Le Final Four 2022 sono imperdibili

Alcuni eventi sono più difficile da “vendere” rispetto ad altri, è il normale processo dello sports marketing, anche se si cerca di rendere tutto appetibile al pubblico. Nessuno è in grado di trasformare lo sport in entertainment come gli Stati Uniti, e pochi eventi hanno riscontro sul pubblico come quelli legati ai college universitari (per motivi che analizzeremo a breve). Per questo e tanti altri, le nuove Final Four di college basket 2022 a New Orleans sono un sogno per tutti gli addetti ai lavori, oltre che per i fan.

LE FAN BASE

Lo sport americano professionistico è fatto di franchigie ed è relativamente giovane, motivo per cui il radicamento territoriale non è così forte come è in Europa o in Sud America. Non è facile tifare per gli Oklahoma City Thunder, indossando blu e bianco, quando fino a poco tempo prima si chiamavano SuperSonics, giocavano a Seattle e vestivano giallo e verde. Le università invece non si spostano, hanno radici stabili nella società locale, i colori delle squadre non cambiano e spesso nascono legami in base alla frequentazione di un determinato ateneo che si prolungano da una generazione all’altra. Insomma, chi è della parte centrale dell’Ohio volendo può tifare Lakers in quanto fan di LeBron James, ma di certo non può non essere tifoso degli Ohio State Buckeyes.

Il parquet delle Final Four 2022.

Queste specifiche Final Four non sono le più facili da raggiungere, essendo a New Orleans: a parte Kansas, tutti gli altri atenei sono a est, e la sede di squadra più vicina dista comunque più di 1.400 km. Il vantaggio sta nel fatto che parliamo di alcune delle fan base più calde d’America. Villanova infatti ha un trascorso recente vincente, quindi i suoi tifosi sono abituati a viaggiare e a seguire la squadra, elementi che accomunano anche Kansas, un college che storicamente ha sempre avuto successo nel college basket.

Su Duke e North Carolina si potrebbero scrivere dei libri. Anzi, ce ne sono già diversi. Il derby collegiale per antonomasia, la rivalità più intensa, storica e riconoscibile del mondo universitario americano, la sfida che racconta la storia della Tobacco Road a soli 16 km di distanza. Praticamente l’equivalente cestistico di Real Madrid – Barcellona, ma con un legame territoriale molto più forte e radicato. Le principali rivalità sportive americane del mondo universitario si sviluppano solitamente nel football, ma Duke e North Carolina sono riuscite a costruire una storia che dura ormai da 256 partite, nessuna di queste alle Final Four. Dopo gli anni di Jordan, quelli di Christian Laettner, quelli di Tyler Hansbrough e quelli di J.J. Redick, la rivalità più calda d’America si arricchisce di un nuovo capitolo, forse il più iconico di tutti.

LA CITTÀ

Un plus notevole dal punto di vista della fan base lo offre la città. New Orleans è grande ma raggiungibile, un mix di culture, inclusività e soprattutto feste. Le partite si giocheranno al Superdome, mastodontico stadio il cui viale di accesso diventerà casa di merchandising, cibi e feste di vario genere. Il parquet in cui si giocheranno le Final Four tra l’altro dista solo 10 minuti in macchina dal French Quarter, il logo più simbolico della scena party locale.

Il Superdome, casa delle Final Four 2022.

Un enorme plus viene fornito dalla scena locale: se andiamo a controllare tutte le classifiche delle migliori party school d’America, quasi tutte mettono al primo posto Tulane. L’ateneo privato della città è diventato negli ultimi anni un punto di riferimento in America per le feste, un elemento che sicuramente va considerato quando la tua città diventa per un intero weekend il punto nevralgico degli States.

L’APPEAL INTERNAZIONALE

Le Final Four hanno sempre una certa rilevanza internazionale, non solo perché il mondo del basket universitario è indubbiamente affascinante, ma anche perché è il palcoscenico più grande in cui vedere i prospetti in vista del prossimo Draft NBA. Questa edizione, non fa eccezione.

Ochai Agbaji di Kansas si presume vada scelto nelle prime venti chiamate del prossimo Draft, mentre Villanova e North Carolina sono le tipiche squadre con una tipica struttura NCAA: tanti giocatori esperti con un futuro più adatto al basket europeo che a quello NBA, soprattutto Villanova che può vantare una quasi totalità di senior in rotazione.

Paolo Banchero: la prima arma offensiva di Duke.

