Quanto conta il processo nella creazione di una collezione? Per Francesco Risso, direttore creativo di Marni, è più che fondamentale. Il processo creativo libero da cui Risso ha imparato a distillare gli elementi chiave è proprio quello che rende il lavoro di Marni unico nel suo genere e una stella nel panorama moda generale. È da qui che parte la riflessione lunga una lecture (e una carriera) intera del designer davanti a qualche centinaio di studenti del Polimoda di Firenze e una fila di giornalisti pronti a imparare.
La lecture, che il designer ammette subito di odiare per definizione, si intitola “The process as manifesto” ed è strutturata come un vero processo creativo fatto di interazioni, confronti ed espressioni libere. Si parte quindi con una manciata di minuti in silenzio ad ascoltare. Un atto in parte simbolico – quello che rappresenta la capacità innata di un creativo di sapere ascoltare quello che lo circonda per comprenderlo e ristrutturarlo secondo la sua arte – e in parte pratico che permette la concentrazione e la pulizia mentale di quello che è venuto prima, per amplificare l’esperienza corrente. Il designer spiega che si tratta di un esercizio usato di solito dagli scrittori per superare i blocchi. L’Aula Magna della Manifattura Tabacchi, il nuovo campus dell’università, è quasi completamente priva di suoni ma l’esercizio (il primo di due) si porta comunque a termine: i suoni ascoltati sono quelli dell’impazienza degli studenti, il ticchettio delle unghie sugli schermi del telefono, qualcuno che beve dalla borraccia, altri che tossiscono. La morale? La chiave della creatività sta nella curva di apprendimento. Questo primo esercizio è propedeutico al secondo: la scrittura di un saggio collettivo secondo tre maxi temi (lupi, tulipani e lacrime) a cui ogni persona nella stanza contribuisce con una frase spontanea. Il risultato è per il designer geniale e prezioso.
@outpump Francesco Risso, direttore creativo di Marni, torna al Polimoda, dove tutto è iniziato, per ispirare gli studenti: ‘La libertà e la sperimentazione sono il cuore del processo creativo. #fashiontok #designinspiration #marni #polimoda #creatività #moda #fashionstudents #styleinspo #designerlife #outpump #perte
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Francesco Risso, che ha frequentato diverse università tra cui il Polimoda, il Fashion Institute of Technology di New York e la Central Saint Martins di Londra, ama imparare. È lui stesso ad affermarlo e ripeterlo allo sfinimento. La conversazione tenuta insieme al suo braccio destro Ileana Giannakoura sottolinea l’importanza del trovare una quadra tra gli insegnamenti enciclopedici, quelli forniti dagli insegnanti e dalla teoria, e la sperimentazione (come quella appena vissuta con la scrittura dei saggi collettivi). «La creatività è una cosa che deve essere sentita, spiegata e condivisa; è solo a quel punto che si sono visti dei risultati incredibili per Marni», spiega Risso.
La libertà nel processo ha portato Risso a ricoprire stanze intere con dei fogli di carta (come successo per la collezione Autunno Inverno 2024) e a dipingere a mano centinaia di look creati su misura per tutti gli ospiti di una sfilata. Processi creativi che passati direttamente al pubblico, rendendo comprensibile l’ampio schema di pensiero dietro a una collezione. Il designer ci tiene a spiegare che non si tratta di azioni randomiche: le scoperte che si fanno lungo il percorso creativo sono lezioni importanti a cui non si sarebbe mai arrivati seguendo gli step predefiniti. È Giannakoura a spiegare: «C’è della magia in come facciamo le cose da Marni. Un po’ come quando vi abbiamo chiesto di scrivere ognuno le sue frasi per il saggio. C’era caos, entusiasmo ma anche agitazione; ed è così che ci sentiamo quando iniziamo una collezione perché non sappiamo cosa succederà. Ci concentriamo sulla pratica: è questione di interrogare cosa facciamo e come, di mettersi alla prova, portare un nuovo approccio».
Il ruolo stesso di Francesco Risso durante la lezione è stato nuovo: un po’ in cattedra, un po’ tra gli studenti impaziente di leggere i saggi collettivi, un po’ spettatore in prima persona dell’esperienza. È stato lui a fine lezione a dire “siete tutti molto cool” dopo aver osservato ognuno di noi entrare nella stanza fin dall’inizio dell’incontro — complimenti fatti da lui verso di noi, e non il contrario.