La varsity jacket è il capo outerwear da avere nel 2021

Sarà per il ritorno in auge della figura di Lady Diana sull’onda del successo di “The Crown“, che per le sue frequenti uscite off duty – espressioni plastiche di uno stile che oggi verrebbe definito athleisure – non disdegnava di indossare un esemplare dei Philadelphia Eagles; o forse per il reboot pronto ad arrivare della serie “Gossip Girl“, con l’ovvio corredo di tenute scolastiche da rampolli dell’alta società americana; sta di fatto che quest’anno la varsity jacket sembra (nuovamente) pronta a dettare legge in materia di outerwear, maschile o femminile che sia.
La descrizione dell’indumento si riduce a pochi, imprescindibili tratti: maniche di pelle o in un altro tessuto a contrasto con il busto; collo e polsini elasticizzati; bottoni a pressione; almeno uno stemma ricamato sulla parte frontale, costituito generalmente da iniziali (da cui l’altro nome, letterman jacket); lunghezza alla vita e vestibilità sono invece analoghe a quelle del bomber.

Le origini risalgono addirittura al 1865, quando tra le uniformi del team di baseball dell’università di Harvard comparve un antesignano del capo.
Forme e peculiarità vennero codificate, però, negli anni ‘30 del Novecento, e a partire dal decennio successivo la giacca varsity divenne una presenza fissa nell’armadio delle comunità studentesche di high school e college americani, personalizzata ricorrendo a blasoni e sigle dell’ateneo di appartenenza.
Quest’aura collegiale e sostanzialmente borghese iniziò ad incrinarsi quando il giubbetto, più di quarant’anni dopo, venne adottato anche da gruppi hip hop come Run-DMC e N.W.A (acronimo di Niggaz With Attitude), fautori di un look dalle vibe metropolitane e sportive, oltreché dai giocatori di squadre quali New York Knicks e Oakland Raiders, sperimentando inoltre materiali inediti, dal raso al nylon, alternativi ai tradizionali panno e nappa.

A coronare la nuova connotazione urban della giacca arrivò presto la Homeboy Jacket di Stüssy, lanciata nel 1987, che si trasformò in men che non si dica in un feticcio del brand.

Da allora le varsity hanno puntellato i cataloghi di colossi dello sport (da Nike e adidas in giù), marchi streetwear e altri dall’animo preppy, ad esempio Polo Ralph Lauren, Gant o Tommy Jeans, insinuandosi infine nelle passerelle di big della moda quali Givenchy by Riccardo Tisci, Junya Watanabe, Saint Laurent e Valentino.

Un certo peso lo hanno poi avuto, negli ultimi tempi, le celebrity fotografate con pezzi griffatissimi, da Travis Scott in bomber d’annata di Raf Simons a Tyler, the Creator, passando per Future, G-Eazy, Lil Uzi Vert, Bella Hadid, Kaia Gerber ecc.

Ugualmente nutrito l’elenco delle proposte in tema apparse nelle collezioni Pre e Fall/Winter 2021 uomo e donna delle varie griffe: da Dior, la direttrice creativa Maria Grazia Chiuri appone, sul retro della giacca avvitata, una dichiarazione d’amore per Parigi, mentre in casa Vuitton il suo omologo Virgil Abloh sparge sulla varsity bicolor bianca e verde patch in feltro, aforismi e arzigogoli disparati.
Gli stemmi decorano anche il modello scuro di Vetements e quello color crema di Isabel Marant, che alterna suède e shearling; più elaborate le versioni firmate Y/Project (caratterizzata dagli orli e tagli irregolari tipici della label), Reese Cooper (costellata di ricami e attraversata da cinghie d’ispirazione workwear) e Paul Smith (fornita di zip aggiuntiva e ricoperta da una fitta trama di motivi paisley e orientaleggianti). Matthew M. Williams, da parte sua, sceglie una nuance rosso fiammante per la varsity jacket Givenchy, cropped e dalle linee bombate.

Non va inoltre tralasciata l’offerta di stampo street di marchi quali BAPE, Billionaire Boys Club, Daily Paper, Neighborhood e molti altri.

In fondo, considerando come la personalizzazione rappresenti da sempre, per il capo in sé, un plus non indifferente, non sorprende affatto che brand e designer lo utilizzino tuttora come una tela su cui trasferire loghi e ossessioni stilistiche.