Il gruppo più interessante in quanto a futuribilità è sicuramente quello dei Blue Devils: Wendell Moore Jr. e Mark Williams sono giocatori da primo giro al Draft, mentre A.J. Griffin è addirittura da Top Ten. Il nome più caldo rimane quello di Paolo Banchero. La stella di Duke è destinata alle prime tre chiamate al prossimo Draft, quindi avrà l’attenzione di molti scout addosso, ma ciò che fa aumentare ulteriormente l’appeal del pubblico internazionale è sicuramente il fatto che sia italiano. Teoricamente il prospetto più forte (in potenza) ad aver mai indossato la maglia azzurra, Banchero avrà sicuramente l’attenzione dei media italiani, così come di quelli americani, per diversi motivi. Non dimentichiamo anche come l’ambito mediatico europeo sia felice di vedere conterranei dominare a livello americano, motivo per cui Paolo sarà sotto gli occhi del mondo della comunicazione, nonostante cestisticamente sia cresciuto oltreoceano.

L’ULTIMO BALLO DI COACH K

Inutile dire che l’appeal più grande sarà la presenza di Coach K, Mike Krzyzewski, giunto ormai alla porta delle ultime due partite in carriera. L’allenatore di Duke è l’unico ad aver raggiunto una Final Four in ogni decennio dal 1980 al 2020, oltre ad aver guidato Team USA a tre ori olimpici e due mondiali.

Coach K è forse uno dei nomi più noti dello sport americano, inclusi quelli degli atleti ancora in attività. L’allenatore di Duke è sinonimo di dinastia, di vittoria, di eccellenza, di un basket che non esiste più ma che ha saputo evolvere nel tempo, forse non moltissimo nelle idee ma certamente nel modo di gestire la squadra e il recruiting.

Coach K con le Nike Air Force 1 in collaborazione con Off-White™

Nell’ultimo incontro contro i Tar Heels, North Carolina ha vinto quello che teoricamente era l’ultimo ballo di Coach K contro gli storici rivali, ma la storia ha voluto cambiare le carte in tavola e dare una nuova chance a Krzyzewski che ha la possibilità di battere UNC e qualificarsi anche alla finale NCAA. Una prospettiva cinematografica. E in finale? Potrebbe incontrare Bills Self o Jay Wright, altre incontrastate leggende del coaching collegiale che da ormai 20 anni cercano di levare a Coach K la corona di principale allenatore in NCAA.

I BRAND

Sarà un grande weekend per Nike. Kansas infatti è sponsorizzata da adidas ormai da moltissimi anni, ma Villanova e Duke vestono fieramente lo Swoosh, mentre North Carolina è logata ovviamente con il Jumpman del suo alunno più famoso: Michael Jordan. Negli ultimi anni infatti Nike ha individuato (giustamente) il derby della Tobacco Road come la più importante partita dell’anno, motivo per cui è solita realizzare maglie in edizione speciale o scarpe in esclusiva. Villanova non riceve ovviamente lo stesso trattamento dallo Swoosh ma, considerando il posizionamento strategico nell’area di Philadelphia, i Wildcats hanno ricevuto un ottimo mix di divise retro, vintage e novità negli ultimi anni. Nulla di paragonabili ai due colossi della Carolina del Nord, ma comunque notevole. Kansas è chiaramente la punta di diamante di adidas, soprattutto ora che Michigan è parte di Jordan Brand.

Proprio negli ultimi anni adidas ha particolarmente arricchito il guardaroba dei Jayhawks con maglie vintage, look dedicati al Black History Month, alla comunità locale e una miriade di alternate uniforms. Duke e Villanova hanno seguito percorsi simili rispetto alle divise: molto materiale con ispirazione retro e molte versioni speciali per match speciali. La stessa cosa si può dire solo parzialmente di North Carolina: le edizioni speciali sono tantissime e il design è immortale, ma ultimamente la riduzione della dimensione di font della scritta sul petto ha fatto storcere il naso a molte persone.

Da quando Nike ha puntato sulle sneakers, gli allenatori sono diventati un punto focale, uno su tutti Roy Williams, ex coach di North Carolina. Da questo punto di vista, l’attenzione ricaduta su Williams e le sue sneakers si è rilevata altissima, motivo che ha spinto Nike ha mettere un paio di Air Force 1 in collaborazione con Off-White™ anche su Coach K. Non è noto sapere se forzatamente o meno.

Fatto sta che questa combinazione di elementi è pressoché mai vista, un grande insieme che rende queste Final Four un evento imperdibile.