L’anno in cui tutti hanno scoperto i mercati

Per alcuni è un rito personale, una tradizione di famiglia o un appuntamento fisso con le amiche, ma per molti è l’ultima delle novità: andare al mercato è entrato nel mainstream. Dopo anni in cui i mercati di quartiere – quelli settimanali con i banchi che montano all’alba e smontano a pranzo – sono rimasti in un limbo di crisi identitaria ed economica, forse oggi hanno ritrovato il loro pubblico fedele. Un pubblico che non è più fatto di casalinghe di zona, ma di ragazzi con una missione ben precisa: scovare piccoli tesori di moda.

È come se quest’anno, per estensione naturale della cultura second-hand, avessero tutti iniziato ad andare al mercato in cerca di pezzi unici o semplicemente nella speranza di creare un look con pochi euro. E quindi ci si sveglia presto, si va al mercato, si fruga tra le pile di vestiti – bonus se il banco vende tutto a 1€ o meno -, si compra, si va a casa a fare un haul e a volte si rivendono le chicche trovate.

Ovviamente dietro a tutto questo c’è TikTok e tutta la serie infinita di video che iniziano con “Ti porto con me al mercato di”. Un format che chi è da sempre appassionato di mercati non apprezza, vista l’esposizione che offrono rispetto ai mercati migliori, i banchi migliori, piccoli trucchi e tutte quelle informazioni preziose che prima non erano facilmente accessibili e che si custodivano con estrema gelosia. Un atteggiamento, questo del regolare e non garantire facilmente l’accesso a determinate informazioni, che si chiama “gatekeeping” e che sta da sempre dietro alle nicchie di conoscenza e passioni più disparate – abbigliamento compreso.

TikTok ha sfondato i cancelli del gatekeeping su tantissimi fronti e la ricerca di capi di seconda mano, jeans, giacche e borse migliori tra i banchi dei mercati di quartiere è uno di questi. Mercato di Porta Portese a Roma? Papiniano a Milano? Montagnola a Bologna? A questo punto è quasi impossibile non averli sentiti nominare o averci fatto un giro neanche una volta. Ma è sufficiente presentarsi al proprio mercato di zona e guardarsi bene intorno per capire che la clientela è cambiata ed è ormai disseminata di ragazzi con gli Ugg Mini ai piedi, pantaloni Carhartt, giacche in pelle Schott e sacchetti in plastica straripanti di abiti di seconda mano. Gli haul che seguono sono un susseguirsi di top Y2K, borsette, blazer da nonno, giacche di camoscio, felpe adidas, jeans e ancora jeans. Tutti capi che in moltissimi comprano sui mercati per rivendere su Vinted a 30 volte il prezzo di acquisto.

Quando il Resale Report annuale di Thredup sullo stato del mercato second-hand riportava che il suo valore avrebbe raggiunto i 350 miliardi di dollari entro il 2027, ovviamente non aveva in mente la crescita di interesse per questo tipo di mercati – il cui successo è per ora abbastanza circoscritto all’Europa e non pesa in nessun modo su questi dati. Quello che ci insegna il report riguarda però cosa attrae la nuova clientela verso i mercati: il 56% dei Gen Z e Millennials preferisce un look unico rispetto a uno che segue i trend. Un’informazione non scontata nell’anno che ha prodotto decine di trend e core a cadenza settimanale.

La documentazione dell’esperienza di shopping al mercato ha sì permesso di abbattere un muro di segretezza un po’ snob che circonda spesso gli appassionati di moda second-hand, ma ha anche portato un fenomeno simile a quello che Vox nel 2019 aveva definito la gentrificazione dei thrift shop. Un fenomeno che porta all’aumento dei prezzi originali, alla perdita di autenticità dell’esperienza e alla scarsità di materiale di valore. Un po’ come quando nel tuo quartiere iniziano ad aprire bar un po’ troppo carini o negozi di piante e sai già che da lì a breve aumenterà anche l’affitto del tuo appartamento.