La mente dietro 1989 Studio: intervista a Chaz Jordan

Chaz Jordan

Scrollando in basso sul profilo Instagram di 1989 Studio, l’ultimo marchio fondato dal creativo (e molto di più) Chaz Jordan, acquisito recentemente dal gruppo Folli Follie, non possiamo che notare alcuni post che ci permettono in qualche modo di delineare il DNA (o quantomeno la visione) del marchio. Troviamo una vecchia foto di ASAP Rocky, un’immagine del retro di un paio di Evisu: due indizi che fanno presagire come il termine “nostalgia” sia fondamentale per Chaz, e così per la sua creatività e per il brand. Lo abbiamo intervistato e questo è quello che ci ha detto.

«La parola “nostalgia” per me è importantissima. Mi servo di alcune immagini e iconografie appartenenti a qualcosa di passato non solo per dare un assaggio di quello che è il punto di partenza di una mia collezione, ma anche perché alcune di esse sono talmente potenti da poter parlare al mio posto, sono delle reference accessibili a tutti. Però questo ricopre solamente una parte dell’idea del mio brand, c’è molto altro. L’ho creato perché volevo che diventasse rilevante, ma soprattutto accessibile a tutti. E per accessibile non intendo solamente dal punto di vista del prezzo – certo, anche quel lato è importante, 1989 Studio deve essere capito da una grande parte di persone, è questo il discorso».

Chaz ha un occhio attento per la youth culture, che comprende una parte di persone che hanno il bisogno di essere introdotte a qualcosa di nuovo, di fresco. Che siano nuove immagini raffigurate su una maglietta o su una felpa, Jordan con il suo brand vuole imporre un nuovo standard (in termini anche di prezzo) che sia appetibile per le nuove generazioni, vuole creare una realtà “luxury”, ma da un punto di vista ben diverso. Il termine “luxury”, per Chaz, è indossare qualcosa che ti faccia sentire vivo e parte di una community.

«1989 Studio riflette anche quello che è sempre piaciuto a me. C’è sempre un po’ di Chaz nel marchio, ho sempre apprezzato le linee di Celine, Balenciaga e Louis Vuitton. Quello che sto creando – e di conseguenza lanciando sul mercato – riflette il mio stile, quello che ho sempre indossato e ciò che mi contraddistinguerà per sempre, penso».

Da come parla, Chaz ha una convinzione tale che lo inserisce perfettamente a metà tra un creativo e un imprenditore, una posizione che si è guadagnato con il tempo ma specialmente con la condivisione di tempo e spazio con persone che sono state di fondamentale importanza per lui.

«La chiave è stata capire che la moda fosse una cosa interessante (e non stupida) e che si potesse costruire un business attorno ad essa. Se più nello specifico volessimo parlare di step che ho percorso nella mia carriera, tutto è iniziato a Chicago, dove mi sono formato al college e ho lanciato il mio primo brand, Au Courant, per iniziare poi ad affiancare figure del calibro di Virgil Abloh e Don C (RSVP Gallery, ndr). Au Courant è stato un esperimento, più che altro. Un modo per capire cosa potesse funzionare e cosa no all’interno di questo mondo, per scoprire cosa andasse perfezionato per la riuscita di un brand. Poi mi sono trasferito a Parigi e ho iniziato ad osservare il modo con cui Virgil e Kanye collaboravano, iniziando ad assimilare e definire un vero e proprio linguaggio visuale. Ho avuto il privilegio di essere seduto in prima fila e assistere attentamente a quello che alcune delle più grandi menti contemporanee stavano portando avanti, ho scoperto nuovi stimoli, mi sono scrollato di dosso alcune inutili convinzioni che avevo, diventando anche più umile e realista. Ad esempio, all’inizio pensavo di poter lanciare un brand senza dare grande importanza alle grafiche, volevo dimostrare che potevano esistere prodotti ready to wear che puntassero solamente sul fit e sulla qualità del prodotto, ma poi con Ih Nom Uh Nit ho realizzato la mia prima grafica, quella raffigurante Undici di Stranger Things. Sì, è solamente una grafica, ma dimostra, dal punto di vista commerciale, che inserire una stampa su una felpa può renderla estremamente vendibile. Da quel punto di vista fu più una riflessione da imprenditore che da creativo, diciamola tutta».

Agli inizi della sua carriera, Chaz non aveva capito quanto le persone che lo circondassero sarebbero state importanti un giorno per lui: il suo percorso è un mix di imprenditoria, cura dell’estetica dei propri prodotti, e ovviamente una comunicazione di altissimo livello.

«La comunicazione è la chiave di tutto, non può esistere un brand senza di essa. I miei marchi hanno avuto successo specialmente perché sono stati affiancati da una buona comunicazione, e si sono riferiti sempre a un corretto target di persone. Sembra facile comunicare, ma non lo è. Devi saper puntare su persone che siano perfettamente calzanti con la tua idea di brand e con la tua visione, gente che condivida i tuoi stessi interessi, sennò c’è il rischio di sbagliare tutto. Quando iniziamo a ragionare a strategie che possano attecchire sui nostri consumatori, ci facciamo sempre più di una domanda. La prima è “chi è l’artista più in voga di questo periodo?” e la seconda è “è veramente adatta per il nostro pubblico?”, perché bisogna sempre essere attenti al modo in cui si mandano messaggi a un’ampia platea. Per questo motivo uno dei prossimi obiettivi di 1989 Studio sarà quello di essere presente sul territorio, con attivazioni e eventi».

Come accennato all’inizio, 1989 Studio è stato acquisito da Folli Follie, un partner che può rivelarsi fondamentale per il cammino futuro del giovane marchio.

Chaz Jordan, a questo proposito, ha aggiunto: «Abbiamo iniziato a parlare con Folli Follie meno di un anno fa, e prima di diventare partner siamo diventati amici. Tutto questo è accaduto prima di limare i dettagli a novembre 2022, che hanno poi portato all’acquisizione».