La fedeltà tiene vivo lo sfogo di Noyz Narcos

In un’epoca in cui la musica sembra cambiare con il miglioramento dello status sociale – che non è necessariamente una cosa negativa – Noyz Narcos resta uno dei pochi che da vent’anni continua a sfuggire a questa regola. Le sue scelte e le strade intraprese sono ancora fedeli a quello che probabilmente l’Emanuele di 18 anni avrebbe voluto fare. Tra le numerose attività intraprese, oggi Noyz è diventato ambassador di FILA e in questa occasione abbiamo avuto la possibilità di scambiarci due chiacchiere. Il tema chiave: la fedeltà. Quella che gli ha dato la spinta per tornare a scrivere gli sfoghi per il prossimo disco – che non è lontano, ci dice, «se non c’era questa emergenza COVID saremmo già usciti».

Il successo di Noyz è distante dalle logiche di mercato che oggi governano e indirizzano le scelte musicali. Mai un featuring un po’ più lontano da quella che è la sua realtà underground, mai una scelta di marketing per raggiungere le prime posizioni tanto ambite. Eppure, Noyz, il successo lo ha ottenuto lo stesso e continua ancora oggi a raggiungere traguardi per niente scontati, soprattutto per chi ha messo le radici nella vecchia scuola. Con “Enemy”, tre anni fa, ha ottenuto il suo primo Disco di Platino – «non me lo sarei mai aspettato nella mia vita», ci ha detto – e “Localz Only” con Fritz Da Cat ha ottenuto quest’anno il Disco d’Oro, a distanza di sei anni dalla sua uscita. Ad essere fedele, subito dopo di lui, è infatti il suo pubblico, i suoi ascoltatori: «sono rimasto sempre fedele alla linea e forse è questo che ha ripagato, la gente vuole questo da me, si aspetta questo da me, non vuole che mi metta a fare altro. Come funzionava una volta, funziona ora». 

«Pur essendo cambiati i tempi, le mie passioni e il mio stile di vita continuano ad andare nella stessa direzione da quando ho 15 anni. Le cose che attraggono la mia attenzione sono ancora molto simili a quelle che avevo da pischello, la mia musica non ha niente di forzato. È quello che faccio io, quello che so fare». Da quando ha preso il microfono in mano, Noyz Narcos racconta la sua città come fosse un padre. La sua vita dal 2000 a oggi è cambiata; a Roma non ci abita più, si è spostato a Milano, ha fatto successo, aperto attività che vanno oltre la musica, ma il dono di saper raccontare è qualcosa che Emanuele sfama e custodisce sempre e comunque. Per sé stesso, per Roma, per tutti coloro che lo ascoltano.

Fuori è la fottuta città di Dio che parla, m’hanno scelto per raccontarla / L’ho messo prima di qualsiasi altra cosa sappia, rappresento RM sopra la mappa

Noyz Narcos in “Enemy”

Ma che cos’è più semplice, essere sé stessi o cambiare a seconda dei tempi? «Rimanere fedeli a sé stessi non sempre è facile», afferma Noyz. Questo perché spesso le proposte fatte agli artisti comportano delle svolte non indifferenti a livello monetario, puoi pensare che possa far comodo, che alla fine cosa cambia? Però indietro, dopo, non si torna. «Quando hai fatto determinate scelte poi è difficile tornare a fare quello che facevi prima. La cosa difficile è riuscire a ragionare, in questo gioco ci vuole molta testa, al contrario di quello che pensano in molti». È importante fare scelte ponderate, capire quali mosse hanno senso nel lungo periodo, perché – ci tiene a sottolineare – la svolta proveniente da una scelta azzardata è momentanea, poi devi tornare a cavartela da solo, a fare i conti con te stesso. «Se fai la scelta sbagliata è perché ti hanno consigliato male o non sai stare in questo gioco».

Noyz è lungimirante, si prende ciò che gli spetta con la calma di chi sa ciò che ha da dare. Il suo rapporto con la musica, però, non è sempre stato lo stesso. Nel periodo in cui tutti si lanciavano in scelte musicali e discografiche lontane da quelle che lui avrebbe fatto, ha pensato di dover fare un passo indietro. «Quando stavo lavorando a “Enemy” non mi rispecchiavo troppo in quello che stava succedendo nel panorama rap, stava un po’ sfuggendo di mano la cosa e non mi riconoscevo più nella musica che la gente aveva iniziato ad ascoltare. Prima mi hai chiesto come ho fatto a continuare a fare sempre la stessa roba e avere sempre un riscontro positivo: proprio per questo avevo pensato che quel tipo di rap che facevo io poteva non interessare più a nessuno». “Enemy”, il suo ultimo album solista, è stato una fatica come pochi, scritto in un momento in cui tutto quanto sembrava andare nella direzione opposta, quella sbagliata. Ma è proprio qui che Noyz ha realmente raccolto ciò che aveva seminato per tutta la vita. «Ho avuto un riscontro molto positivo da parte del pubblico, sopratutto live, ma anche il disco è andato benissimo. Mi sono reso conto che la percezione che abbiamo del potenziale ascoltatore medio non è quella che puoi avere dai social. Non c’è più la percezione che queste persone esistano, mentre invece ce ne stanno un botto. Il mio disco è andato bene anche tra i giovani, ho visto che ancora c’era interesse; soprattutto mi sono gasato a suonare, ho avuto un tour infinito che mi ha dato un sacco di soddisfazione e mi è tornata la passione di volerlo fare ancora per un po’».

