Tre anni senza i Deux Frères del rap francese, un silenzio troppo assordante.
Nell’aprile del 2016, l’intera Francia viene attraversata da un moto di protesta contro la legge El Khomri, il cui obiettivo era quello di rendere ancora più flessibile il mercato del lavoro, facilitando di fatto i licenziamenti da parte delle imprese. Seguendo i modelli precedenti di Occupy Wall Street e Los Indignados, che ancora ardevano nelle piazze americane e spagnole, anche il movimento francese decide di darsi un nome emblematico: Nuit Debout, ovvero Notti in bianco.
Nelle piazze francesi – che giorno dopo giorno si riempiono di manifestanti – iniziano a comparire sempre più frequenti dei cartelli con lo slogan “Le monde ou rien” (Il mondo o niente), una evidente citazione a un brano uscito pochi mesi prima. A cantare questa ballata speranzosamente nichilista sono due fratelli e lo fanno attraverso un linguaggio già da tempo caro al Paese e alle sue banlieue: il rap.
Mentre negli stessi anni molti artisti hanno affrontato la scena vestendo i panni dei duri, i PNL si sono imposti senza mai trionfare del tutto, aggiungendo un’atipica sfumatura di complessità ed educazione al rap francese. Sono tra i primi in Europa ad utilizzare un linguaggio introspettivo pieno di onomatopee e melodie filtrate da un uso gentile dell’Auto-Tune, che diventa a tutti gli effetti il loro marchio di fabbrica.
Voci robotiche, tempi rallentati, melodie fumose, i PNL hanno preparato il terreno a una scena cloud che ancora oggi ha grande successo in Francia e in tutta Europa. Dietro le loro parole crude, i fratelli di Tarterêts – questo il distretto di Parigi in cui sono cresciuti – raccontano la vita nelle banlieue, tra i sensi di colpa e la voglia di scappare. Nei loro videoclip caliginosi si può ritrovare la periferia che conosce chi effettivamente la abita, non quella coperta da un velo di indulgenza che molti film e serie tv le hanno successivamente applicato.
Avvolti da un alone di mistero, alimentato soprattutto dalla scelta di non rilasciare alcun tipo di intervista, i Deux Frères hanno giocato di una sottrazione mediatica che ha ispirato buona parte della recentissima scena drill anche italiana, come quella della Zona 7, il cui riferimento allo Zoo è anch’esso un rimando esplicito al modo in cui il duo francese ha sempre definito il proprio quartiere. Tra fiumi di verlan, parole gergali, acronimi esoterici e termini arabi, i PNL hanno ridotto e semplificato, carbonizzando gli articoli e distorcendo la sintassi, per dare vita a un universo tutto loro, in cui i riferimenti ai videogiochi degli anni ’90 – che fanno da apertura anche a uno dei loro rarissimi concerti, fruibile oggi su Netflix – si mescolano alle fiabe Disney, creando un parallelismo diretto tra “Il libro della giungla” e la banlieue con i suoi abitanti. Molti degli artisti arrivati successivamente in Francia e in Europa, hanno necessariamente dovuto fare i conti con questa narrazione, a tal punto che alcuni di loro hanno scelto di incentrarvi buona parte del proprio immaginario, uno su tutti Moha La Squale.
Un altro punto di innovazione comunicativa che i PNL hanno apportato alla scena rap europea riguarda la cronaca del narcotraffico, divenuta con il tempo un’arma a doppio taglio. Ademo e NOS utilizzano costantemente la sedia pieghevole da campeggio sotto i portici delle popolari come sineddoche dello spaccio, un topos ripreso successivamente da buona parte della scena francese e non solo. Il loro intento era quello di descrivere con onestà ciò che avveniva – e tuttora avviene – nelle periferie di Parigi, ma con il tempo ha finito per rafforzare lo stereotipo dello spacciatore nordafricano, caro ai partiti estremisti francesi come il Front National di Marine Le Pen. Ascoltare invece le periferie attraverso gli occhi dei due fratelli, significa iniziare un processo di comprensione che non si esaurisce in un singolo racconto, ma si ciba di tutta la complessità necessaria a raccontarle.
I PNL hanno anche contribuito a sdoganare definitivamente sulla scena europea il tema dell’Islam, rimasto centrale in tutta la loro discografia, facendolo diventare un driver di riconoscibilità, nonché un motivo di orgoglio per gli artisti susseguenti. Addirittura uno scrittore pop come Roberto Saviano ha riconosciuto in un suo intervento su YouTube l’importanza culturale dei PNL e il loro ruolo nel racconto della religione islamica, salvo poi creare un gemellaggio diretto con l’italiano Ghali, ignorando forse la totale autarchia discografica e l’indipendenza più estrema che i due fratelli hanno costruito nel corso di tutta la loro carriera. Nell’epoca in cui i discorsi politici islamofobi fungono da benzina per i partiti di estrema destra, omettere la centralità dell’emancipazione artistica, culturale e commerciale dei più importanti artisti rap francesi è un’inesattezza grande come la Torre Eiffel. La stessa su cui i PNL hanno girato il video capolavoro di “Au DD”, unici artisti francesi della storia ad averlo fatto.
Sono ormai tre anni che i PNL risultano assenti dalla scena musicale, un periodo davvero troppo lungo per puntare il dito soltanto sulla pandemia. In questi giorni hanno iniziato a recuperare i live della tournée francese annullata per il Covid, attesissima dai fan di tutto il Paese e osservata con attenzione anche dall’intera scena europea. La speranza è che – durante una di queste date – si apra uno spiraglio di futuro, rappresentato da un brano inedito o da un annuncio a sorpresa. La stessa speranza manifestata proprio pochi giorni fa, quando di colpo la Torre Eiffel si è illuminata di blu e viola, i colori del gruppo. Purtroppo non si trattava di un imminente ritorno dei due fratelli, ma di un evento promozionale per il trentesimo anniversario di Disneyland Paris.
È indubbio che ci sarà un prima e un dopo PNL, un solco invalicabile per tutta la scena europea. Adesso – però – stiamo ancora vivendo il durante. In un contesto discografico dove tutto, dalla produzione alla promozione, è diventato eccessivamente veloce, fulmineo, schizofrenico, Ademo e NOS possono fare la differenza un’altra volta, riportando le tempistiche della musica a una lentezza politica. Nel frattempo, a tre anni di distanza, non rimane che ascoltarci per l’ennesima volta il loro ultimo album, ancora attualissimo: “Deux Frères”. Un capolavoro in cui la tristezza dei testi traspare dall’esperienza, ma anche dal vuoto che si può osservare soltanto quando si raggiunge la cima, la consapevolezza che forse è già troppo tardi. Troppo tardi per il Paese, destinato a una fragorosa caduta verso il baratro, troppo tardi per la società, soffocata da chimere e bisogni illusori. E forse troppo tardi anche per il rap, di cui i PNL ci hanno insegnato la purezza. Ma allo stesso tempo anche la fragilità.