Siamo arrivati ad Halloween e, come ogni anno, sappiamo già che troveremo i soliti film mediamente spaventosi in programmazione in seconda serata e una quantità infinita di party a tema con annessi look inimmaginabili. Chi volesse estraniarsi dal clima esultante si troverà comunque vittima di una irrefrenabile comunicazione mediatica dato che questa sembrerebbe essere una delle ricorrenze preferite delle celebrità.
Ma i costumi – che provengano dagli eclatanti festeggiamenti oltreoceano o dal simil Project X organizzato nel garage di casa del nostro amico – sono sempre meno spaventosi. Insomma, vestirsi da suora aggiungendo qualche lacrima di sangue o indossare un cappello a punta e definirsi strega ormai sembra il massimo a cui poter puntare. Pensate invece che nel mondo della moda molto spesso l’ispirazione è nata proprio grazie al genere horror.
Indubbiamente con l’avvento del nuovo secolo questa festività è diventata sempre più popolare – oggi gli americani spendono circa 7 miliardi di dollari l’anno per festeggiare Halloween. Ma la storia affonda le sue radici in un passato lontano custode di superstizioni e credenze popolari: circa 2000 anni fa l’antica festa celtica di Samhain celebrava l’avvento del nuovo anno previsto per il 1° novembre. Questo giorno segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, una transizione spesso associata alla morte umana. I Celti credevano infatti che durante il 31 ottobre il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventasse sempre più sottile – pensiero che, per molti, permane ancora oggi. Durante le celebrazioni la popolazione era solita indossare costumi e questa usanza si è tramandata negli anni passando per gli antichi romani e arrivando alle colonie americane, mentre le convinzioni e le usanze dei diversi gruppi etnici europei si mescolavano, negli Stati Uniti nasceva una versione tipicamente nazionalista di Halloween.
Durante il 19° secolo la ricorrenza ha acquisito sempre più notorietà tra il racconto di storie spaventose e il tradizionale “dolcetto o scherzetto”. Ci troviamo davanti a un vero e proprio successo mondiale che deve una parte della sua fama agli spaventosi – o così dovrebbero essere – film di Halloween che per generazioni hanno accompagnato gli appassionati. Dalle infinite pellicole che vedono protagonista Michael Myers a “Venerdi 13” e “Scream”, perfino cartoni come i Simpsons e i Griffin hanno degli episodi speciali dedicati a questa celebrazione.
La vasta cinematografia dell’orrore non ha fatto altro che aggiungere un’ispirazione al mondo della moda – se molti dei film in considerazione non vengono necessariamente ricordati per la loro qualità, la vena stilistica potrebbe rappresentare un punto a favore. La ricercatezza dello stile è assai ricorrente nelle pellicole di paura: dalle famiglie aristocratiche di vampiri con i loro mantelli e costumi elisabettiani, alla sposa di Frankenstein che sfoggia tutta la sua femminilità in un lungo abito bianco – rielaborato anche da Kylie Jenner.
Per il film “Dracula” di Bram Stoker del 1992, la costumista Eiko Ishioka si è aggiudicata un Oscar per i migliori costumi, mentre Rosann Norton ha scelto l’iconico abito di seta rosa per vestire Carrie sapendo che avrebbe reso la transizione da brava ragazza a spirito soprannaturale ancora più d’effetto. E se Elle Fanning in “The Neon Demon” è l’incarnazione della perversità mentre indossa un abito blu Emporio Armani completamente ricoperta di sangue, Florence Pugh in “Midsommar” unisce trip psichedelici e stile cottagecore all’ambiente bucolico di una comune in Svezia dalle sfumature splatter.
Diversi stilisti hanno basato intere collezioni su questo genere, molto spesso andando oltre la semplice ispirazione. Nessuno, tuttavia, è mai stato in grado di replicare il potere disturbante caratteristico di Alexander Lee McQueen: molte volte i suoi erano spettacoli tetri, macabri, al limite della follia. La collezione primavera/estate del 1996 intitolata “The Hunger”, basata sull’omonimo film di genere vampiresco del 1983, è un tripudio di spiky hair, nudità femminile e rosso sangue, con la presenza di una modella che indossa un corsetto trasparente contenente vermi, mentre “Joan” per l’autunno/inverno 1998 si è conclusa una modella rinchiusa in un cerchio di fuoco.
Nel 2013, THE BLONDS realizza una collezione ispirata ad Hitchcock che si rifà a film come “Psyco” e “Gli uccelli”, mentre secondo la visione di Rick Owens per l’uomo autunno/inverno 2016 l’omaggio va alla famosa maschera appartenente al film horror espressionista del 1960 “Occhi senza volto” – rielaborata e resa poi mainstream nella saga “Halloween”.
Numerose invece le collaborazioni con il padre dell’orrore italiano: Dario Argento. La popolarità di “Suspiria” del 1977 è stata talmente vistosa da dare vita a un remake nel 2018 sotto la regia di Luca Guadagnino che ha poi ispirato la linea autunno/inverno 2019 di UNDERCOVER, presentando proprio immagini serigrafate prese dal film. MSGM, invece, per l’autunno/inverno 2020 ha lavorato a due mani con il regista realizzando abiti che presentavano stampe tratte dai suoi film più famosi tra cui “Phenomena” e “Profondo Rosso”.
Gucci per la pre-fall 2018 ha scelto di pubblicare un libro intitolato “Disturbia”, ispirato alla pellicola “Inferno” del già citato regista, in cui i luoghi del film si sono trasformati in un set per le modelle. Il direttore creativo Alessandro Michele ha poi ambientato la sfilata resort 2019 nella Promenade Des Alyscamps di Arles, famoso cimitero romano situato in un’antica necropoli, tra fiamme e sentieri sterrati.
Ma una delle dimostrazioni più incisive sul rapporto tra il genere horror e la moda è nata grazie a Rei Kawakubo, designer geniale e regina dell’anticonvenzionale. A prima vista, la collezione uomo primavera/estate 2023 di Comme des Garçons potrebbe rappresentare il peggior incubo infantile di ognuno di noi: maschere inquietanti e universo circense ad alimentare il disagio fanciullesco. Con la collezione “A Gathering of Shadows”, autunno/inverno 2019, si è ispirata al mondo delle streghe tra nero angosciante e sporgenze a ricreare una visione distorta del corpo, tutto questo mandando un messaggio criptico al pubblico legato al mondo dell’oscurità e alle forze del bene in lotta con quelle del male.
Tra le ultime uscite vediamo JW Anderson realizzare una capsule collection con la compagnia di cineproduzione MGM in uno dei suoi film horror più famosi: Carrie. Ma le collaborazioni non sono mancate neanche nella sfera dello streetwear: per la primavera/estate 2018 di Supreme vediamo la presenza di Hellraiser, film horror soprannaturale del 1987 con protagonista il mostruoso demone Pinhead.
Impossibile non ammettere il successo che il genere horror abbia raggiunto nel corso degli anni, trasformandosi in un vero e proprio business, aggiungiamo poi un motivo per festeggiare, una buona dosa di fashion e il gioco è fatto. Basti pensare che negli Stati Uniti un quarto di tutte le caramelle vendute ogni anno vengono acquistate ad Halloween e sempre più persone iniziano a mascherare anche i loro animali domestici. Sicuramente anche quest’anno scopriremo quali saranno i look più in voga, magari è la volta buona che facciano anche paura.