La storia delle sneakers: Air Jordan III

Rispetto agli altri brand, Jordan è un marchio atipico, poichè rappresenta in primo luogo Michael Jordan ed ogni silhouette definisce un momento storico differente e importante per la carriera del più grande giocatore di basket di sempre. Ma tra i vari modelli ce n’è uno che più degli altri ha un significato speciale, ovvero la Air Jordan 3.

È il 1987 e il contratto tra Nike e Michael Jordan deve essere rinegoziato, ma l’uomo che aveva convinto MJ a firmare con il brand, Rob Strasser, il vicepresidente di Nike, aveva appena dato a sorpresa le sue dimissioni e con lui poco dopo se n’era andato anche Moore, capo designer del brand e mente delle prime due Air Jordan. Così, il peso del design delle nuove Air Jordan 3 ricadde sul giovane Tinker Hatfield, un 35enne ex atleta reclutato da Moore che aveva alle spalle la realizzazione di due soli modelli.

Per prima cosa Hatfield prese un volo per Chicago e andò a conoscere Jordan per capire cosa desiderasse per la sua prossima scarpa, credendo nel principio base dell’architettura che afferma che non è possibile progettare una casa perfetta senza conoscere le persone che ci vivranno. I due parlarono a lungo, il designer si segnò ogni parola detta dal cestista, tutti i suoi desideri e le sue richieste. Così nacque l’idea di una silhouette mid-top, che al tempo non era popolare tra le scarpe da basket, poiché non garantiva supporto alle caviglie, ma MJ voleva a tutti i costi una scarpa più leggera. Non solo, notando come il cestista si fosse appassionato alle scarpe eleganti in cuoio, Hatfield decise di utilizzare una particolare tipologia di pelle ruvida, denominata Floater, mai utilizzata prima per una scarpa sportiva per la sua eccessiva morbidezza e tendenza a sformarsi. Ma il designer fece leva sul fatto che Jordan volesse un nuovo paio ad ogni partita. Decise poi di inserire su punta e tallone il pattern “elephant skin” che aveva scoperto durante la ricerca materiali e che era sicuro che Jordan avrebbe apprezzato, poiché dava un tocco unico alle scarpe. Infine, studiando gli schizzi di Moore delle prime due Air Jordan si accorse di un disegno mai visto prima e che voleva utilizzare come logo: la silhouette stilizzata di Jordan che schiaccia a gambe divaricate.

Il campione venne realizzato in tempi record, nessuno del team dormì per giorni per completarlo in tempo.

Arrivò finalmente il giorno della verità, la presentazione del nuovo modello a Michael Jordan, che era reduce da una partita di golf con Strasser e Moore, durante la quale il duo ex-Nike gli aveva prospettato l’idea di un nuovo brand in fase di lancio e che avrebbe avuto lui come uomo immagine per abbigliamento e calzature. Jordan si presentò dunque all’incontro con Hatfield e Phil Knight con poco interesse e l’idea certa di mollare Nike, ma Hatfield lo prese in contropiede e dopo avergli ricordato tutte le cose che si erano detti nell’incontro a Chicago gli presentò la scarpa. Jordan rimase senza parole, per la prima volta un designer aveva ascoltato le sue richieste e il nuovo modello aveva esattamente tutto ciò che lui voleva: la silhouette mid-top, la pelle morbida, l’estetica unica nel suo genere, l’Air Unit visibile, il pattern elephant-cement e, soprattutto, un nuovo logo che lo esaltava, il Jumpman.

Jordan rimase dunque con Nike e le Air Jordan 3 uscirono ufficialmente nel Febbraio del 1988 al prezzo di $ 100. Ovviamente ebbero un successo straordinario, utilizzate da MJ durante l’NBA Slam Dunk Contest vinto con la schiacciata dalla linea del tiro libero e nell’anno in cui venne premiato come MVP della Lega.

Tutte le Air Jordan hanno una storia importante alle loro spalle, un design unico e riconoscibile ma le 3 sono le più speciali, perché senza queste probabilmente non sarebbe mai nato nemmeno il brand Jordan o l’iconico Jumpman. Lo stesso Tinker Hatfield raccontò in un’intervista che Phil Knight un giorno lo ringraziò dicendogli di aver salvato Nike.