L’ondata trap, dilagata in Italia dal 2015/16 a oggi, ha scombussolato tutto. Si è presa gran parte delle attenzioni dal pubblico e ha cambiato il linguaggio con cui si parla ai giovani. «Ormai parliamo una lingua totalmente diversa» afferma Noyz, «anche se in realtà questo fatto di prendere parole inglesi e “slangarle” in italiano inserendole nel linguaggio di uso comune è una cosa che faccio da secoli. È una cosa necessaria: se vuoi parlare un linguaggio di strada devi essere uno che lancia degli slang». La narrativa di Noyz Narcos ha una grande forza esplicativa, il linguaggio è cambiato, è vero, ma il modo schietto, diretto e senza filtri con cui il rapper racconta il suo ambiente permette alle persone di entrare a stretto contatto con una realtà che nessuno, ormai, sembra più notare. Se mettessimo in mano a un ragazzo l’intera discografia di Noyz, le cose da imparare e le vicende da vivere – solo ascoltando – sarebbero molteplici. Si impara a conoscere Roma, a vedere la società da un altro punto di vista, uno più vero, più crudo. Si conoscono la debolezza, la tenacia, la fedeltà, si impara a capire come gira il mondo e come affrontarlo. «Non ho mai fatto musica per dare insegnamenti o per sensibilizzare le persone su qualcosa, è solo uno sfogo personale. Poi se viene percepita in maniera positiva non posso che essere contento, ma con i miei album non sento di dover dare lezioni a nessuno». Eppure una cosa c’è da imparare, anche se ce lo dirà dopo: a fare le rime, a scrivere in maniera interessante. «Spero che dai miei dischi si percepisca che c’è del lavoro dietro, un metodo di lavorazione».

Se c’è qualcosa che si è evoluto, nel tempo, nella musica di Noyz, è proprio questo. Il metodo di lavoro. «Prima scrivevo quasi sempre a casa, dovevo stare nel mio mondo, isolato da tutto, era l’unico modo con cui riuscivo a canalizzare l’attenzione sul lavoro», ma adesso le cose sono cambiate, il nuovo disco lo sta scrivendo in studio – così come successo con “Enemy” -, insieme ai produttori che nel frattempo lavorano alle basi alle quali gli piace sempre mettere mano prima di chiudere i pezzi. «Adesso preferisco lavorare in studio, anche se ho un pezzo importante. Prima me ne andavo in paranoia, mi mettevo giorni prima a lavorarci, adesso mi fido del mio istinto». 

Possiamo parlare di fedeltà in tanti modi, ma se c’è qualcuno che Emanuele Frasca non tradirà mai è il suo pubblico, perché potrebbe farlo solo tradendo sé stesso. Sono cose che vanno di pari passo. Sa bene quello che i suoi ascoltatori vogliono e sa che nessuno vuole niente di diverso da ciò in cui si rispecchia. È per questo che da 20 anni i suoi racconti vengono sempre accolti e custoditi gelosamente nelle librerie musicali di ognuno. E se il pubblico chiama, Noyz risponde. «È il momento di far uscire un nuovo disco e lo vedo anche da quello che mi chiede la gente, mi scrivono continuamente “tira fuori questo disco che non ce la faccio più”».

Sul disco, ovviamente, niente spoiler. È probabile che troveremo al suo interno qualche nome emergente forte, «quelli con cui volevo collaborare ci ho già collaborato, se non sono ancora usciti saranno nel disco nuovo», ha affermato. Per chiudere, gli abbiamo chiesto quanto è alta la probabilità di sentire, in un prossimo futuro, un joint album con Rasty Kilo. Ci ha risposto che quest’estate hanno lavorato molto insieme «perché no, potrebbe succedere, non si sa mai». Alla fine, per Noyz «il successo più grande è che le mie cose funzionino, che vadano bene e che spacchino sempre di più. Finché funziona non chiedo altro dalla vita».