Denis Villeuneuve fa il suo ritorno nelle sale cinematografiche con il sequel di Dune e con sé riporta sul grande schermo l’universo fantascientifico della saga. Tra le ambientazioni, però, questa volta c’è anche un capolavoro dell’architettura italiana. Per la nuova pellicola, infatti, lo scenografo Patrice Vermette decide di affiancare alla figura della principessa Irulan gli spazi di Tomba Brion, l’ultima opera architettonica di Carlo Scarpa, da molti considerata come il lascito testamentale del maestro veneziano.
Situata nella campagna di San Vito d’Altivole, un paese del Trevigiano, Tomba Brion venne commissionata a Scarpa nel 1969 da Onorina Brion, a seguito della prematura scomparsa del marito Giuseppe Brion, il fondatore della celebre Brionvega. Tuttavia, da piccolo intervento nel cimitero di paese, il progetto si trasformò presto in un complesso funebre monumentale di portata eccezionale, dove diverse strutture architettoniche, disposte su 2200 mq, definiscono ancora oggi un percorso popolato da simboli e spiritualità.
Il virtuosismo che Scarpa riserva a Tomba Brion si incontra già attraversando i propilei, l’edificio che segna l’ingresso all’area. Qui dominano i dettagli conferiti al calcestruzzo e si trovano gli iconici cerchi intersecati, rappresentazione dell’amore tra i due coniugi.
Imboccando il corridoio di destra si giunge a una piattaforma circondata da uno specchio d’acqua colmo di ninfee. Si tratta del padiglione dedicato alla meditazione, un punto di osservazione isolato e di chiara ispirazione nipponica.
Prati, canali e passerelle collegano il resto delle strutture, a partire dall’arcosolio che, con il suo arco ribassato e internamente rivestito da un mosaico di tessere in vetro di Murano, protegge i sepolcri dei coniugi, anch’essi progettati nei più minimi dettagli.
Completano il progetto l’edicola, ovvero il contenitore architettonico predisposto per ospitare le tombe dei parenti, e una cappella dedicata alle cerimonie funebri, caratterizzata da un’illuminazione naturale magistralmente progettata.
Dal 1978, anno in cui furono ultimati i lavori, Tomba Brion si attestò come un progetto unico nel suo genere, capace non solo di incarnare la massima espressione della cifra stilistica di Carlo Scarpa, ma anche di custodire una dimensione unica di sacralità e contemplazione.