemente presenti.
Eppure, la JOMO ci insegna che, a volte, la vera soddisfazione sta nel non esserci, nello scegliere consapevolmente di vivere il momento senza doverlo per forza condividere o documentare.
@jelks ♬ original sound – cookie butter king 🧑🏽🦰
Sempre più persone stanno abbracciando la Joy of Missing Out, la controparte positiva della FOMO. Se la FOMO ci spinge a non perdere nulla, la JOMO riflette un crescente desiderio di disconnessione. Non è più fondamentale seguire ogni trend o partecipare a tutte le conversazioni online, ma riconoscere che non essere ovunque è liberatorio.
La saturazione digitale può riuscire a farci riscoprire il piacere di spegnere il telefono per qualche ora, concentrandoci su noi stessi, le nostre esperienze e le relazioni reali. Per molti, perdere un evento o una notizia non ha l’effetto catastrofico che si temeva, anzi: porta serenità e soddisfazione nel presente.
Questo cambiamento rappresenta una ribellione contro la pressione di condividere tutto online. Vivere il momento senza documentarlo è diventato una scelta consapevole, quasi rivoluzionaria.