Il “Doll Test” nel video di “N95” di Kendrick Lamar

Il disco di Kendrick Lamar è arrivato venerdì e ha portato con sé un’ondata di benessere a tutta la musica, non solo al rap, ma all’arte stessa e agli ascoltatori, che si sono trovati con un pozzo di nuovi stimoli da scoprire e sviscerare dalla prima nota fino all’ultima.

A rendere le cose ancora più complesse è stato Kendrick stesso, che non si è limitato a pubblicare un doppio disco, ma ha voluto rilasciare a sorpresa anche il video della seconda traccia, “N95“. Un progetto curato interamente da pgLang – come ormai tutto ciò che gli gravita attorno – che nasconde molteplici significati, alcuni criptici altri diretti. L’uomo, l’esistenza, le domande che ognuno dovrebbe porsi e gli interrogativi che per sempre rimarranno sospesi. Kendrick rappa – e ragiona – su una serie di aspetti attuali quanto passati, che vanno dalla pandemia alle scelte politiche, fino alla posizione degli afroamericani nella società.

Nel video di “N95” c’è un momento in particolare che tocca e fa riflettere proprio sulla discriminazione razziale. Mentre Kendrick rappa “All my descendants, they come in my sleep and say I am too real / I’m done with the sensitive, takin’ it personal, done with the black and the white, the wrong and the right”, nel video appare un bambino che sceglie di giocare con una bambola bianca piuttosto che nera, un passaggio non causale e che fa riferimento a un esperimento realmente esistito portato avanti da due psicologi. Furono Kenneth e Mamie Clark a condurre negli anni ’40 quello che è storicamente conosciuto come il “Doll Test“, realizzato con l’obiettivo di capire quelli che erano gli effetti psicologici della segregazione razziale sui bambini.

L’esperimento era piuttosto semplice. I due misero 253 bambini neri tra i 3 e i 7 anni davanti a una scelta: tra due bambole identiche, in cui l’unica differenza si trovava nel colore della pelle, con quale preferivano giocare? La maggior parte scelse la bambola bianca. Lo studio dimostrò così che i bambini all’età di 3 anni avevano già sviluppato un’identità razziale, un pregiudizio verso loro stessi, che li spingeva a scegliere una bambola bianca piuttosto che una identica nera per nessun preciso motivo.

Se ancora non avere ascoltato e sviscerato “Mr. Morale & the Big Steppers“, è il momento di farlo qui.