La politica all’Eurovision c’è per forza

Dopo le polemiche riguardo alla scelta di far gareggiare Israele e il cambio di testo imposto a Eden Golan per via delle allusioni ad Hamas, era ovvio che l’edizione 2024 dell’Eurovision Song Contest sarebbe potuta essere una delle più politiche e controverse di sempre. E così è stato.

Mentre per le strade di Malmö, la città che quest’anno ospita la competizione, decine di migliaia di persone – compresa Greta Thunberg – si sono riunite per una parata pro-Palestina, anche all’interno dell’arena non sono mancati i dissensi nei confronti della partecipazione dell’artista israeliana.

Di recente Jean Philip De Tender, il vice direttore generale dell’European Broadcasting Union, aveva ribadito l’approccio apolitico dell’organizzazione, e per questo escludere il canale pubblico israeliano dalla competizione non era una decisione possibile. Questo tentativo di mediazione, però, non ha sortito l’effetto sperato, e una grande parte di pubblico si è schierata contro Eden Golan, anche sui social.

Se da un lato c’è chi difende la cantante e scinde l’artista dal suo paese di origine, dall’altro rimane la rappresentante di uno stato in guerra, a cui è stato permesso di partecipare a una trasmissione internazionale nonostante il precedente caso di esclusione della Russia. Ecco alcuni esempi che si sono verificati a riguardo durante queste prime due serate del concorso:

RAI2 SVELA LE PERCENTUALI DEL TELEVOTO

Durante la diretta della seconda semifinale, è stata mandata in onda una grafica con le percentuali del televoto italiano, violando il regolamento che prevede la pubblicazione dei risultati solo dopo la Finale di sabato. Al primo posto si è posizionato Israele con il 39,31%, davanti ai Paesi Bassi con il 7,32%.

LA TV BELGA SI SCHIERA CONTRO ISRAELE

Sempre ieri, questa volta prima dell’inizio della trasmissione, il canale pubblico VRT ha diffuso un messaggio di protesta – firmato dal sindacato ACOD che raccoglie artisti, tecnici e operatori dello spettacolo – per condannare le azioni di Israele e chiedere il cessate il fuoco.

Questa è un’iniziativa sindacale. Condanniamo le violazioni dei diritti umani da parte dello Stato di Israele. Lo Stato di Israele sta distruggendo la libertà di stampa. Ecco perché ora interrompiamo l’immagine per un momento #CessateilfuocoOra #StopGenocidio”.

I FISCHI CONTRO EDEN GOLAN

Come era già accaduto durante le prove, anche in occasione della prima esibizione di “Hurricane”, della cantante Eden Golan che rappresenta Israele, si sono alzati fischi e grida con lo slogan “Free Palestine”. Nonostante le proteste, l’artista si è aggiudicata un posto in finale.

LA REAZIONE DI MARINA SATTI

Lo schieramento contro la partecipazione di Israele non include solo il pubblico, ma anche alcuni artisti in gara. Durante una delle conferenze stampa, la cantante greca Marina Satti si è mostrata visibilmente contrariata durante le dichiarazioni della collega Eden Golan.

LA CENSURA DI BAMBIE THUG

Come dichiarato dalla stessa cantante, l’organizzazione dell’evento avrebbe chiesto alla rappresentante dell’Irlanda di rimuovere dal suo corpo, per l’esibizione in diretta, i segni in antico alfabeto ogamico che riportavano le scritte “Cessate il fuoco” e “Libertà per la Palestina”.